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[L’intervista] “L’allarme sul fascismo è infondato. E’ solo l’ultimo collante del centrosinistra”

Parla Guido Salvini, il giudice delle stragi terroristiche: «La deriva, la piega che sta prendendo oggi la discussione e la rappresentazione di questi episodi riconducibili alla destra va nella direzione di considerare questa destra anche estrema solo come un fenomeno criminale, senza invece cercare di capire perché oggi questa destra riceva adesioni in particolare tra i giovani»

Guido Salvini
Guido Salvini

Netto, inequivocabile. Addirittura insofferente rispetto alla campagna stampa e politica sul ritorno del fascismo in Italia: «Non scherziamo proprio. Questo non è fascismo. L’occupazione a Como della sede di una associazione che si occupa di migranti è un gesto politico di cattivo gusto, forse di prepotenza che non raggiunge, in ogni caso, forme di violenza vera e propria». Guido Salvini, negli anni Ottanta e Novanta è stato giudice istruttore a Milano, occupandosi di indagini sul terrorismo rosso e nero. E grazie a lui sono state riaperte le indagini sulla strategia della tensione, a partire dalla strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969, a Milano, al golpe Borghese, alla strage davanti alla questura di Milano fino agli attentati di Reggio Calabria.

Giudice Salvini, lei che ha conosciuto da vicino i fascisti, indagando sulla strategia della tensione, è preoccupato del loro ritorno sulla scena politica e sociale?

«Intendiamoci su cosa è il fascismo. È abolizione del sistema parlamentare, dei sindacati liberi, delle libertà di espressione. È anche aggressione verso paesi stranieri provocando guerre. Solo a questo fascismo storico si riferiscono le leggi che parlano di fascismo e che prevedono sanzioni penali».

E quindi Forza Nuova e Casapound?

«Sono forze che partecipano tra l’altro a elezioni democratiche. Da un punto di vista culturale e ideologico sono forze che affondano le loro radici nel fascismo ma non vi sono elementi come quelli che ho ricordato che possano legittimare un loro scioglimento sul piano giudiziario».

Che peso dà all'episodio di Como? Manifestare sotto la redazione di Repubblica è un sacrosanto diritto di esercitare la critica?

«Salva la valutazione di reati che possono esserci stati, sono stati episodi molto enfatizzati da settori politici e dei mezzi di informazione condizionati dall’essere ormai in piena campagna elettorale. Aggiungo che la riscoperta dell’antifascismo (speriamo non militante) rappresenta un collante nel tentativo disperato di tenere unito un vasto schieramento oggi in difficoltà, in funzione delle prossime elezioni politiche di primavera».

Giudice Salvini, il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, evoca leggi per sciogliere le formazioni estremiste che di richiamano al fascismo.

«Credo che dobbiamo intenderci su cosa sia il fascismo oggi e perciò non mi convince una accentuazione repressiva che rischia questa sì di alimentare la ricerca di in nemico a tutti i costi. La deriva, la piega che sta prendendo oggi la discussione e la rappresentazione di questi episodi riconducibili alla destra va nella direzione di considerare questa destra anche estrema solo come un fenomeno criminale, senza invece cercare di capire perché oggi questa destra riceva adesioni in particolare tra i giovani».

Un ex missino, Fabio Granata, su Tiscali.it, ha espresso il timore che mass media e forze politiche stiano giocando con il fuoco evocando un pericolo fascista che secondo Granata non esiste. Lei è d’accordo? 

«Quello di molte forze di sinistra è un atteggiamento molto poco liberale e alla fine anche politicamente perdente. Tra l’altro dare altissima visibilità a piccoli episodi rischia di spingere altri giovani a ripeterli e ad amplificarli dato che nella società della comunicazione di oggi lasciano il segno.

Aggiungo che talune posizioni politiche come quella della limitazione della immigrazione o di concessione delle case popolari solo agli italiani sostenute da questi gruppi, sbagliate o sbagliatissime che siano, non sono di per sė fascismo o razzismo ma posizioni politiche legittime su cui dall’una e dall’altra parte ci si deve confrontare. Questa è l’essenza della democrazia».

Anniversario del 12 dicembre 1969. Strage di piazza Fontana. Quelli sì che furono anni bui per la democrazia, strattonata da chi voleva destabilizzare il Paese.

«Era ben diverso il contesto interno e internazionale di allora rispetto ad oggi. Allora eravamo nel pieno della Guerra Fredda e dello scontro tra blocchi. Settori delle forze armate, dell’imprenditoria e del mondo politico furono disponibili, utilizzando e colludendo con i neofascisti, a fermare con ogni mezzo - fino a provocare la morte dei propri concittadini - ogni scivolamento del Paese a sinistra. E invece a sostenere e rafforzare l’unità delle forze atlantiche contro “il pericolo comunista”. Non dimentichiamoci che gli ordinovisti benché formalmente anti americani, avevano stretto rapporti, come Carlo Digilio, con le basi americane in Veneto».

Giudice Salvini è stata fatta giustizia per tutto quello che è successo in quegli anni?

«Di quegli anni, di quegli eventi non si può dire che non si sappia nulla perché la verità essenziale è ormai accertata. La sentenza di Appello per la strage di piazza Fontana ha confermato la responsabilità esplicita - pur assolvendo i singoli imputati - di Ordine Nuovo come organizzazione nella ideazione ed esecuzione della strage e in particolare ha dichiarato colpevole Carlo Digilio, che aveva contribuito a confezionare l’ordigno, pur dichiarando la prescrizione in ragione della sua collaborazione. A Brescia poi, nel medesimo quadro si è giunti a definitiva sentenza di condanna per la strage di piazza della Loggia, nei confronti del dottor Maggi e di un altro esponente di Ordine nuovo per cui si può sostanzialmente dire che la storia di quegl8 anni è stata ricostruita».

Guido Ruotolodi Guido Ruotolo, cronista giudiziario e editorialista   
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