Gli Usa: Putin "pronto a scendere a patti" per la fine della guerra. Ma Lavrov frena: "Non è semplice"
L'entusiasmo dell'inviato della Casa Bianca Witkoff viene smorzato dalle dichiarazioni del ministro degli esteri russo. Che però ammette: "Riconosco che hanno cercato di approfondire il problema"

Un accordo di "pace permanente" tra la Russia e l'Ucraina. Secondo Steve Witkoff, sarebbe possibile perché Vladimir Putin sarebbe aperto a scendere a patti per mettere fine alla guerra. Dopo l'attacco a Sumy che ha causato almeno 38 morti indignando la comunità internazionale e gettando un'ombra sull'esito delle trattative, l'entusiasmo dell'inviato speciale della Casa Bianca è evidente. In un'intervista a Fox News, il funzionario Usa, arrivato al terzo colloquio con il Cremlino - che si è tenuto venerdì a San Pietroburgo - ha definito l'incontro a Mosca "utile" e "stimolante".
"La richiesta di Putin è di raggiungere una pace permanente. Quindi, al di là del cessate il fuoco, abbiamo ottenuto una risposta", ha detto Witkoff, riconoscendo che "ci è voluto un po' di tempo per arrivare a questo punto", e aggiungendo che all'incontro pietroburghese hanno preso parte anche due consiglieri-chiave di Putin, Yuri Ushakov e Kirill Dmitriev. "Penso che potremmo essere sul punto di qualcosa di molto, molto importante per il mondo intero", ha detto, senza specificare cosa Putin voglia ottenere come condizione per la pace con Kiev.
Ma il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, sostiene che "non è facile concordare gli elementi chiave di un accordo". Parlando con il quotidiano Kommersant, il russo ha detto che "se ne sta discutendo". Lavrov riconosce a Washington il merito di "aver cercato di approfondire il problema", a differenza dell'Europa.
I contenuti del possibile accordo
La chiave dell'accordo complessivo "riguarda i cosiddetti cinque territori, ma c'è molto di più: ci sono protocolli di sicurezza, non c'è la Nato, l'articolo 5 della Nato, insomma, ci sono solo un sacco di dettagli allegati". "È una situazione complicata - ha ammesso Witkoff - radicata in alcuni aspetti davvero problematici che stanno accadendo tra i due Paesi". Witkoff ha aggiunto che anche gli accordi commerciali tra Russia e Stati Uniti fanno parte dei negoziati: "Credo che ci sia la possibilità di rimodellare le relazioni russo-americane attraverso alcune opportunità commerciali molto interessanti, che credo possano dare una vera stabilità anche alla regione", ha sottolineato.
Trump afferma di fare pressione su Mosca e Kiev, ma finora non è riuscito a ottenere alcuna concessione significativa dal Cremlino, nonostante i ripetuti negoziati tra funzionari russi e statunitensi. E nonostante gli sforzi diplomatici, ci sono stati pochi progressi significativi sull'obiettivo principale di Trump di raggiungere un cessate il fuoco.
I colloqui con Teheran
Sul nucleare iraniano, Witkoff che affermato che il primo incontro diretto in Oman con gli emissari di Teheran "è stato positivo, costruttivo, avvincente". Qualsiasi accordo nucleare tra Stati Uniti e Iran "riguarderà in gran parte il monitoraggio del programma di arricchimento dell'uranio" portato avanti dalla Repubblica islamica, ha affermato Witkoff, senza menzionare la richiesta di ottenere il completo smantellamento del programma nucleare di Teheran.
Trump, che nel suo primo mandato da presidente Usa nel 2018 si ritirò unilateralmente dall'accordo internazionale sul nucleare di Teheran del 2015, ha riportato l'Iran al centro dell'attenzione da quando è tornato in carica a gennaio. A marzo ha inviato una lettera alla Guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei, chiedendo colloqui sul nucleare - il programma che Teheran afferma essere solo civile, energetico, ma che l'Occidente e Israele sospettano da due decenni che nasconda una corsa sottotraccia per ottenere armi atomiche - e evocando possibili azioni militari in caso di rifiuto da parte di Teheran.