[L'intervista] Carlassare: "Italia senza governo? Non vedo la tragedia. I partiti facciano compromessi"

La costituzionalista spiega perché la maggioranza che elegge i presidenti delle Camere potrebbe non essere quella di governo. "I giochi si fanno in Parlamento"

Lorenza Carlassare in primo piano

Si insediano le Camere, inizia la nuova legislatura dopo elezioni politiche che hanno restituito un risultato elettorale piuttosto incerto. In questi giorni si incrociano opinioni e si sovrappongono analisi. Si è detto di tutto e il contrario di tutto. "Io sono sconcertata da questo chiacchiericcio televisivo, a mio avviso inutile", dice Lorenza Carlassare, professoressa emerita di Diritto Costituzionale (prima donna in Italia) all'Università di Padova, accademica e apprezzata opinionista, va oltre quello che appare come mero esercizio dialettico fine a se stesso. "In una forma parlamentare come è la nostra la maggioranza si deve costruire in Parlamento - spiega nel corso di un colloquio telefonico con Tiscali News -. E' sempre la solita storia con cui ci hanno riempito la testa allontanandoci da quella che è la struttura della nostra Costituzione".

Ci spieghi meglio.
"La convinzione per cui la sera delle elezioni si deve sapere chi governa: questo è molto grave. Cosa vuol dire? Non votiamo mica il governo, noi votiamo dei rappresentanti nostri nel Parlamento. Poi c'è da dire che con queste ultime leggi elettorali non li votiamo più. E questo è diventato il punto chiave". 

Listini bloccati, correttivo maggioritario e nessuna maggioranza netta.
"Il nostro dovrebbe essere un sistema pluralistico dove sono rappresentate diverse forze, diversi interessi, lo dice la Costituzione. Un sistema che forza l'elettorato costringendolo a determinate scelte non è un sistema democraticamente rappresentativo, non ci consente di esprimerci. E questo secondo me è il vero guaio di tutto: un guaio che comincia quando abbiamo introdotto il premio di maggioranza". 

Oggi le Camere si insediano e il primo atto formale sarà l'elezione dei presidenti. C'è chi vede in questo un'indicazione di quella che potrebbe essere una maggioranza di governo. E' così?
"Ho qualche perplessità su questo. Se guardiamo la nostra storia costituzionale una cosa è l'elezione dei presidenti delle Camere, un'altra la formazione del governo. Molto spesso i presidenti sono stati di partiti esterni al governo. Abbiamo avuto Ingrao, Jotti che erano fuori dai giochi. Anzi, la presidenza dovrebbe essere di totale imparzialità. Poi è chiaro che sono 'politici' perché se no non sarebbero stati eletti. Ma dovrebbero mantenere una posizione quanto più possibile imparziale. Quindi in qualche modo devono essere staccati dalla maggioranza del governo".

La Spagna è rimasta un anno senza governo, la Germania sei mesi, il Belgio addirittura due anni. L'Italia potrebbe farcela?
"Aggiungo che in questi Stati nessuno ne ha fatto una tragedia. Anche in Italia ci sono stati in passato casi nei quali si è rimasti anche più di un mese senza governo. Ma sì, a me sembra che si stia facendo una grande montatura".

In che senso una montatura?
"Io la vedo sempre in un'ottica di una logica autoritaria che vuole costringerci a sistemi maggioritari che stravolgono gli esiti delle elezioni, cioè che non danno nessuna rappresentazione reale di quelli che sono i movimenti e le esigenze del paese. Parlo delle tendenze politiche, delle nostre istanze. Per questo vanno dicendo che è un disastro e lo ripetono all'infinito. Io questo disastro non lo vedo. Bisogna semplicemente mettersi d'accordo, vedranno come riescono a farlo. E poi mi scusi...".

Dica.
"Io sono scandalizzata dal tipo di concetto di democrazia che da tanto tempo si vuole far passare. Cioè la democrazia maggioritaria governante. La nostra non è maggioritaria, la Costituzione prevede il pluralismo politico, territoriale, religioso. Il pluralismo deve riflettersi nelle istituzioni". 

Anche a scapito della cosiddetta governabilità?
"Cosa vuol dire governabilità? Oltretutto si confonde governabilità con stabilità governativa. Talvolta ci sono i governi che stanno lì ma non riescono a fare, non hanno seguito nell'opinione pubblica, non hanno programma, non hanno niente. L'ultimo governo Berlusconi non si sapeva come fare per mandarlo via, si ricorda? Si diceva che il presidente della Repubblica sarebbe dovuto intervenire, ma nessuno sapeva dire come. Interrogarono pure me per capire che fare".

E quindi, la governabilità...
"La governabilità avviene quando è conciliata con la rappresentanza. Nel Parlamento devono trovare spazio le diverse istanze popolari e anche i diversi interessi. Quanta gente nell'ultimo periodo è stata estromessa dalle istituzioni? I lavoratori per esempio sono rimasti fuori. Chi li ha rappresentati? Nessuno. Un Parlamento deve essere non la sede di un pensiero unico ma il luogo dove trovare una sintesi di compromesso. Che, attenzione, non è una parola negativa ma è una parola democratica, se non si fa il compromesso significa che governa uno. E allora siamo nell'autoritarismo". 

In quest'ottica quale sarebbe il sistema elettorale migliore? 
"Continuano a cambiare la legge e mettono dentro tante cose insensate. Quest'ultima lo è stata davvero. Per esempio l'esclusione del voto disgiunto è stata molto grave perché ha forzato la volontà degli elettori. Le confesso che sono per un sistema proporzionale che dia spazio a diverse voci, magari corretto dove si mette una soglia di ingresso".

Molti invocano un doppio turno alla francese.
"Non sarebbe male. Il vantaggio del doppio turno è che l'elettore vota per chi vuole, non ha il problema delle maggioranze. Al secondo turno è ammesso solo chi ha una certa percentuale e i raggruppamenti si fanno dopo che si è visto qual è la forza reale dei diversi partiti. E avviene che si dialoga, ci si raggruppa anche con i partiti minori, facendo concessioni elettorali e così via. Viene fuori un certo pluralismo, sarei assolutamente a favore".

Gentiloni potrebbe dimettersi già nel fine settimana, ma rimarrà in carica per gli affari correnti. Che cosa significa?
"Gli affari correnti sono le cose necessarie per la gestione dello Stato. Sono quelli che non si possono accantonare, di cui è necessario farsi carico. Concetto che nella prassi costituzionale è diventato piuttosto elastico. Certo il governo non può prendere decisioni di politica estera, sarebbe anche scorretto". 

Il presidente della Repubblica vigila, che valenza ha il suo ruolo?
"Un ruolo cruciale. Intanto il governo deve uscire dalle consultazioni che farà il capo dello Stato, rivolgendosi non necessariamente a chi ha avuto più voti ma a quell'esponente politico sul quale si riesce a coagulare una maggioranza idonea a fargli avere la fiducia. Per questo le consultazioni sono essenziali perché lui deve capire gli umori dei politici, ma la valutazione può essere fatta anche sulla persona. Per esempio ai tempi della Dc, gli esponenti erano tantissimi e magari l'accordo non si trovava su uno ma si trovava su un altro".

Tante ipotesi: dal governo del presidente, al governo di scopo, al governo di larghe intese e chi più ne ha più ne metta.
"Ho spento la televisione, non la guardo più perché non sopporto tutte queste voci che spiegano le affinità, le differenze e che cosa fa uno e che cosa fa l'altro, ma cosa ne sappiamo? Francamente questo è il momento dei partiti, li avremo eletti malamente, perché avevamo una legge elettorale indecente, però li abbiamo eletti. Almeno nella formazione del governo che se la vedano loro". 

E allora ha ragione chi dice che Mattarella preme per una soluzione totalmente politica?
"Ma certo la soluzione deve essere politica, non può che essere così, espressa dalle forze rappresentate in Parlamento, bisogna trovare una persona che raccolga intorno a sé una maggioranza parlamentare. Ci sono i partiti, si deve capire sulla base del sentimento interno del partito. Trovare cuioè una persona e capire se riesce ad avere il voto di fiducia o no". 

Che sembra semplice, ma non lo è.
"Tutt'altro, a un certo punto si può ricorrere anche a una persona che non sia nella mischia in senso stretto. Si pensi a Spadolini. Il partito Repubblicano aveva pochissima rappresentanza, non era il partito vincente né tanto meno quello maggioritario. Si è data voce a Spadolini perché in qualche modo conveniva inserire qualcuno che non fosse democristiano, un laico. Ebbene, Spadolini ruscì ad avere i voti e formò il governo".