[Esclusiva] L'onorevole Di Gioia: "Quella di Boeri sui conti dell'INPS è una bugia, vi spiego io come stanno le cose”
Il presidente della Commissione Bicamerale di Vigilanza sugli enti previdenziali parla, in questa intervista video, dei bilanci dell’INPS. Non condivide la posizione del Presidente dell’Istituto di cui evidenzia le necessità organizzative. Spiega cosa servirebbe per mettere al sicuro il futuro dei giovani e come dovrebbero essere investiti i fondi. Infine ecco i rischi dell'INPGI, la cassa dei giornalisti
Si parla spesso dell’INPS come di una entità a rischio, le cui casse minacciano di esplodere da un momento all’altro, trascinando nella loro rovina il destino dei pensionati presenti e futuri. Ma la situazione è davvero così grave? Ne abbiamo parlato con l’onorevole Raffaele Di Gioia, Presidente della Commissione Bicamerale di Vigilanza sugli Enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, durante la presentazione del Rapporto Annuale Sardegna 2016, organizzata dal Comitato e dalla Direzione INPS Sardegna. E’ stato per altro inevitabile estendere il discorso alle problematiche delineate dalle forme di investimento che le casse previdenziali attuano. Troppo ghiotta l’occasione, inoltre, per non proporre qualche battuta sulla vitalità dell’INPGI, la cassa dei giornalisti italiani.
Onorevole Di Gioia, i conti dell’Inps rischiano di saltare oppure sono sotto controllo?
“I conti dell’INPS, stando ai bilanci da noi verificati, finora non sembrano dover saltare. Certo, ci sono alcune situazioni da recuperare nel prossimo futuro, come i moltissimi residui, alcuni purtroppo non più esigibili, perché le norme che il parlamento non ha ancora cambiato hanno messo Equitalia nell’impossibilità di recuperare le somme quando era possibile. Somme ancora nei bilanci dell’ente. Tuttavia con la riforma Fornero non sembrano esserci più difficoltà notevoli. Devo dire con molta onestà che alcune cose dette dal professor Boeri non sono affatto vere. Non è vero che se si dovesse bloccare per un attimo la riforma, per quanto riguarda l’adeguamento legato all’innalzamento dell’aspettativa di vita, l’INPS avrebbe un deficit di 140 miliardi. Nel momento in cui fu approvata la riforma suddetta i dati statistici dicevano che si determinava un risparmio di 90 miliardi. Appare una contraddizione in termini dunque pensare a un risparmio di 90 miliardi e poi avere una perdita di 140 miliardi dopo soli 7 mesi. Credo, in sostanza, che pensionati e cittadini italiani possano stare tranquilli: continueranno a percepire la pensione. Il problema è avere una migliore organizzazione dell’INPS, con più disponibilità di organici, in modo da poter fornire migliori risposte, anche perchè i compiti dell’Istituto sono divenuti di giorno in giorno sempre di più, come dimostra da ultimo l’attribuzione della gestione dell’Ape".

Gli italiani vanno sempre più tardi in pensione ma il 35 per cento dei giovani è disoccupato. Non pensa che questo possa portare a un conflitto generazionale?
“Può nascere un conflitto generazionale nel senso che più andiamo avanti e più le pensioni dovranno essere pagate dai giovani. Si arriverà a un punto in cui i giovani non saranno più disponibili a lavorare per pagare le pensioni agli anziani. Il problema della disoccupazione giovanile deve essere affrontato dunque in modo serio. Oggi aumenta il Pil, abbiamo indici enormemente positivi, è perciò necessario che questa ripresa da noi agganciata continui, perché con la ripresa c’è più possibilità di occupazione. Per questo ci dev’essere anche più competitività per le aziende”.
Ma c'è qualche problema per l'Inps o no?
"Certo c’è un problema che riguarda l’INPS, nel senso che l’ente ha un’età media del personale molto alta e quindi ha bisogno di essere riorganizzata anche da questo punto di vista. A breve dovrebbero essere banditi dei concorsi e ciò rappresenta un primo passo. Credo ne debbano arrivare anche altri, perché così molti giovani potranno entrare nel mondo del lavoro. In una realtà complessa come quella dell’inps, con la necessità di nuove strutture telematiche e informatiche, la presenza di forze nuove è importante per il rilancio dell’Istituto".
Si dà poca attenzione alle modalità di investimento dei fondi delle casse previdenziali. A suo avviso cosa si dovrebbe fare per investire al meglio questi fondi?
“Abbiamo in Italia 20 casse professionali, con circa 80 miliardi di euro tra beni immobili e mobili, una somma rilevante che garantisce le pensioni agli iscritti. Va detto che in italia si investe poco. Complessivamente le casse investono il 7 per cento e, soprattutto, in prodotti finanziari, mentre investono poco nell’economia reale".
Voi cosa state facendo?
"Noi stiamo spingendo affinché le casse investano di più in questo senso. Ovviamente bisogna dare anche più risposte a queste ultime. L’Italia è l’unico Paese dell’Unione Europea dove le casse di previdenza hanno la doppia tassazione. Dunque dobbiamo rivedere il meccanismo. Come il loro modo di essere assolutamente private, di non avere questa commistione tra privato e pubblico che poi frena il rilancio reale delle stesse. Occorre inoltre che i controlli siano meno ma più effettivi. Questo per evitare situazioni come quelle che abbiamo vissuto qualche tempo fa, quando sono stati fatti investimenti sbagliati e, oggettivamente, ci hanno rimesso gli iscritti e non i gruppi dirigenti delle casse”.
So di rischiare il conflitto di interesse ma cosa pensa della cassa INPGI dei giornalisti?
“Mi permetterà una prima considerazione: i giornalisti parlano sempre delle pensioni degli altri, non parlano mai delle loro. Dopo tanti anni c’è stata una riforma pensionistica per gli esponenti della categoria e da quest’ anno è entrato in vigore anche per loro il sistema contributivo al posto del retributivo. Un sistema retributivo particolarmente significativo ed alto, e - come risaputo - i giornalisti andavano in pensione a 58 anni. Penso che la cassa stia vivendo un momento di difficoltà, dovuto non solo al fatto che la riforma è entrata in vigore troppo tardi, ma (soprattutto) alla diminuzione degli iscritti. La carta stampata infatti perde giorno dopo giorno copie vendute e quindi non ha più possibilità di assumere nuovi giornalisti. Il mondo della comunicazione poi si è riversato in gran parte sul web. Bisogna allora ridefinire le figure professionali. Negli ultimi anni si sono persi circa 2mila posti di lavoro e sempre più se ne perdono. Se si dovesse continuare così, e non attuare seriamente la riforma, credo che la cassa dei giornalisti rischierebbe parecchio. Ovviamente in questo caso dovrebbe intervenire lo Stato. Mi auguro invece si possa rideterminare la situazione, riorganizzare il sistema e fare in modo che la cassa INPGI rientri a pieno titolo in quella stabilità dei 50 anni prevista dalla legge Fornero”.