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[L’intervista] “La crisi dei moderati e della sinistra: tutte le colpe di Renzi. Ma adesso si torni ad ascoltare il popolo”

Dialogo con lo storico Angelo D’Orsi: “la sinistra italiana deve riscoprire il popolo, deve smettere di lottare contro il “populismo” genericamente inteso e deve incarnare un nuovo populismo di sinistra, ossia dare voce al popolo . Da Babeuf a Gramsci c’è tutta una tradizione a sinistra in questo senso. Ascoltare il popolo, accompagnarlo nel processo di trasformazione da folla indistinta di individui a massa compatta che si fa “classe per se”: non soltanto operai e contadini, ma tutto il vasto mondo subalterno e senza diritti che va dai precari dell’università a quelli dei call center, o le centinaia di migliaia di giovani che sono costretti a lasciare ogni anno il paese in cerca di opportunità lavorative sensate”

Paola Pintusdi Paola Pintus   
Matteo Renzi
Matteo Renzi

La crisi della sinistra in Italia e in Europa fa da contraltare a quella dei moderati: ultimo esempio è la recente dèbacle della Csu in Baviera, due settimane fa. Ma proprio dalla Baviera arriva l’ exploit dei Verdi, che argina l’ascesa dell’estrema destra. E’ un segnale da tenere in considerazione anche per la sinistra italiana che fatica a declinare un’agenda di temi che attirino l’attenzione del suo elettorato? Ne abbiamo parlato con lo storico Angelo d'Orsi, gia' professore ordinario di Storia delle dottrine politiche presso il Dipartimento di Studi Storici all'Università di Torino. Nel corso della sua attività accademica ed intellettuale D'Orsi si è occupato di militarismo e pacifismo, di nazionalismo e fascismo, della storia della sinistra italiana.

È fra i  maggiori studiosi contemporanei di  Antonio Gramsci, su cui ha scritto diversi libri e scritto nell'omonima rivista diversi studi da lui fondata. Collabora con la rivista MicroMega e con numerose testate giornalistiche italiane e straniere. “Quello che è accaduto in Baviera da una parte conferma il venir meno dei partiti tradizionali. Più in generale conferma quella che possiamo definire una crisi della rappresentanza e quindi delle forme istituzionali canoniche della rappresentanza politica nello stato liberale. E’ un processo molto vasto di superamento della democrazia che viene da lontano, fra gli anni 70 e la fine degli anni 80. Era stata poi coniata la formula di “post-democrazia” che non è una teorizzazione dell’anti-democrazia, ma indicava un processo di modificazione delle forme della democrazia. Oggi mi pare che si stia andando oltre, verso un evidente superamento dello stesso contenuto della democrazia. Sta nascendo un’altra cosa, in cui giocano un ruolo importante i fenomeni di massa. Non è però la massa consapevole, che ha un obiettivo politico comune. Qui manca un idem sentitre positivo, manca un collante forte e c’è invece un  ritorno quasi alla folla anonima, al “gentismo”. In Germania è interessante il ritorno del tema ambientale attraverso una forza, i Verdi , che certamente non è di sinistra ma non è nemmeno di destra. Oggi c’è una spaventosa assenza del tema ambientale dall’agenda politica di tutte le forze politiche. L’ultimo straordinario libro di Amitav Gosh La grande cecità, spiega bene la cecità complessiva da cui siamo affetti tutti. Stiamo sulla tolda del Titanic a guardarci l’ombelico, magari pensando alle date del congresso Pd, mentre non ci rendiamo conto che la questione ambientale è una questione dirimente. C’è un’isola di plastica grande quasi quanto gli Stati Uniti al centro del Pacifico , i ghiacciai stanno scomparendo. Ecco, dalla Germania arriva un segnale di sensibilità positivo in questa direzione. 

Il tema ambientale porta con se declinazioni molto concrete anche nelle scelte economiche, negli investimenti per l’innovazione, nelle politiche per la crescita, che in passato hanno fatto parte della proposta della sinistra italiana. Lo ha sottolineato Gentiloni commentando il risultato del voto in Baviera. Invece quello che noi vediamo ora è il dibattito sui nomi di alcuni leader rappresentativi di alcune correnti oppure la proposta di un “fronte repubblicano” versus populismo: quale appeal possono avere queste cose presso l’elettorato italiano?
“Io direi zero. Fa abbastanza ridere il fatto che il Pd che è stato al governo a lungo adesso abbia le risposte a ogni problema, peccato sia all’opposizione. E mi pare che le parole d’ordine che stanno riproponendo - Più Europa, la lotta ai populismi e ai sovranismi- messe così siano parole d’ordine generiche e prive di significato. Anche sull’uso di questi “ismi” bisognerebbe stare attenti: cosa vuol dire sovranismo? In realtà tutti i partiti politici italiani fanno riferimento anche  agli interessi nazionali, all’interno di quadri politici più ampi che possono essere politico-diplomatici come alleanze o come confederazione (l’Unione Europea). Ma certamente quella di fare un fronte repubblicano contro il populismo mi sembra una scemenza. Anche perché Renzi è stato un leader assolutamente populista, che arrivato al potere senza nemmeno essere stato eletto, ha sempre rivendicato di essere l’espressione di un vasto consenso popolare. Non vi è nessuna differenza sostanziale in questo senso tra i due Matteo, Salvini e Renzi. Così come non ci sono grandi differenze sulla questione dei migranti tra Minniti e la Lega: l’uno ha preparato il terreno agli altri. Bisogna intendersi bene su cosa fare fronte comune: in nome della della difesa in astratto dell’UE ? Del fatto che dobbiamo tenere il pareggio di bilancio in Costituzione? Questi non solo sono argomenti der la sinistra, che deve rivendicare il diritto e il dovere di criticare l’Unione Europea per una seboli, sono argomenti sbagliati perie di scelte sbagliate. Invece ha lasciato questa critica fondamentale in mano alla destra, regalandogliela. Fronte Repubblicano significa difendere innanzitutto la Costituzione. Ma chi è che ha attentato alla Costituzione col Referendum del dicembre 2016? Non sono stati forse Renzi, la Boschi e la dirigenza del Pd? Era allora che bisognava costruire un fronte, a partire da quella battaglia referendaria. Oggi in Europa ci sono vari esempi esempi interessanti, a partire dal Portogallo dove c’è una sinistra al governo che si sta comportando benissimo senza fare rivoluzioni. Con un esecutivo che è certamente liberale in economia ma con una chiara politica sociale. Questo significa che si può trovare un compromesso dentro i confini stabiliti dalle alleanze internazionali e dall’appartenenza all’Ue, per fare cose importanti, che vanno incontro alle esigenze primarie della gente.  Ecco: la sinistra italiana deve riscoprire il popolo, deve smettere di lottare contro il “populismo” genericamente inteso e deve incarnare un nuovo populismo di sinistra, ossia dare voce al popolo . Da Babeuf a Gramsci c’è tutta una tradizione a sinistra in questo senso. Ascoltare il popolo, accompagnarlo nel processo di trasformazione da folla indistinta di individui a massa compatta che si fa “classe per se”: non soltanto operai e contadini, ma tutto il vasto mondo subalterno e senza diritti che va dai precari dell’università a quelli dei call center, o le centinaia di migliaia di giovani che sono costretti a lasciare ogni anno il paese in cerca di opportunità lavorative sensate".

Tutte queste istanze del mondo reale non sono state comprese forse a sufficienza dai progressisti in questi anni e sono state intercettate a un certo punto dal M5S . Possono essere loro gli eredi della sinistra 2.0 o comunque è possibile un dialogo fra quel che rimane della sinistra italiana e gli esponenti del Movimento, come sembrano considerare alcuni candidati alla successione nel Pd e contrariamente a quanto vorrebbe Renzi? 
“Oggi certamente è diventato complicato. I Cinquestelle  hanno perso un’occasione e la responsabilità di Renzi è evidente. Però i Cinquestelle sono un coacervo, in cui c’è una parte consistente di profughi della sinistra , una parte di scontenti generici che occhieggiano al qualunquismo, e c’è una parte genuinamente di destra. Tutti sono  tenuti insieme dal collante della ditta Casaleggio. Oggi il Movimento rappresenta a mio avviso un interlocutore privo di affidabilità, dove la parte di sinistra appare sempre più marginale, sempre più avvitata nell’abbraccio mortale con la Lega . Credo siano ostaggio del loro partner di governo e che siano costretti a subire –se subiscono- tutta una serie di cose che sono il contrario di quello che sostenevano perché se oggi si andasse ad elezioni perderebbero almeno 10 punti e  Salvini ne prenderebbe altrettanti. Senza contare che dietro la falsa democrazia della Rete c’è un totale assenza di democrazia. Chi ha deciso che Luigi di Maio dovesse essere il leader del Movimento? La  Post- democrazia è andata molto avanti, in questo senso".

Quindi ha ragione Renzi  che chiude ogni possibilità di dialogo futuro ad altre forze che non siano quelle dell’angusto recinto del centro-sinistra.  La prospettiva di un campo ampio allargato ai Cinquestelle come vorrebbe Zingaretti non è una prospettiva praticabile?
“Matteo Renzi è il politico che ha maggiori responsabilità negative nella storia politica d’Italia degli ultimi 5 anni. Se Zingaretti o chiunque altro riesce a recuperare una parte dei Cinquestelle e provare a fare quel che si poteva fare all’indomani delle elezioni se Renzi non  si fosse opposto con tutte le sue forze, ben venga. In ogni caso si deve provare a costruire dalle fondamenta una sinistra nuova, che sia in grado di parlare un linguaggio diverso, di interpretare la complessità delle sfide attuali, costruire delle leadership credibili in grado di ricominciare, finalmente, a parlare con  gli ultimi".

Paola Pintusdi Paola Pintus   
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