[L'intervista] "La morte di Rossi, lo scandalo Montepaschi, i festini a base di sesso: io perquisito perché svelo tutto questo"
Il giornalista inviato de Le Iene ha visto l'arrivo a casa degli agenti, la copia del contenuto del suo computer di lavoro. Ma non si ferma, e annuncia altre novità
"Se ne venisse confermata l'esistenza ci troveremmo di fronte a un sottobosco di poteri per cui, se in una città tutti sono ricattabili, allora può succedere di tutto". Così ci aveva risposto Carolina Orlandi, figlia del manager di Montepaschi, David Rossi, piombato giù dalla finestra del suo ufficio nel marzo di cinque anni fa. L'oggetto di quella parte di intervista erano i festini a base di sesso che avrebbero coinvolto magistrati, imprenditori, giornalisti, politici, legandoli insieme in un patto di reciproca copertura, e impedendo il corretto svolgimento delle indagini sulla morte di Rossi. TiscaliNews aveva intervistato la Orlandi in merito ai recenti aggiornamenti del caso, dovuti soprattutto all'inchiesta di Antonino Monteleone, andata in onda a puntate su Le Iene. Monteleone è stato perquisito a casa sua dalla polizia postale, che sta cercando di individuare l'identità dell'escort che raccontò al giornalista di Mediaset dei festini nel Senese. Un fatto che ha scosso e preoccupato l'inviato delle Iene, che abbiamo raggiunto.
La Polizia postale è arrivata a casa sua chiedendo di avere a disposizione il pc che lei usa per lavoro e copiandone una parte del contenuto. Dicono che vogliono risalire alla vera identità di "Stefano", l'escort intervistato che ha svelato lo scenario di orge e ricatti sessuali tra alte personalità, che potrebbero essere coinvolte nel clima di omertà creatosi attorno alla morte di David Rossi di Mps. Perché la preoccupa che identifichino "Stefano"?
"Mi preoccupa che venga violato un patto di riservatezza che la fonte ha stretto con noi. In generale non è la prima volta che mi confronto con tentativi, diversi per modalità, di aggiramento del segreto professionale. Bisogna che tutti noi giornalisti guardiamo in faccia la realtà e iniziamo a porre nel dibattito pubblico la necessità che vengano rinforzate, per via legislativa, le garanzie a tutela dell'anonimato delle fonti dei giornalisti".
Quanto è stata dura riaprire il coperchio di un caso controverso come quello di Rossi, al culmine dello scandalo Mps? Sappiamo che si sono risentiti non solo i magistrati chiamati in causa, ma anche l'ex sindaco di Siena, Piccini. Oltre alle querele, hai subito intimidazioni?
"Qualcuno si è sentito diffamato dal nostro lavoro e, in modo assolutamente legittimo, vuole che un giudice faccia questo tipo di verifica. Piccini ha deciso, ad esempio, di non querelarci. Mi sorprende che tutti i pubblici ministeri, presenti e passati, di Siena abbiano ritenuto di aver subito una diffamazione. Nelle aule di Università si insegna che i magistrati dovrebbero parlare con gli atti. Nel caso della morte di David Rossi, sfortunatamente, gli atti dicono che si poteva fare di più".
Tempo fa abbiamo intervistato Carolina Orlandi, figlia di David Rossi, che ci ha detto che lei stessa aspetta di capire meglio come il giro di cene e festini a sfondo sessuale possa aver legato esponenti della politica, della magistratura e dell'informazione, portandoli a coprirsi a vicenda sul caso della morte del manager Mps. Lei considera questo elemento "centrale"?
"La nostra inchiesta ha esplorato, tra le altre, anche questa ipotesi. E l'ipotesi è che qualcuno avesse messo in piedi un "sistema" di ricatti sfruttando opacità nei rapporti tra le personalità più in vista e di settori più disparati. Se questi ricatti ci sono stati noi non siamo ancora in grado di dimostrarlo. Ma se fosse dimostrata fino in fondo l'esistenza di un "sistema" del genere, e ci siamo arrivati molto vicino, beh la sua sola esistenza sarebbe indice di un ambiente compromesso quantomeno nella serenità di agire di chiunque e a qualunque livello".
Nel frattempo stanno emergendo nuovi elementi? E cosa pensa della lettera di minacce con proiettile mandata al Pm senese, Aldo Natalini, che indagò sulla morte di Rossi e che da interpellato da lei si è rifiutato di rispondere alle domande?
"Nella nostra inchiesta abbiamo ancora molte cose da aggiungere, ma non posso anticipare nulla. Riprenderemo a breve da dove abbiamo interrotto. Stiamo sviluppando una nuova pista. La minaccia al dottor Natalini, come ho avuto modo di dire lo stesso giorno in cui è avvenuto il fatto, è una vergogna e spero che i responsabili vengano individuati e puniti con severità. In democrazia si può criticare l'operato di ciascun potere, le minacce non fanno parte delle cose tollerabili".