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Valencia shock, "un cimitero nel centro commerciale". Il parcheggio con migliaia di posti sommerso da acqua e fango. Si teme un ecatombe. Video e foto

Si aggrava ancora il bilancio dell'alluvione che ha messo in ginocchio i comuni della cintura a sud di Valencia: al momento si contano almeno 211 vittime, ma sono ancora tanti i dispersi

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Un enorme cimitero di acqua e fango avrebbe cancellato la vita di un numero imprecisato di persone che cercavano di riprendere l'auto dal maxi parcheggio del centro commerciale per sfuggire all'onda nera dello tsunami che martedì sera, in pochi minuti, ha trasformato Aldaya in un'immensa palude.

Il centro commerciale della morte

'Benvenuti a Bonaire', recitano i cartelli sul parking del complesso di negozi alle porte di Valencia, il più grande della città, dove solo quattro giorni dopo la catastrofe i militari dell'Unità di emergenza dell'esercito (Ume) sono riusciti a entrare con i vigili del fuoco dopo aver drenato per 24 ore con le pompe idrovore i quattro metri cubici di acqua che hanno sommerso l'intero parcheggio sotterraneo: aveva una capacità di 1.800 posti auto, 5.700 quelli disponibili in tutto il centro commerciale. Ancora non si sa quante persone siano rimaste intrappolate: i sub dell'Ume hanno dovuto aspettare che la melma fosse prosciugata per aprirsi il passo, ma qualcuno di loro ha già parlato di "un cimitero lì sotto".

Cosa è successo

Quando martedì sera si è abbattuta la Dana sul Levante spagnolo era ora di punta serale, con famiglie a fare acquisti o mangiare ai ristoranti. Lo scenario che si osserva oggi da vicino è da day after, con i manichini nelle vetrine ridotti a spettrali sagome nere di fango, scarpe disseminate nella melma assieme a vassoi di pizzeria. Chi ci lavorava stima che al momento della catastrofe ci fossero circa 650 persone, a parte i dipendenti degli esercizi commerciali e della ristorazione. I tecnici dell'Ume allontanano i cronisti dall'accesso quando finalmente scendono nel sotterraneo dell'orrore. Potrebbe essere l'immagine peggiore di questa tragedia senza fine.

Il bilancio è destinato ad aumentare

Delle circa 1.900 segnalazioni di dispersi che avrebbe ricevuto il Centro di coordinamento delle emergenze della Generalitat Valenciana, già giovedì 600 persone erano state ritrovate dai propri cari. Ma, a parte il salvataggio di una donna sopravvissuta dopo essere rimasta per oltre tre giorni intrappolata nella sua auto sotto una catasta di veicoli, si continuano a contare i morti. Come a Paiporta, dove il numero di vittime è salito a 72, delle 211 finora recuperate. "Ci sono strade dove ancora non è stato possibile accedere per i veicoli ammassati nel mare di fango", spiega José Antonio Redondo, assessore al Lavoro e al Commercio, che non rivela il numero di quanti risultano 'desaparecidos'. Un conteggio che realizza il coordinamento dell'Unità militare dell'esercito e che non rende noto.

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I dispersi

"Sono decine quelli che mancano all'appello, almeno qui a Paiporta. Io ho un mio ex compagno di lavoro scomparso da giovedì, dopo essere stato visto per l'ultima volta in auto. Il veicolo è stato ritrovato, ma non il suo corpo", denuncia Juan Ramon Perez. "Ci sono intere famiglie scomparse delle quali non si hanno notizie da martedì", aggiunge. Nel municipio di 25mila abitanti, diviso a metà dal torrente che durante la piena ha seminato morte e distruzione, oggi molte delle centinaia di volontari spalavano con le mascherine per proteggersi dal fetore della morte, unito a quello dei rifiuti ammassati agli angoli di strada che da quattro giorni non vengono rimossi.

L'emergenza diventa sempre più di salute pubblica

"Siamo scampati alla morte, ma non scamperemo alle infezioni, non si può più respirare. Ho mia madre ammalata in casa e nessuno che viene ad aiutarci", denuncia Maria del Rocio Lara. "Qualcuno dovrà pagare per averci abbandonati nella disperazione. Continuiamo a non avere la luce, l'acqua potabile e neanche la copertura telefonica per chiedere aiuto", aggiunge.

Con una folla di volontari applaude l'arrivo dei mezzi dell'esercito, per la prima volta comparsi nel paese: due blindati con i cavi d'acciaio per poter trainare le migliaia di carcasse di auto che sbarrano gli accessi agli edifici. Negli istituti scolatici Luis Vive e Jaume I, due dei pochi edifici con la corrente elettrica, sono stati allestiti centri di distribuzione di viveri e generi di prima necessità. Passano due furgoni mortuari, con le ultime due salme recuperate dal parcheggio di uno stabile. Sono diretti alla morgue della Cittadella di Giustizia di Valencia, dove una ventina di medici legali giunti da tutta la penisola ha effettuato le autopsie su 186 delle 211 vittime accertate.

Dopo il lutto nazionale, ha parlato il premier Pedro Sanchez

Un intervento molto atteso dopo le furibonde polemiche sui ritardi negli aiuti e il rimpallo di accuse tra il governo centrale e quello regionale del popolare Carlos Mazon. Il leader socialista ha assicurato che il suo esecutivo è pronto a fare di tutto per salvare vite umane e stare a fianco delle popolazioni colpite, annunciando l'invio di ulteriori 10mila uomini sul terreno, tra militari e poliziotti.

Quindi ha accuratamente evitato ogni cenno polemico, consapevole che ora è il momento della collaborazione tra le istituzioni: "Ci sarà il tempo di guardare indietro e appurare le responsabilità e le negligenze. Dobbiamo mettere da parte i contrasti e le differenze ideologiche. Ora - è stato il senso del suo appello - è necessario orientare gli sforzi al colossale compito che abbiamo davanti, mantenere il nostro Paese unito nell'avversità e nella solidarietà". Con questo spirito il premier ha annunciato "il maggior dispiegamento di forze militari in Spagna in tempo di pace". Con l'invio annunciato oggi, saranno oltre 17.500 gli uomini in divisa a soccorrere gli alluvionati.

Le ammissioni del premier

Tuttavia, consapevole dell'indignazione che sta montando tra le popolazioni colpite dalla Dana, spesso abbandonate a se stesse, Sanchez ha ammesso che non tutto è andato per il verso giusto: "Sono consapevole che la risposta che si sta dando non è sufficiente. So che ci sono problemi e carenze gravi, che ci sono ancora servizi al collasso, comuni sepolti dal fango. Case distrutte. So che dobbiamo fare meglio". Ma l'autocritica del premier si è fermata qui, facendo intuire che i conti veri si faranno una volta pulite le strade e ristabilita la normalità. A quel punto è chiaro che ci sarà un redde rationem che si annuncia politicamente durissimo.

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