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"Con il sì alla riforma costituzionale stabilità dei governi e meno conflitti fra Stato e Regioni"

Stefano Ceccanti, docente alla Sapienza e ex deputato Pd, spiega a Tiscali Notizie perché bisogna votare sì al referendum. E spiega: l'Italicum va bene così com'è

Antonella A. G. Loidi Antonella Loi   
Il giurista Stefano Ceccanti davanti ai suoi libri

Un nuovo Senato, non più eletto a suffragio universale ma composto da consiglieri regionali e sindaci. Sparisce il bicameralismo perfetto e la fiducia al governo verrà data solo dalla Camera: sono alcune delle novità contenute nella riforma elettorale voluta da Renzi e firmata dalla ministra Maria Elena Boschi sulla quale gli italiani si esprimeranno il prossimo 4 dicembre. Stefano Ceccanti, docente di Diritto Pubblico alla Sapienza di Roma ed ex deputato Pd, è uno dei massimi sostenitori della riforma. "Ci sono due motivi dietro questo importante cambiamento - spiega -: il primo è che non possiamo tenere due Camere che diano la fiducia al governo, ottenendo due maggioranze divaricanti. E' successo così in quattro casi su sei da 1994", dice.

La stabilità dei governi passa attraverso la fiducia della sola Camera? 
"Nella votazione sul 95 per cento delle leggi tranne nei casi di leggi ordinamentali particolarmente importanti come la revisione costituzionale, il procedimento legislativo sarà semplificato perché prevarrà per forza la Camera. Cioè i provvedimenti che dalla Camera arriveranno al Senato poi torneranno indietro e la Camerà deciderà cosa prendere o meno dal Senato. E questo discende dal fatto che la Camera ha il rapporto fiduciario con il governo".

Qual è il secondo motivo?
"Ridurre il conflitto Stato-Regioni. Per questo c'è bisogno di una Camera dove siano fortemente rappresentati i legislatori regionali che sentendosi rappresentanti delle Regioni e pari al Senato faranno meno contenzioso". 

Il doppio incarico tra consiglieri regionali e sindaci come si spiega?
"Il punto è che il Senato esiste perché i suoi membri fanno il 'doppio lavoro', perché sono anche consiglieri regionali. Sono senatori in quanto consiglieri regionali. Se fossero semplicemente senatori tanto varrebbe chiuderlo perché non sarebbero sentiti come rappresentativi dei consigli regionali e quindi non diminuirebbe il conflitto". 

Come farà il sindaco di una città, immaginiamola grande, a fare il sindaco e anche il senatore? 
"Intanto i consigli regionali decideranno loro quale sindaco mandare, servono i sindaci perché il Senato sarà competente anche sulla regolamentazione delle competenze amministrative. Le seconde Camere negli Stati decentrati sono lì perché servono a ridurre il conflitto, quindi non possono essere una copia delle prime Camere con delle persone che rappresentano loro stessi e non gli enti decentrati. Se rappresentano loro stessi e sono come i deputati non ci servono a niente, tanto varrebbe chiudere perché abbiamo bisogno solo di una Camera politica". 

La ripartizione di materie fra Stato e Regioni, riporta competenze in capo allo Stato centrale. C'è stato un passo indietro rispetto al concetto che l'autonomia regionale fosse un valore, garantendo una miglior efficacia dell'azione politica nei territori?
"Dobbiamo precisare che questo presunto riaccentramento che opererebbe la riforma costituzionale è già avvenuto con le sentenze della Corte costituzionale che hanno quasi sempre dato ragione allo Stato, ritenendo quell'elenco di materie troppo generoso nei confronti delle regioni. Quello che fa la riforma è un riequilibrio nel senso di costruire un Senato che sia composto per i tre quarti da consiglieri regionali nella logica complessiva della riforma. Anche perché per quanto scriviamo bene gli elenchi di materie, siccome le leggi nascono per problemi che vanno a cadere su eventi diversi e quindi il confine tra Stato e Regioni non può essere costruito da un articolo sulle competenze, ma piuttosto nel dialogo tra deputati e senatori purché i senatori siano anche consiglieri regionali".

Però c'è una norma contenuta nel comma 4 del nuovo articolo 117 (Potestà legislative e regolamentare di Stato e Regioni) che dice che "su proposta del governo, la legge dello Stato può intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva quando lo richieda la tutela dell'unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell'interesse nazionale". Secondo diversi costituzionalisti, questo attribuisce al governo la possibilità di agire d'imperio anche contro la volontà delle Regioni e senza preventive intese.
"Il nuovo articolo 117 della Costituzione ma anche il 116 ci dicono che c'è una specie di casa con pareti mobili che sono i due elenchi di materie scritto meglio del nuovo articolo 117, materie attribuite allo Stato o alle Regioni. Poi esistono duei sistemi per spostare le pareti. Il primo è spostarle verso lo Stato, quando c'è bisogno per questioni di interesse nazionale. Ma questo si faceva già di fatto?"

In che senso?
"Nel senso che era ammesso dalla Corte, soprattutto usando il concetto di sussidiarietà legislativa che favoriva lo Stato. Qui lo fa trasparentemente il parlamento prendendosene la responsabilità. Accanto a questa modalità c'è anche un altro sistema che va verso le Regioni trasformando, per così dire, in Regioni speciali anche quelle ordinarie. Cioè se una Regione ordinaria è capace di condividere competenze in più rispetto a quelle spettanti fa una trattativa con lo Stato e si approva un legge in Parlamento".

Una delle critiche che vengono avanzate a questa riforma è che si sposterebbero i poteri sostanziali dal Parlamento verso il governo. E' così?
"Non c'è nessuna norma di questo tipo. Gli articoli sul governo non vengono toccati se non per il fatto che solo una Camera dà la fiducia al governo. C'è un'unica cosa che può prestarsi a quest'accusa ma è sbagliata. Cioè oggi di fatto il governo legifera in gran parte con i decreti legge che sono diventati una corsia preferenziale surrettizia alla Camera, in maniera abnorme. Questo accade oggi. Con la riforma si decide di fare una pulizia, limitando questo uso patologico di decreti legge, mettendo limiti seri e come contropartita tempi certi ai disegni di legge del governo, che sono ancora allo stadio di progettoe che verranno approvati dalla Camera dei deputati come essa vorrà". 

Un'altra critica riguarda il cosiddetto "combinato disposto" con la legge elettorale, l'Italicum, che con i capilista bloccati e un premio di maggioranza molto ampio dà al governo il controllo della maggioranza della Camera lasciando poco spazio alle opposizioni.
"In Senato però i senatori vengono eletti quando si rinnovano i consigli regionali. Di conseguenza, siccome normalmente chi vince le politiche perde le regionali, chi è maggioranza alla Camera è minoranza al Senato..."

Questo in realtà non lo possiamo dire...
"La regolarità dei trend elettorali di tutti i Paesi democratici ci dice che quando le amministrative regionali capitano a una certa distanza dalle politiche regolarmente le maggioranze le perdono. Non a caso le seconde camere costruite come 'camere territoriali' hanno maggioranze diverse. Per esempio in Francia, il partito di Hollande è maggioritario alla Camera e minoritario al Senato, ma lui governa perché solo la Camera dà la fiducia al governo. Quindi le maggioranze possono tranquillamente essere diverse. Per quanto riguarda la Camera noi in Costituzione abbiamo inserito una sola norma che riguarda la legge elettorale ed è una legge garantista che prevede che una minoranza di deputati e senatori possono chiedere alla Corte costituzionale se la legge elettorale è costituzionale o meno. Niente altro si dice".

Però l'Italicum attende il responso della Corte.
"L'attuale legge elettorale stabilisce che quando gli elettori vanno a votare non scelgono solo i deputati ma anche una maggioranza al secondo turno. Che non è mai superiore al 54% dei seggi a scrutinio palese, cosa molto distante dal quorum di garanzia che è del 60 per cento in votazioni o ordini del giorno in cui c'è l'elemento di garanzia che è appunto lo scritinio segreto".

Oltre questo ci sono i capilista bloccati, candidature multiple oltre al premio di maggioranza da lei citato definito abnorme da molti: alla Camera questo può determinare lo strapotere della maggioranza e quindi - dicono i critici - la supremazia del governo rispetto al Parlamento. 
"Senza sommare troppi elementi, il punto è se noi riteniamo oppure no gli elettori maturi per scegliere una maggioranza di governo. Io credo che lo siano come per i comuni e le Regioni. E se li riteniamo maturi ci deve essere un sistema in cui se nessuna forza vince il primo turno si fa uno spareggio esattamente come per i sindaci e si assegna un chiaro vincitore. La Corte costituzionale non ha mai detto che il premio come tale è incostituzionale, questo deve essere chiaro. Poi uno può essere favorevole a una democrazia oligarchica in cui i cittadini votano solo i parlamentari e poi si tenta di fare delle maggioranze non dette prima agli elettori dopo il voto".

Quindi secondo lei l'Italicum può rimanere così com'è?
"Per me l'importante è che la legge elettorale mi porti a un vincitore. Si può discutere di tutto ma non vedo francamente un metodo più democratico del decidere con un secondo turno di spareggio".  

Antonella A. G. Loidi Antonella Loi   
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