L'ex capo di Stato Maggiore: "Dobbiamo dichiarare guerra al Califfato"
“Per battere lo Stato Islamico è necessario che le forze armate di tutto il mondo occidentale e alcune forze arabe si coalizzino”

“Parigi brucia?” hanno titolato molti giornali europei dopo il drammatico assalto jihadista alla capitale francese, ricalcando il titolo del libro di Larry Collins e Dominique Lapierre ambientato prima della ritirata nazista dalla Francia. Il nemico di allora aveva, senza dubbio, una consistenza diversa e maggiore da quella messa in campo da Abu Bakr al-Baghdadi, il fondatore dello Stato Islamico. Ma il “Califfo” è un nemico altrettanto pericoloso. Soprattutto perché decine, forse centinaia di cellule, sono pronte a immolarsi nel nome di Allah senza che sia possibile prevedere né dove né quando. Il problema, dunque, non riguarda solo la Francia, ma tutto l’Occidente. Per questo il mondo politico è pronto a confrontarsi, con l’obiettivo di costruire una sacra alleanza capace di battere l’Isis. In questa coalizione ancora in fieri, quale dovrebbe essere il ruolo del nostro Paese? “Il compito dell’Italia è quello di agevolare, favorire e, se vogliamo, stimolare, una coesione politica in ambito europeo: se manca l’unità di intenti è inutile discutere di un qualunque intervento militare”, ha spiegato a Tiscali Notizie il generale dell’Aeronautica Militare Vincenzo Camporini – ex capo di Stato maggiore della Difesa, attualmente vicepresidente dell’Istituto Affari Internazionali.
Generale, in Europa le sante alleanze hanno sempre avuto poca fortuna, ma qualcosa bisognerà pur fare. Lei cosa consiglia?
“Per battere lo Stato Islamico occorre che si coalizzino tutte le forze armate occidentali”.
Chi dovrebbe far parte di questa coalizione?
“L’intesa dovrà coinvolgere in primis le potenze regionali che in un modo o nell’altro stanno fomentando lo scontro: non siamo di fronte a una guerra di religione tra Islam e Occidente, lo scontro è tutto interno al mondo islamico (fra sunniti e sciiti); il conflitto nasconde la volontà di dominio regionale di Iran, Arabia Saudita e Turchia”.
Qual dovrà essere il ruolo della politica?
"I governi devono stabilire quali dovranno essere i compiti all’interno delle alleanze e i ruoli che ciascuno stato dovrà ricoprire in quell’area: solo allora sarà possibile trasferire le forze armate occidentali nello scacchiere. In buona sostanza, il progetto militare deve essere coerente e adeguato alla situazione: sicuramente non bastano le missioni simboliche compiute in queste ore dagli F18 della Francia che, tra l’altro, stanno bombardando quelle aree da oltre un anno. Sicuramente, sarà necessario una integrazione molto forte delle forze sul terreno. Che, non necessariamente dovranno essere truppe occidentali, anzi sarebbe meglio che a occupare il territorio fossero i soldati locali adeguatamente addestrati, resi capaci di sviluppare appieno il dominio dell’aria che senza dubbio avrà questa coalizione: l’Isis non ha nessuna risorsa militare in questo senso”.
In sostanza, le truppe arabe dovranno essere capaci di tenere salde, ed eventualmente, occupare gli spazi a terra conquistati con i raid?
“Soltanto con truppe a terra si potranno utilizzare con consapevolezza le armi dei bombardieri: i piloti hanno bisogno di ufficiali, di sabotatori o di incursori che da terra sappiano su quale coordinata dovranno indirizzare i loro missili”.
Con quali armi dovrebbe scendere in campo la coalizione?
“Serviranno soprattutto armi convenzionali tali da poter sfruttare una potenza di fuoco adeguata: artiglieria, mezzi blindati, truppe di fanteria, il tutto collegato con lo strumento aereo, quello che si in gergo si chiama “forward air control” (FAC) ovvero un controllo aereo avanzato che in qualche modo possa indirizzare le incursioni aeree al fine di eliminare le minacce prima che possano finalizzarsi”.
Insomma, l’Occidente dovrebbe dichiarare guerra al Califfato?
“Certo, oltre agli europei, sul terreno dovrebbero scendere anche gli Stati Uniti e, che ci piaccia o meno, la Russia. Occorre, inoltre, mettere intorno a un tavolo gli Stati che sinora hanno avuto un atteggiamento ambiguo, quindi tutte le monarchie del Golfo a partire dall’Arabia Saudita, il Qatar, Paesi Arabi “.
Quale dovrebbe essere il ruolo dell’Italia?
“Il ruolo delle nostre forze armate - in particolare dei carabinieri addestratori e dell’aereonautica - potrà essere definito solo quando si saprà qual è la coalizione che si dovrà occupare della vicenda; a quel punto ognuno metterà il meglio che ha”.
E gli F35?
“Gli F35 devono ancora arrivare: costruire aerei da guerra non è una cosa semplice, non è come andare dal concessionario per comprare un’auto”.