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Ue, Von der Leyen si scusa: “Siamo con l’Italia, serve risposta comune. In troppi hanno pensato solo ai problemi di casa”

Passo indietro della presidente della Commissione europea che scrive: “Il Paese colpito più duramente è diventato anche la più grande fonte di ispirazione per noi tutti. Comportamento dannoso e che poteva essere evitato”

Ignazio Dessìdi I. Dessì   
Ursula Von der Leyen e Giuseppe Conte (Ansa)
Ursula Von der Leyen e Giuseppe Conte (Ansa)

Se quello di Ursula von Der Leyen non è un atto di scuse poco ci manca. Oggi l'Europa si sta mobilitando al fianco dell'Italia. Purtroppo non è stato sempre così, scrive. E sicuramente la lettera su Repubblica appare un netto passo indietro rispetto alla dura posizione espressa quando alla proposta di Conte sui coronabond rispose è solo uno slogan, ci sono chiari limiti legali, dando in pratica una sportellata in faccia all’Italia.

Adesso l'intransigente presidente della Commissione europea ammette l’errore compiuto all’inizio da una Ue troppo distaccata o forse incline ai tornaconti di una parte di essa, e nota come “il Paese colpito più duramente, l’Italia, è diventato la più grande fonte di ispirazione per noi tutti”, concludendo infine che “solo la solidarietà può farci riemergere da questa crisi, quella tra persone come quella tra Stati”.

"Pensato solo ai problemi di casa propria"

Bene, non c'è che dire. Anche perchè la lettera contiene ulteriori riflessioni. "Bisogna riconoscere – recita - che nei primi giorni della crisi, di fronte al bisogno di una risposta comune europea, in troppi hanno pensato solo ai problemi di casa propria” e “non si rendevano conto che possiamo sconfiggere questa pandemia solo insieme, come Unione". Quello di prima insomma "è stato un comportamento dannoso che poteva essere evitato".

Solo un rimprovero per altri o anche un mea culpa? In ogni caso parole tese a delineare il cambio di rotta di una Europa che davvero rischia di implodere, perché si occupa troppo di interessi finanziari e poco dei suoi cittadini. Sul cambio di approccio hanno giocato probabilmente le condizioni emergenziali che il coronavirus sta diffondendo in quasi tutti gli stati aderenti, e magari anche la necessità di reagire all’antieuropeismo scatenato dalle dichiarazioni degli organismi Ue nei giorni passati, con conseguente scricchiolamento della tenuta della Unione. In ogni caso le parole della Von Der Leyen rappresentano un segnale degno di nota.

"L'Europa ha cambiato passo"

"In questi giorni la distanza tra individui è fondamentale per la nostra sicurezza: la distanza tra nazioni europee, al contrario, mette tutti in pericolo - afferma la presidente della Commissione - Nel frattempo però  l'Europa ha cambiato passo”. Quindi sottolinea di aver fatto il possibile per incentivare un ragionamento di squadra tra i Paesi e assicurare una risposta coordinata a un problema comune. E questo a suo avviso è servito, perché “abbiamo visto più solidarietà qui in Europa che in qualsiasi altra parte del mondo", esclama. Il tempo ci dirà se di vero cambio di passo si tratta o solo di un dribbling dovuto alle circostanze.

La Sure, cassa integrazione europea

Da questa nuova sensibilità nascono in ogni caso misure per aiutare l’Italia e tutti gli altri Stati toccati drammaticamente dal Covid-19, come la cassa integrazione europea, per la quale la Ue ha bilanciato 100 miliardi di euro, per compensare la riduzione degli stipendi di chi lavora con un orario ridotto. "E questo - chiarisce Van der Leyen - sarà possibile grazie a prestiti garantiti da tutti gli Stati membri”.

Lo strumento, chiamato SURE (sicuro in inglese, che starebbe per Support to mitigate unemployment risks in emergency), servirà a finanziare la Cig nei Paesi in difficoltà e rappresenta, come sottolinea il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni, la prima risposta comune dei Paesi europei alla crisi, il primo esempio concreto, un passo forse storico. E ad oggi "l'Ue - considerando istituzioni e Stati membri - ha mobilitato 2.770 miliardi di euro, la più ampia risposta finanziaria ad una crisi europea mai data nella storia", un vero "Piano Marshall", fa notare la presidente della Commissione di Bruxelles.

Coronavirus (Ansa)

Segnali dalla Germania

Segnali significativi del resto arrivano dalla stessa Germania. Un appello firmato dagli eurodeputati Verdi tedeschi (Sven Giegold, Alexandra Geese e Franziska Brantner) congiuntamente ad alcuni intellettuali italiani è stato inviato alla cancelliera Angela Merkel, oltre che a Ursula Von der Leyen, per sollecitare l’emissione dei coronabond. Perchè “è il momento di compiere con coraggio passi comuni per superare la paura, il momento dell'unità europea e non della divisione nazionale, e chiediamo quindi ai nostri governi di superare i vecchi schemi di divisione in Europa e nell'Eurozona", c’è scritto. E non passa inosservato neppure il messaggio di fratellanza e vicinanza che Bild Zeitung, il giornale più letto in Germania, ha mandato all’Italia.

L'Olanda propone il Fondo di emergenza 

Allo stesso tempo il premier olandese Mark Rutte ha annunciato in Parlamento la proposta per un Fondo Ue di emergenza, destinato a coprire i costi sanitari immediati della pandemia di coronavirus, un fondo separato, alimentato da contributi degli Stati membri, per il quale l’Olanda intende dare un contributo sostanzioso.

Serve una Europa solidale 

Aria nuova insomma, sui motivi della quale ci sarà tempo di riflettere. Sicuramente la emergenza seminata dal coronavirus sarà un laboratorio di analisi della vera essenza ed utilità di questa Europa, un banco di prova per la sua tenuta, un momento per evidenziare i cambiamenti da apportare per consentirle un futuro. Per Ursula von Der Leyen “le decisioni che prendiamo oggi verranno ricordate per anni” e contribuiranno a dare forma all’Europa del domani. Una Europa migliore. Tutto vero, ma speriamo non restino parole e soltanto parole.

C’è da sperare per davvero, infatti, che dalla lezione del Covid-19 venga fuori una Unione europea dei popoli, e non solo della finanza, perché solo così potrà ritrovarsi più forte ed avere un futuro. Una Europa genuinamente fondata sulla solidarietà e non su calcoli di bilancio o mire speculatorie. Perché una Europa senza solidarietà è una Europa senza cuore, e senza cuore qualsiasi organismo muore.

 

 

 

 
 

 

Ignazio Dessìdi I. Dessì   
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