Incubo a Valencia: fotoreporter italiano bloccato tra acqua e devastazione per ben 22 ore
Il fiume Turia rompe gli argini e trasforma le strade in torrenti: Paolo Manzi, fotoreporter italiano, racconta la sua fuga tra inondazioni e atti di sciacallaggio, "un disastro senza precedenti".
Ventidue ore da incubo per Paolo Manzi, fotoreporter italiano trasferito a Valencia per l’inverno, che ha vissuto in prima persona la furia devastatrice del fiume Turia. "L’acqua saliva inesorabilmente, era ovunque, ci circondava", racconta Manzi, originario di Sondrio e residente in Italia nel Piacentino. Catturato in un centro commerciale vicino a Bonaire, Manzi cercava di raggiungere l’aeroporto quando le strade sono state chiuse per inagibilità.
La tempesta e il caos nel centro commerciale
Manzi descrive la situazione di emergenza: "All'improvviso è saltata la luce e da lì è successo il finimondo". Sul cellulare iniziano a piovere alert meteo, ma ormai è troppo tardi, poiché la piena del fiume aveva già invaso le strade. "Nonostante l’emergenza, la direzione del centro commerciale ha invitato tutti a uscire invece di metterci in sicurezza ai piani superiori," spiega. "E l’unica via di fuga portava verso il fiume, che stava per rompere gli argini".
Strade sommerse e scene di sciacallaggio
Manzi tenta di tornare a casa nei sobborghi di Valencia, ma dopo pochi chilometri si trova bloccato. "C'era acqua dappertutto, ho visto auto travolte, alberi divelti, gente disperata", racconta. Scene di sciacallaggio si susseguono davanti ai suoi occhi: "Vetrine spaccate, negozi depredati, persino auto svuotate dai ladri". Bloccato, Manzi passa la notte nel parcheggio del centro commerciale. "Ero al sicuro perché ho un SUV e l'acqua ha coperto solo le ruote, ma le utilitarie galleggiavano. Ho visto auto letteralmente annegare", aggiunge.
Il ritorno a casa tra ponti distrutti
All’alba, Paolo Manzi si mette nuovamente in viaggio verso casa, affrontando il paesaggio desolato lasciato dall’inondazione. "Per tornare dovevo superare il fiume Turia, ma tutti i ponti erano distrutti, accartocciati, crollati o inagibili," spiega. I tentativi di ottenere informazioni dalla Guardia Civil si rivelano inutili: "Dicevano 'non sappiamo nulla'. Ho dovuto procedere fino a trovare l'unico ponte ancora in piedi, a Vilamarxant."
Un’esperienza da incubo
Dopo ventidue ore di fuga e di paure, Paolo Manzi è finalmente riuscito a tornare nella sua casa spagnola a Illiria, vicino Valencia, al sicuro. "Qui non è successo nulla, è tutto a posto, ma in una notte ho visto la devastazione," conclude Manzi, ancora scosso dall’esperienza.