Unioni civili, il presidente dei pediatri: “Le mie parole strumentalizzate, la stepchild adoption è giusta”
Giovanni Corsello dopo le polemiche dice: “Possibili disagi per i bambini a causa della società in cui viviamo”
“La Legge sulle unioni civili si deve fare e così anche la parte relativa alla ‘stepchild adoption’”. Il presidente della Società italiana pediatria, Giovanni Corsello, dopo le polemiche torna a spiegare quello che è il suo pensiero di medico e scienziato sul tema caldo - anzi caldissimo – al centro del ddl Cirinnà, in discussione in questi giorni al Senato. E che, a giudicare dai titoli a quattro colonne comparsi sui giornali, (uno su tutti il quotidiano della Cei, Avvenire: “Prima i bambini. Il pediatra: possibili danni in coppie omosessuali”), hanno indubbiamente servito un assist a chi questo ddl non vorrebbe che fosse approvato. “Sono a favore del ddl Cirinnà e dell’adozione del figliastro all’articolo 5”, dice rispondendo alle nostre domande. E non nasconde il rammarico. “Quando le posizioni sono preconcette – dice - c'è il rischio che mettendo l'accento su un aspetto importante che riguarda ipotesi di sviluppo questo possa essere utilizzato per un fine che è assolutamente diverso da quello per cui la dichiarazione è stata resa”.
Professore, lei ha detto che avere genitori dello stesso sesso causa diversità e quindi un "possibile disagio". E' giusto?
“Sì ma è un’opinione che va inquadrata nell'ambito di una tematica molto attuale e non vuole assolutamente affermare che i genitori omosessuali non sono in grado di svolgere il loro ruolo. Ai fini della crescita e dello sviluppo psicologico è dimostrato che i loro bambini non differiscono dai figli che hanno genitori eterosessuali. Non è quindi un giudizio di valore negativo rispetto alla capacità genitoriale dei gay. Ma alcuni bambini che hanno genitori dello stesso sesso possono vivere un senso di diversità, frustrazione o disagio nell'interazione con i coetanei a livello scolastico o ludico che può creare difficoltà. E questo alla luce di indagini fatte e poste all'attenzione della comunità scientifica”.
Lei in sostanza dice che la nostra società non è ancora in grado di accogliere queste nuove famiglie?
“Dobbiamo attrezzarci, valutare caso per caso e identificare anche un percorso di aiuto e di supporto. Ecco perché la valutazione deve sfuggire ad una contrapposizione esclusivamente ideologica e invece affrontare aspetti concreti che vedono come interesse primario il diritto del bambino di crescere e svilupparsi in condizioni armoniche e di serenità”.
Non crede che la legge possa servire proprio a "normalizzare" le famiglie omosessuali e favorire la serenità dei bambini?
“Infatti trovo che sia assolutamente utile in questi casi una normalizzazione nel quadro anche legislativo che metta questi bambini che hanno già superato queste problematiche nelle condizioni di andare avanti con il massimo della serenità. La mia non è una posizione contro questa legge e contro la ‘stepchild adoption’ per situazioni già conclamate e acclarate. E' soprattutto un richiamo a valutare in senso prospettico che anche situazioni che possono realizzarsi ex novo possano considerare la possibilità e l'utilità di un supporto tecnico specialistico, laddove ce ne fosse bisogno, per questi bambini nel corso dello sviluppo”.
Insomma professore, lei dice che il suo voleva essere un richiamo ad un approfondimento serio per una materia delicata?
“La mia dichiarazione non era assolutamente contro l'adozione del provvedimento legislativo. Ma aveva l'obiettivo di valutare tutti gli aspetti e tutti i profili di sviluppo clinici del bambino anche tenendo conto delle differenze da caso a caso. Cioè valutando la necessità di un intervento individualizzato, coinvolgendo anche i pediatri, neuropsichiatri infantili e coloro che possono dare un supporto tecnico per chi sta a contatto con il bambino”.