[Intervista] “Vi spiego chi comanderà nel nuovo gruppo che nascerà dalla fusione Fca-Renault”
Per capire meglio le conseguenze della notizia che ha colto di sorpresa l’intero settore automobilistico, Tiscali News ha sentito Giuseppe Berta, uno dei massimi esperti italiani in materia
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La fusione tra Fca e Renault non dovrebbe incontrare ostacoli. Il dossier è da giorni sul tavolo del ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire, dopo l’incontro riservato a Parigi tra il presidente dell’azienda automobilistica italo americana John Elkann e il presidente francese Emmanuel Macron. Coinvolgimento necessario quello del governo di Parigi dato che lo Stato è il principale azionista della casa francese con il 15%. I contorni dell’operazione sono chiari. Fusione paritetica al 50% che porterà alla nascita del terzo gruppo mondiale per volumi di auto. Addirittura primo se nel perimetro si considerano anche i giapponesi di Nissan-Mitsubishi di cui Renault è azionista al 43%. Si tratta di una buona o cattiva notizia per l’economia italiana? Tiscali News ha chiesto un parere a Giuseppe Berta, economista dell’università Bocconi e uno dei massimi esperti italiani di Fiat.
Professore è rimasto sorpreso dalla notizia divulgata per primo dal Financial Times?
"Solo in parte. Una alleanza di Fiat Chrysler era attesa da tempo, tuttavia il nome Renault mi ha sorpreso perché non è mai stata in cima alle preferenze. Evidentemente si prende ciò che si può”.
Quale è il suo giudizio su questo matrimonio?
"Non è una cosa che genera entusiasmo. La Renault negli ultimi anni è andata forte per il legame con i giapponesi di Nissan e non è ancora chiaro se anche questi ultimi faranno parte dell’integrazione. Non c’è dubbio però che la mossa dei francesi mette sotto pressione il gruppo nipponico”.
E’ una buona notizia per l’Italia?
"Di sicuro lo è per la casse di Exxor che porterà a casa un extra dividendo vicino al miliardo e sarà il primo azionista del nuovo gruppo”.
Su questo non ci sono dubbi ma quali saranno le conseguenze industriali per il nostro Paese?
"L’Italia ormai conta poco o nulla nel settore automobilistico. Lo scorso anno abbiamo prodotto 499 mila vetture se togliamo 200 mila veicoli commerciali. Cosa è? Niente. Il solo stabilimento Seat di Barcellona da solo ha fatto più di mezzo milione di vetture”.
Quale sarebbe il beneficio principale per Fca dall’alleanza?
"Finanziario innanzi tutto. Exor voleva alleggerire la sua posizione sull’auto, molto probabilmente avranno la presidenza del nuovo gruppo ma la gestione operativa sarà francese. Dunque pur mantenendo una posizione importante avranno un ruolo più defilato rispetto ad ora”.
Diversi analisti parlano però anche di benefici per Fca sul fronte industriale.
"Si è vero, soprattutto sul fronte delle piattaforme elettriche. Potranno prendere quelle Renault che sono buone e che derivano da quelle Nissan. Questo è sicuramente un vantaggio reale per i marchi Fca”.
I sindacati sono preoccupati per le conseguenze sulla occupazione.
"Fanno bene a preoccuparsi. A Torino sarà fatta la 500 elettrica, ma non sarà una grandissima operazione. Se l’obiettivo della fusione è generare 5 miliardi di sinergie inevitabilmente ci saranno tagli”.
Possiamo dire che questa fusione pone definitivamente fine all’industria automobilistica italiana?
"Qualcosa in futuro continueremo a fare. Marchi come Alfa Romeo e Maserati possono avere una spinta dalla fusione. Abbiamo poi Ferrari e Lamborghini ma il nostro destino sarà inevitabilmente di nicchia. Già i numeri del presente ci fanno capire questo”.
