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Il vescovo di Sassari: "A scuola entra chiunque ma non la Chiesa. Si accolgano tutte le religioni"

Intervista con monsignor Paolo Atzei dopo le polemiche alla elementare di San Donato. “Il modello francese? Penso tutto il male possibile”

di Antonella Loi   
Il vescovo di Sassari: 'A scuola entra chiunque ma non la Chiesa. Si accolgano tutte le religioni'

Una tavola rotonda a metà dicembre con “sindaco, imam, dirigenti scolastici e i ragazzi”: tutti insieme a parlare di accoglienza e integrazione. Il 15 di questo mese nella scuola elementare e primaria di San Donato a Sassari, si “porrà rimedio” alla decisione del collegio dei docenti di non accogliere l’arcivescovo, monsignor Paolo Atzei, nella visita pastorale pre-natalizia. “Abbiamo la metà di studenti non cattolici”, ha spiegato alla stampa la dirigente scolastica, Patrizia Mercuri, subito travolta da fiumi di inchiostro e relative polemiche, visto anche il tema "caldo". Anche perché pochi giorni prima la bufera si era scagliata sulla scuola di Rozzano, poi rivelatasi una mezza bufala. Alla fine “l’incidente” di Sassari è rientrato? “Certamente: ma ho fatto tutto io, ho risolto tutto io. La direttrice era piuttostoin difficoltà”, spiega l’arcivescovo che raggiungiamo al telefono nel suo palazzo nel centro della città sarda. “Però - continua – mi faccia precisare una cosa”.

Dica.
“La prima cosa da correggere è che non c’è stato il collegio dei docenti. La professoressa ha contattato qualcuno dei docenti via mail o con il telefonino. Questi si sono sentiti in autorità di convincere la direttrice ad assumere quella posizione. E’ brutto dirlo, ma è così: lei non può prendere una decisione escludendo i genitori che sono il co-soggetto, insieme allo Stato, per la tutela dei diritti dei bambini”.

Cosa vede dietro questa decisione?
“Chiusura e imposizione della chiusura. Una non apertura a ciò che significa le rilevanza della Chiesa cattolica nel territorio. Soprattutto a San Donato, quartiere molto bisognoso. Dove opera la Caritas e dove la Chiesa ha proposto e portato avanti per anni la scuola della cittadinanza”.

Perché fare attività di culto nelle scuole pubbliche oltre che in chiesa?
“E’ il solito sbaglio: noi ci stiamo svendendo a tutto ciò che non è cattolico in Italia. Ed è una cosa assurda: vedremo scomparire la Chiesa da casa nostra senza neanche accorgercene”.

Addirittura?
“Questa è la dabbenaggine italiana, dove un’Europa e un’America stanno dettando una visione anche politica dell’uomo. Si rende conto lei che oggi abbiamo una visione dell’uomo dettata dall’agnosticismo e ateismo e un certo politicismo imperante? Questa visione becera dell’uomo è insopportabile”.

Per questo la Chiesa deve entrare a scuola?
“Noi ci basiamo sulle persone e sulle famiglie che ci danno il diritto di entrare nelle scuole. E perché l’Italia ha riconosciuto che questo è un fatto civile, storico e strutturante. Che poi nelle scuole, diciamolo, entrano cani e porci…”

Cioè?
“Di tutto e di più. Persone non autorizzate ad entrare, che invece entrano e dicono quello che vogliono”.

Ci faccia capire meglio.
“In una scuola una volta non mi hanno fatto entrare, hanno detto: oggi no. Senza nessuna spiegazione. Il giorno prima però c’era un giovane promotore di preservativi, ha capito?”.

In quale scuola? 
“Era sarda, ma non voglio dirle quale perché non voglio andare a maciullare la scuola. Ci sono ideologie a monte. Ecco: questa è la scuola italiana”.

Insomma: lei nota resistenze nelle scuole pubbliche verso la Chiesa.
“Ci sono preconcetti assoluti. Ma l’ideologia che affibbiano alla Chiesa ce l’hanno loro. L’altro ieri la direttrice mi ha detto: però Padre Paolo, la tavola rotonda la facciamo noi, mi dica il tema qual è, altrimenti… "

E’ la dirigente della scuola.
“Io le ho chiesto: professoressa ma lei è libera o raccomandata, di che cosa ha paura? Io dialogo con tutti e lei ha paura di un dialogo con me nella sua scuola? Ecco i preconcetti, il pregiudizio. Va bene: vorrà dire che usciremo allo scoperto come Chiesa sempre di più. E comunque il fatto che l’abbiano massacrata a certi livelli parla da sé”.

Lei dice che nelle scuola pubblica devono poter entrare tutti i religiosi. Quindi gli imam, i buddisti, gli induisti...
“Tutti coloro che possono fare cultura nella scuola. Non come fa l’università italiana che butta fuori la teologia. Siamo stati noi a creare a San Donato la scuola della cittadinanza e adesso ci hanno buttato fuori”.

Quindi secondo lei l’integrazione a scuola come si favorisce?
“Stando dentro la propria identità e confrontandosi con identità diverse nella ricchezza delle differenze”.

Tenere fuori i religiosi significa negare le identità?
“Significa essere beceri e ottusi nel capire che chiunque è portatore di cultura. Lo stesso imam di Sassari dice: che errore non aver accolto il vescovo”.

In Italia il dibattito è aperto. La Francia invece, che ha una cultura e un modello di integrazione diverso dal nostro, dice: fuori le religioni dalle scuole pubbliche. 
“Non mi parli della Francia, lei lo sa come è nata la liberà in Francia?”

Da una rivoluzione.
“Ecco e lo sa quanta gente hanno ghigliottinato i francesi? La Francia con quello si è creata un futuro. E i musulmani, lo sa come li hanno trattati? Adesso ce li hanno in casa... ”.

Sta parlando della politica estera francese e del colonialismo?
“Sì parlo di tutto quello che è capitato negli ultimi settant’anni, in Algeria per esempio. Le banlieu non le ho mica inventate io”.

La Francia dove sbaglia?
“Sbaglia nel presumere che sia la patria della vera libertà. E sbaglia nell’assassinio dei suoi figli stessi. Quando ero vescovo a Tempio, sono stato invitato in Corsica per i 100 anni della Rivoluzione e per Napoleone. Ho detto: io non vado a festeggiare gente che ha ghigliottinato tutta la Chiesa cattolica”.

E' storia: finirono alla ghigliottina re, regine e potentati oppressori del popolo. E tra questi la Chiesa.
“Vabé…”

Quindi, tornando alla scuola...
“Dove sta scritto che quella francese è la migliore idea? Della Francia penso tutto il male possibile. Restando in Italia il Concordato dice che la Chiesa a scuola ci deve essere”.

Il Concordato parla dell’insegnamento della religione cattolica, non delle visite del vescovo.
“Io non rivendico questo diritto. Dico solo che è cretinismo non accogliere, di fronte a cani e porci poi... ”.

Il crocifisso deve rimanere in classe? 
“Non l’ho detto io, l’ha detto il grande Napolitano”.

Le leggi stanno al di sopra di Napolitano e delle opinioni personali: del crocefisso le leggi non parlano.
“Non sono opinioni personali, è una risposta data anche da chi di dovere, data dall’insegnamento della religione cattolica nelle scuole e data anche dall’importanza dei valori di fede all’interno della scuola”.

Quindi festeggiamo Natale e Ramadam?
“Certamente sì. Io sono il primo a fare gli auguri alla comunità musulmana. E faccio tutti i giorni attività di accoglienza con la mensa Caritas, incontrando i musulmani, parlandoci. Ieri mi hanno mandato un sms che diceva: che errore hanno fatto a non accogliere Padre Paolo che forse è l’unico uomo di dialogo nel quartiere. La scuola non è stata realistica. Tanto che la direttrice mi ha chiamato per chiedere conforto”.

Davanti alla scuola di Rozzano, in Lombardia, si sono radunati gruppi di genitori accompagnati da politici del calibro di Salvini e La Russa, che inneggiavano alle tradizioni cristiane. Poi però qualcuno di questi padri cristiani ha urlato contro un padre musulmano “tornatevene a casa vostra”. E' un comportamento da cristiano?
“Il caso nostro però è diverso, non facciamo accostamenti. Di certo questi non li difendo io, perché la libertà deve essere libertà a tutto tondo”.

di Antonella Loi   

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