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Il caso di Lammari, don Vitaliano Della Sala: "Al catechismo può partecipare chiunque"

Il vescovo della diocesi sarda Ales-Terralba: "Se i genitori scelgono di dare un’educazione cattolica ai loro figli, i sacerdoti devono solo prenderne atto"

di Paolo Salvatore Orrù   
Il caso di Lammari, don Vitaliano Della Sala: 'Al catechismo può partecipare chiunque'

“Quel sacerdote è fuori dal tempo”. L’ex parroco di Sant'Angelo a Scala (Avellino), don Vitaliano Della Sala, è sempre stato un “pastore” scomodo, soprattutto è sempre stato dalla parte di chi soffre. Ecco perché anche questa volta ha deciso di sostenere le ragioni della bimba che si è vista rifiutare dal priore della frazione in cui vive, Lammari (Lucca),  la richiesta di iscrizione alle lezioni catechismo, perché “rea” di essere figlia di genitori divorziati. 

Eccesso di prudenza? - Quasi una storia d'altri tempi, proprio quando la Chiesa sta tentando di affrontare trasformazioni epocali mettendo la famiglia al centro di questi mutamenti. Il 18 ottobre Francesco ha canonizzato Ludovico Martin e Maria Azelia Guerin, genitori di Santa Teresa di Lisieux, primi coniugi non martiri santi nella storia della Chiesa, un segnale che molti sacerdoti stentano a intrepretare. “Non c’è nulla da interpretare e non esistono direttive. E se anche esisteressero mi comporterei come sempre: al catechismo può e deve partecipare chiunque lo voglia”, dice don Vitaliano.

Francesco indica la via - Del resto, sempre secondo il presbitero di Mercogliano, “mi sembra che il Papa stia percorrendo una strada diversa da quella intrapresa a Lammari. E poi, mica sono il Padre Eterno per rifiutarmi di amministrare un sacramento come la comunione”.  Il prete rifiuta il ruolo di “giudice”, ma, seppur bonariamente, bacchetta: “I sacerdoti hanno il dovere di agire secondo buon senso e secondo i concetti fondanti del Cristianesimo”.

La Chiesa non è un monolite - Don Vitaliano, che nel 2002 era stato sospeso a divinis per aver espresso liberamente le sue idee, anche questa volta non rinuncia alla “libertà di pensiero”. “La Chiesa non è un monolite, lo dicevo quando il mio era un pensiero di minoranza, lo ripeto ora: la pastorale non va interpretata, va applicata”, afferma. Questo, spiega, “non vuol dire che il matrimonio non è indissolubile, ma quali colpe hanno i figli se i loro genitori hanno deciso di separarsi e magari di formare un'altra famiglia? Nessuna”.

Francesco e Woytila – “Oggi la Chiesa non è più un blocco unico, di sicuro non è più quella fondamentalista di Woytila”, commenta l’ex curato di Sant'Angelo a Scala. Per questo benedice  - “esprime idee diverse da quelle di Giovanni Paolo II” - il regno di Bergoglio: “Con il papa polacco questa notizia non sarebbe mai apparsa nelle pagine dei giornali”.

"Un sacerdote non deve giudicare" - Seppur con molti distinguo monsignor Giovanni Dettori, vescovo della diocesi sarda Ales-Terralba, interpreta la vicenda di Lammari con la stessa visione cristiana di don Vitaliano: “Un sacerdote non deve giudicare: se i genitori scelgono di dare un’educazione cattolica ai loro figli, i preti devono solo prenderne atto. Non si può essere più papisti del Papa”. E se, come avviene in molte parrocchie, i genitori vogliono partecipare alla catechesi, “anche questi devono essere accolti”, conclude monsignor Dettori.

Padrini anche i divorziati? - I due pastori di anime la pensano così, ma quanti altri parroci si trovano nella stessa situazione del priore di Lammari? Tra i padri sinodali nei confronti dei divorziati risposati "c'è una grande sensibilità d'apertura: questi fratelli non sono fuori della Chiesa. L'importante è ricominciare ad offrire a questi fratelli un accompagnamento che traduce la passione della Chiesa per i suoi figli", ha detto l'arcivescovo di Ancona-Osimo, Edoardo Menichelli, in un'intervista a Tv2000. Un modo per avvicinare i divorziati risposati potrebbe essere "l'essere padrino o fare parte del consiglio pastorale", ha detto Menichelli. Si attende il miracolo.

di Paolo Salvatore Orrù   
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