Il condirettore di Quattroruote: “Il comportamento della VW è gravissimo, ma certi trucchetti li usano anche altri”
"Per recuperare credibilità la casa tedesca dovrà dimostrare la massima trasparenza. I motori incriminati tuttavia in Europa rientrerebbero nella Euro 6”

Se non è la caduta degli dei poco ci manca. Il rischio è che, d'ora in poi, non basti più il nome del marchio per nutrire certezza ed affidabilità. Lo scandalo Volkswagen continua ad alimentare reazioni a livello mondiale assestando un colpo mortale alla credibilità della casa automobilistica, ed ombre calano perfino sul governo tedesco. La Ue invita gli stati membri ad avviare indagini anche nei loro Paesi, l’ad Winterkorn deve dire addio alla poltrona e i consumatori americani si preparano ad intentare pesanti cause di risarcimento. Quali conseguenze avrà dunque per la società automobilistica la vicenda degli 11 milioni di motori diesel potenzialmente truccati?
Secondo il condirettore di Quattroruote, Massimo Nascimbene, “il danno d’immagine è enorme, senza contare quello finanziario e le conseguenze penali da affrontare negli Stati Uniti”.
Difficile dire quale sarà la reale portata di questo colpo da knok-out subito dalla valchiria dell’auto, lei cosa ne pensa direttore?
“Dipende molto da come la Volkswagen gestirà la vicenda, da come si comporterà. Se sceglierà la via della trasparenza sarà una cosa, se sceglierà di chiudersi a riccio un’altra. La vicenda clamorosa della Toyota, quando si stabilì l’esistenza di un difetto di fabbrica agli acceleratori, col rischio di trovarsi il pedale del gas incantato quando il guidatore sollevava il piede, insegna. In quel caso il marchio giapponese richiamò 9 milioni di macchine e dimostrò la massima trasparenza, fornendo la più ampia cooperazione alle autorità. In tal modo, quanto era stato perso in termini di credibilità fu recuperato, sia pur faticosamente. Dipenderà ovviamente anche dalle scelte degli azionisti e da quello che decideranno in merito alle teste che dovranno cadere. Per ora si è dimesso l’ad delegato ma non è detto che resti l’unico a doversene andare”.
La scorrettezza messa in opera dalla Volkwagen ha prodotto solo un danno ambientale, oppure ha causato anche pregiudizio ai concorrenti, nel senso che i tedeschi si sono avvantaggiati su di loro in maniera truffaldina?
“No, non credo. Stiamo parlando di uno dei leader di vendite. Anche perché in America l’incidenza del motore coinvolto è minimale, trattandosi del 3% del mercato. Poca cosa, insomma. Non può dunque parlarsi di vantaggio commerciale. Più che altro hanno cercato di ottenere il massimo risultato quanto a valori dichiarati in termini di emissioni e di consumi per quel motore. Un doppio risultato difficile da raggiungere perché i due valori sono in antitesi e si tratta solitamente di tirare la ‘copertina’ o da una parte o dall’altra. Loro invece per raggiungere il “miracoloso” risultato hanno utilizzato l’escamotage del software che falsa i dati durante i controlli”.
Questa vicenda può indurre a questo punto i consumatori a pensare che le auto della VW siano auto di “serie B”, per così dire?
“Assolutamente no, non c’è alcun motivo per dirlo. Certo si è trattato di una scorrettezza molto grave dal punto di vista dell’etica professionale, soprattutto per un’azienda di tali proporzioni e di così grande credibilità. Tuttavia parliamo di motori all’avanguardia, di recentissima generazione, molto avanti in definitiva anche dal punto di vista dell’impatto ambientale. Personalmente sono abbastanza convinto – anche se occorrerebbe avere le carte in mano per provarlo – che il motore sotto accusa stia tranquillamente entro le norme europee Euro 6 senza dover ricorrere ai trucchi”.
Vuol dire che negli Usa la normativa sulle emissioni delle auto è molto più severa? Qualcuno ha detto che in quel Paese fanno i rilevamenti su strada anziché in laboratorio.
“Sì. Tuttavia anche in America i cicli di controllo per l’omologazione sono effettuati in laboratorio. Il rilevamento in strada è stato fatto in questo caso dall’agenzia che ha scoperto e denunciato l’inghippo".
Qui in Europa dunque quel livello di emissioni d’ossido d’azoto sarebbe rientrato negli standard consentiti?
“Non è facile dirlo essendo i cicli di misura diversi. Comunque in Europa la tolleranza sugli ossidi d’azoto è praticamente doppia rispetto agli Stati Uniti. Anche se ora la Euro 6 restringe molto rispetto alla Euro 5. Comunque la si metta, c’è però da osservare che i motori incriminati sono comunque superiori dal punto di vista ambientale rispetto a quelli rientranti in Euro 5, 3 o 4. Per dirla tutta, risultano avanzati rispetto a molti dei motori delle auto comunemente circolanti in Italia”.
Oltre alla Volkswagen potrebbero esserci altre case automobilistiche che hanno barato?
“Sono praticamente convinto che un po’ di trucchi, come abbiamo sostenuto più volte su Quattroruote, vengano utilizzati da tanti in sede di omologazione per spuntare risultati migliori”.
Potrebbe dunque scoppiare a suo avviso qualche altro scandalo?
“Potrebbe”
In Europa nel 2014 la Volkswagen ha venduto 1.620mila auto, di cui 110mila in Italia. Farebbero bene l’Europa e l’Italia a controllare tutte queste auto o sarebbe una misura ingiustificata?
“Dipende da cosa andiamo a cercare. L’unico punto interrogativo riguarda la corrispondenza agli standard Euro 6, in vigore praticamente da questo mese per le auto di nuova immatricolazione e da un anno per i modelli di nuova omologazione. Sono perciò convinto dell’inutilità di una verifica di corrispondenza alla normativa Euro 5. Credo ci siano dentro praticamente tutti. Sarebbe invece il caso di fare un check per verificare l’osservanza della normativa Euro 6”.