Il caso Sgarbi e il quadro comprato da Sforza Fogliani

(ANSA) - ROMA, 25 OTT - Ruota attorno all'acquisto all'asta di un quadro, il grimaldello su cui poggia l'indagine della procura di Roma nei confronti del sottosegretario e critico d'arte Vittorio Sgarbi per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Debiti che il critico d'arte ha con l'Agenzia delle Entrate per un totale di circa 715mila euro. Secondo la ricostruzione del Fatto Quotidiano, i pm contestano a Sgarbi di aver acquisito un dipinto all'asta facendo figurare la fidanzata Sabrina Colle come acquirente e con denaro di una terza persona. Con l'intento, appunto, di mettere l'opera al riparo da eventuali aggressioni da parte del Fisco. L'acquisto del dipinto, "Il giardino delle fate", opera del 1913 di Vittorio Zecchin, secondo la tesi di Sgarbi sarebbe stato realizzato grazie alla munificenza dell'ormai defunto Corrado Sforza Fogliani, avvocato cassazionista e banchiere, ex presidente di Confedilizia e vicepresidente dell'Abi.
"Il dipinto è stato donato alla mia fidanzata da Corrado Sforza Fogliani, come risulta da bonifico. Avrà diritto di avere un quadro? Io inoltre non ho mai partecipato all'asta. Il quadro è stato battuto dalla mia fidanzata, è intestato a lei, ed è notificato dallo Stato a suo nome. Lei batte il quadro e dopo un certo tempo, attendendo di pagarlo, ne parla con Sforza Fogliani che decide di regalarglielo" dice Sgarbi al quotidiano e Sabrina Colle conferma: "Sforza Fogliani era un mio grandissimo amico, mi ha fatto un regalo. Tutto questo lo abbiamo già spiegato alla Finanza. Il vostro è un fatto inquisitorio". Quanto al dipinto, si tratta di un'opera di Vittorio Zecchin, artista nato a Murano nel 1878, e risale al 1913. "Il giardino delle fate" era stato messo in vendita dalla casa d'aste Della Rocca e aggiudicata per 148mila euro. Sforza Fogliani, morto nel dicembre 2022, era in amicizia con Sgarbi per le attività di mecenatismo culturale della Banca di Piacenza della quale era storico presidente. D'altra parte i magistrati insistono nel rivendicare la reale proprietà del dipinto a Sgarbi, facendo leva sulle notizie che emergono dal Calendario 2022 edito da Il Cigno Edizioni e da lui curato e in cui compare il dipinto in oggetto. (ANSA). .