Manchester, Antonio Caprarica: “Un orrore dal tempismo perfetto. Adesso alzeranno muri ma non è la soluzione”
L’ex corrispondente da Londra della Rai: “Quasi impossibile controllare ed evitare tutti gli attacchi. Dietro ci sono interessi di Stati e potenze che si muovono nell’oscurità”

Ancora una volta l’orrore si impadronisce di una manifestazione di gioia come può essere un concerto musicale. Sono 22 i morti e 59 i feriti dell’attentato kamikaze nell’arena di Manchester, in Inghilterra, dove aveva appena cantato l’americana Ariana Grande. La terribile esplosione è avvenuta in mezzo a giovani e giovanissimi, perfino bambini, che volevano solo passare qualche ora felice insieme alla loro star.
“Purtroppo – nota al nostro telefono Antonio Caprarica, giornalista, saggista e storico inviato della Rai a Londra - è la conferma di uno stato di guerra strisciante a cui possiamo opporre soltanto la nostra vigilanza raddoppiata, la nostra calma e la nostra pazienza".
Difficile evitare questi attacchi?
"E’ quasi impossibile controllare ed evitare tutti gli attacchi. L’Inghilterra era riuscita finora - dopo i terribili attentati alla metropolitana di Londra del 2005 - ad evitare stragi e orrori di massa come quello cui abbiamo appena assistito. Finora avevamo avuto un terrorismo a bassa intensità, adesso evidentemente i vari lupi, solitari o meno (ciò non è ancora chiaro), hanno deciso di alzare la posta e lanciare un messaggio che, tra l’altro, ha sempre un tempismo politico straordinario. Proprio nel momento in cui dal mondo arabo, dopo la visita di Trump, sembra venire un impegno manifesto e dichiarato contro il terrorismo islamista, ecco che questi assassini sono subito pronti a replicare con le bombe”.

Cosa comporterà questo nell’Inghilterra della Brexit? Una maggior spinta sovranista? Una maggiore chiusura?
“Lei sa, come lo sanno i nostri ascoltatori, che ad ogni bomba corrisponde un muro in più. E’ un meccanismo di difesa, quasi una reazione incondizionata. Inevitabile dunque che davanti a un attacco come questo ci sia la spinta a rinchiudersi nella fortezza. Ma c'è un guaio: questa fortezza non esiste. Inoltre, come si è visto negli ultimi attentati, i responsabili potrebbero non essere gli “altri” ma quelli nati dentro casa. Era inglese purosangue convertito all’Islam Khalid Masood Khan, il terrorista che attaccò a Londra uccidendo 5 persone, abbattuto poi dalla polizia. E sono inglesi i tanti giovani convertiti e partiti per combattere con le brigate terroristiche in Medio Oriente. Giovani che tornano a casa con l’input di colpire e vendicare le sconfitte del Califfato innalzando lo stendardo nero dell’odio nella terra d’Occidente. Quindi il punto vero è che difficilmente una reazione automatica e meccanica di chiusura e di erezione di nuovi muri servirebbe a contenere altri attacchi terroristici. In realtà l’unica arma che funziona veramente è battere questa orrenda ideologia del terrore con l’ideologia di segno opposto, o comunque con una disponibilità all’apertura e all’inclusione, facendo trionfare i nostri valori che sono migliori e sono l’arma più importante che abbiamo contro tale orrore”.
Noi occidentali dobbiamo continuare a vivere la nostra vita senza lasciarci andare ad isterismi?
“Occorre cercare di farlo. Certo non è facile perché, diciamoci la verità, dopo questa ennesima strage diventa ancora più difficile andare tranquillamente a un concerto o a teatro. Ma passerà anche l’impatto di questo nuovo attacco e torneremo alla nostra vita di ogni giorno. Ma – ripeto – non sarà facile. Bisogna riconoscere che è una lotta di lunga durata. Non possiamo illuderci che con un solo colpo risolutivo cancelleremo il terrorismo. E’ una malattia che si è insinuata profondamente nelle menti soprattutto di tanti giovani che sono alla ricerca di qualcosa che non trovano e pensano di trovare risposta alle loro inquietudini nella morte. Per altro questi sono le pedine, gli elementi di manovra, ma dietro ci sono interessi di Stati, aspettative economiche, potenze che si muovono nell’oscurità e che hanno tutto l’interesse a destabilizzare le nostre società e i nostri governi per perseguire i loro obiettivi di potenza assoluta”.