Von Der Leyen ritarda la nomina dei commissari Ue, pesa il veto su Fitto di Socialisti e Verdi
La presidente prende tempo per affinare la squadra e superare i diktat. Stop all'"effetto Draghi": i distinguo di Germania e "frugali". Ma c'è una strategia
All'indomani della presentazione del rapporto Draghi su crescita, competitività e innovazione in Ue, con richiesta di puntare anche sul debito comune e la revisione del Trattati - con l'introduzione delle decisioni a maggioranza - a Bruxelles il sismografo politico registra scosse di assestamento. Sui contenuti dello studio per cominciare, peraltro apprezzato da Ursula Von Der Leyen, i distinguo non si sono fatti attendere. La Germania in primis ("Un debito comune dell''Ue non risolverà alcun problema strutturale", ha detto il titolare delle Finanze, Lindner) sull'ipotesi di rendere strutturale il Recovery Fund, cui si aggiunge quello dei Paesi più "piccoli" e dei cosiddetti "frugali" contro l'abbandono del voto all'unanimità. Il rapporto Draghi dunque indica una strada che l'Ue potrebbe non poter percorrere. E le difficoltà emergerebbero anche nel caso in cui i contenuti dello studio vengano assunti, come potrebbe accadere, dalle linee guida del programma di governo della presidente.
A questo è legato (forse) anche il rinvio da parte della presidente della Commissione della nomina dei commissari. Almeno una settimana, perché la quadra ancora no c'è e, stando a quanto riferiscono oggi diversi organi di stampa, tra i gruppi parlamentari Ue serpeggiano malumori anche per il possibile ruolo di peso promesso al ministro italiano per gli Affari europei, Raffaele Fitto, indicato come vicepresidente esecutivo dell'organismo esecutivo, ma che non potrebbe superare l'esame dell'Europarlamento. Sono i Socialisti a mandare un messaggio minatorio alla presidente, a cui intimano di non ricompensare oltremodo il governo italiano, pena la perdita del loro voto a sostegno della squadra. Come un "no" al supercommissario di Ecr (il gruppo estrema destra al quale ha aderito Fdi ndr) arriva anche dai Verdi e dai Liberali, che già si erano espressi in tal senso.
Strada in salita per Fitto: veto dei socialisti
I socialisti in particolare chiedono non solo equilibrio di genere e l'attenzione ai diritti sociali, ma anche una distribuzione dei vicepresidenti esecutivi che rispecchi gli scheramenti di maggioranza del Parlamento europeo. Del resto l'Ecr guidato da Meloni non ha votato per Von Der Leyen, ragion per cui "se queste aspettative non saranno soddisfatte, sarà molto difficile, se non impossibile, sostenere i commissari presentati", avvertono i Socialisti contrari a "portare proattivamente l’Ecr nel cuore della Commissione". “Una maggioranza pro-europea con un accordo pro-europeo esiste. Deve essere messa in pratica ora”, ha ribadito la presidente del gruppo S&D, Iratxe Garcia Perez. La posta in gioco per Von Der Leyen è alta. Anche i Verdi insistono su questo punto notando come i loro voti siano stati determinanti per l'elezione, al contrario del "no" meloniano.
Secondo quanto scrive Politico, il rinvio del varo della Commissione è dovuto al ritiro del candidato da parte della Slovenia, l’ex revisore dei conti Tomaz Vesel. Per preservare l'equilibrio di genere il Paese balcanico ha presentato l’ex diplomatica e candidata alle presidenziali del 2022 Marta Kosche che dovrà ancora ricevere il placet delle commissioni parlamentari di competenza.
I possibili commissari e le maggioranze variabili
Ma il tempo a disposizione in più servirà a Von Der Leyen anche per fare un nuovo giro di consultazioni, con Fitto al centro. Perché il top job assegnato all'uomo indicato dalla premier italiana potrebbe dare evidenza a un metodo di lavoro che Von Der Leyen intenderebbe avviare e cioè un governo con maggioranze variabili: da una parte l'area progressista e popolare, dall'altra quella conservatrice. I sei vicepresidenti potrebbero essere, oltre a Fitto (con la delega agli Affari economici, il Recovery e la Coesione), Valdis Dombrovskis (con il portafoglio dell’Allargamento e della Ricostruzione ucraina), Thierry Breton (con la delega all’Industria e all’Autonomia strategica), Teresa Ribera (Clima e Transizione), Marso Sefcovic (Semplificazione e Attuazione) e l’Alta rappresentante Ue per la Politica estera, Kaja Kallas.
Si aggiungerà il commissario per il neo dicastero della Difesa che potrebbe andare a Polonia o a una delle tre repubbliche Baltiche. I giochi insomma csono ancora aperti e Von Der Leyen potrebbe venirne fuori azzoppata e senza forze.