[L’intervista esclusiva] Grasso: “Sono scappato via dal Pd dopo l’approvazione di questa assurda legge elettorale. Non sarò mai un politico come gli altri”

Dialogo con il presidente del Senato Pietro Grasso: “Tutte le scelte difficili della mia vita, a partire da quando mi è stato chiesto di fare il giudice a latere del maxi processo, le ho prese condividendole con la mia famiglia, e col loro insostituibile e fondamentale supporto”. E affonda il colpo sul Partito Democratico: “L’unica sinistra presente in queste elezioni siamo noi”

[L’intervista esclusiva] Grasso: “Sono scappato via dal Pd dopo l’approvazione di questa assurda legge elettorale. Non sarò mai un politico come gli altri”
di Giuseppe Caporale, direttore TiscaliNews

Dopo Luigi Di Maio, Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Emma Bonino e Beatrice Lorenzin, anche il presidente del Senato Pietro Grasso, leader della lista Liberi e Uguali accetta di rispondere alle domande di TiscaliNews, in chiusura della campagna elettorale per le elezioni politiche. 

Presidente, due giorni fa qualcuno ha frainteso una sua dichiarazione su un possibile governo di larghe intese e creato un caso dal nulla. Mi pare. Ci spiega il senso del suo ragionamento post 4 marzo?
“A volte si creano tempeste in un bicchier d'acqua. La mia posizione è chiara, ed è la stessa da mesi: non c'è nessuna disponibilità di Liberi e Uguali ad un governo di larghe intese con la destra. Se non ci sarà una maggioranza coesa, pretenderemo di sedere al tavolo in Parlamento per modificare questa pessima legge elettorale scritta da Renzi, Berlusconi e Salvini e oggi criticata anche da loro. Voglio ricordare che proprio a seguito delle fiducie imposte dal Governo sulla legge elettorale ho dato le dimissioni dal Partito Democratico. Sono le ultime ore di campagna elettorale, e invece che parlare di alleanze future mi piacerebbe parlare di temi, di come difendere e creare lavoro, di come rafforzare la sanità pubblica, di come garantire il diritto allo studio dall'asilo nido alla laurea. Questi sono i temi che toccano la vita dei cittadini, non le alleanze”.

È più difficile fare il magistrato o il politico?
“Sono due modi diversi di servire il Paese. Come sa per ben 43 anni da magistrato ho combattuto in prima linea contro le mafie e ogni forma di illegalità. Abbiamo ottenuto grandi successi ma a carissimo prezzo, e questo ha comportato sacrifici e rischi per me e per la mia famiglia. La politica è diversa, ha altri tipi di complessità: non sono e non sarò mai un politico tradizionale, e non intendo esserlo”.

Lei spesso si è trovato a interrogare o inquisire politici. Ora dopo l’esperienza alla guida del Senato e questa candidatura come giudica i politici?
“C'è un grande tema che è sempre attuale, quello della questione morale: anche le inchieste di questi giorni mostrano che spesso gli interessi personali vengono messi prima di quelli del Paese e dei cittadini. E' per questo che molti hanno perso fiducia. Io voglio ricucire questo rapporto, insieme alle tante persone oneste che si impegnano”.

Chi in famiglia non era convinto della sua discesa in campo?
“Tutte le scelte difficili della mia vita, a partire da quando mi è stato chiesto di fare il giudice a latere del maxi processo, le ho prese condividendole con la mia famiglia, e col loro insostituibile e fondamentale supporto”.

Qual è stato il momento preciso in cui ha deciso?
“Dopo le cinque fiducie sulla legge elettorale mi sono dimesso dal gruppo del PD, da quel momento le cose sono successe molto velocemente. Quando Civati, Fratoianni e Speranza mi hanno presentato la loro idea di un progetto politico unitario ho riflettuto sulle condizioni del Paese, e ho pensato che fosse utile anche il mio contributo. Con spirito di servizio ho accettato questa ennesima sfida”.

Perché il centrosinistra si è presentato così diviso e litigioso alle elezioni?
“Noi, al contrario, siamo il frutto di una unione a sinistra. Negli ultimi anni il centrosinistra si è diviso dal suo elettorato, con leggi come il Jobs Act e la Buona scuola il Partito democratico si è allontanato dal suo spirito originario. Coerentemente con le nostre idee, con i principi e i valori di sinistra, stiamo dando finalmente una nuova casa a chi in questi anni si è astenuto o, peggio, è andato verso i cinque stelle o la Lega”.

Quanto teme il governo delle destre e quali sono i rischi concreti per gli italiani?
“Per il motivo che le dicevo prima: noi saremo un argine alle destre, perché andiamo a recuperare voti di sinistra che erano finiti altrove. Il programma della destra comporta un aumento delle disuguaglianze, basta pensare alla Flat tax, che favorisce i ricchi e penalizza i ceti medi e bassi. Con meno risorse ci saranno meno servizi”.

Perché votare Leu?
“Per combattere la precarietà, per reintrodurre l'Articolo 18, per assumere 40 mila medici e operatori sanitari nella sanità pubblica, per cancellare la Buona scuola. Perché siamo la sola forza di sinistra che si presenta alle elezioni, perché siamo l'unica forza nuova in questo panorama elettorale”.

Va più d’accordo con Bersani o con D’Alema?
Vado d'accordo con entrambi e con tutti i componenti di Liberi e Uguali: siamo una forza plurale, una squadra che trova sempre una sintesi.

Cosa penserebbe secondo lei il suo amico Giovanni Falcone del suo impegno politico?
Difficile da dire. Mi piace pensare che sarebbe d’accordo, perché non faccio che portare avanti i valori di sempre, e battermi per liberare i cittadini dalla paura, dalla rassegnazione, dal bisogno, dal costo della criminalità e della corruzione.

Quando si sono incrinati definitivamente i rapporti politici con Renzi?
“E' evidente che abbiamo opinioni completamente diverse su come interpretare la sinistra, sullo stile di governo, sul futuro del Paese”.