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Valencia, rinviata la visita dei reali di Spagna a Chiva a causa delle contestazioni contestazioni. Il parcheggio dell'orrore. Il video shock e le foto

Sale a 214 il numero delle vittime. Si teme il ritorno della pioggia. I volontari organizzati dalla Piattaforma del Volontariato potranno quindi andare a fornire aiuto alle popolazioni colpite solo dove non esiste l'allerta gialla. Un enorme cimitero di acqua e fango avrebbe cancellato la vita di un numero imprecisato di persone che cercavano di riprendere l'auto dal maxi parcheggio del centro commerciale

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La visita dei reali di Spagna a Chiva è stata rinviata. Lo hanno appena deciso le autorità statali, regionali e la stessa Casa Reale. Felipe e Letizia erano attesi da centinaia di persone in questa seconda tappa della loro visita nei luoghi alluvionati: poco fa avevano fatto sapere di voler continuare con il programma previsto, tuttavia dopo la durissima contestazione a Paiporta è stato deciso il rinvio.

Le contestazioni

Il monarca, accompagnato dalla moglie è stato contestato dalla folla quando, insieme a Sanchez, è arrivato a Paiporta, uno dei centri più colpiti nella periferia di Valencia. In un clima di enorme tensione e caos, la comitiva formata dai due reali, Sanchez e Mazon, ha ricevuto lanci di fango dalla popolazione di Paiporta, esasperata. Tanti gridano "assassini", come si vede nelle immagini trasmesse dalla tv spagnola.

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Distrutti i vetri dell'auto di Sanchez

Nel corso della durissima contestazione di alle autorità spagnole a Paiporta, un gruppo di cittadini locali ha attaccato l'auto di Pedro Sánchez con pale e calci, finendo per distruggere i vetri posteriori dell'auto. "Voglio esprimere solidarietà e vicinnza del governo insieme al riconoscimento dell'angoscia e della sofferenza patite dalle popolazioni. Ora la priorità è salvare le vite umane. Bisogna essere uniti e andare avanti, dicendo tutti insieme no a ogni tipo di violenza", ha affermato il premier spagnolo  che ha aggiunto:"Episodi marginali, non cambiano niente", le ha definite Sanchez. "Il Governo ha il dovere di andare avanti", ha sottolineato

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Allarme rosso nella costa sud di Valencia

Il meteo statale spagnolo (Aemet) ha lanciato l'allarme rosso per la Costa meridionale di Valencia. "Nelle prossime ore in questa zona potrebbero verificarsi temporali di forte intensità: oltre 90 l/m² in un'ora. In linea di massima non si tratterà di rovesci molto persistenti. Pericolo estremo. Stai molto attento!" si legge nell'account X di Aemet.

Ritrovato il corpo di una donna

Nel frattempo, con il ritrovamento del corpo di una donna scomparsa a Letur (Albacete), il numero delle vittime dell'alluvione che ha devastato l'est della Spagna sale ora a 214: 210 a Valencia, tre in Castilla-La Mancha e uno in Andalusia. A Valencia, la zona più colpita, continuano i lavori di soccorso e pulizia con allerte dell'Agenzia Meteorologica Statale per la minaccia di forti temporali. A partire dalle nove di questa mattina è in vigore l'allerta arancione sulla costa nord di Valencia e sulla costa sud. Inoltre, ad Almería c'è un'allerta rossa per pioggia fino a 60 litri in un'ora e durante la giornata, un'allerta arancione per pioggia a Murcia, sulla costa di Castellón e sulla costa di Tarragon. 

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A Valencia predominano lo sgomento e la paura

Le autorità spagnole hanno deciso di limitare la circolazione dei volontari in undici comuni della città colpiti dalla Dana a causa dell'allerta gialla per pioggia in questa zona, che potrebbe complicare la situazione, e per facilitare i lavori di emergenza. Lo riporta l'agenzia Efe. I comuni coinvolti sono Aldaia, Alaquàs , Picanya, Sedaví, Paiporta, Benetússer, Alfafar, Massanassa, Catarroja, Albal e Beniparrell, come riferito dal ministro dell'Ambiente Vicente Martínez Mus dopo l'ultimo incontro del Centro di coordinamento operativo integrato (Cecopi). I volontari organizzati dalla Piattaforma del Volontariato potranno quindi andare a fornire aiuto alle popolazioni colpite solo dove non esiste l'allerta gialla. La Guardia Civil, la Protezione Civile, la Polizia Nazionale e i diversi organismi coinvolti nell'emergenza hanno chiesto all'unanimità di adottare queste misure straordinarie con l'obiettivo di garantire la sicurezza dei cittadini e facilitare i lavori di emergenza. La restrizione sarà in vigore dalla mezzanotte di domenica fino alle 23:59 dello stesso giorno. Sono in tutto 7.500 i membri dell'esercito impegnati sul territorio nella ricerca dei dispersi, ai quali si sono uniti 5.000 fra agenti di polizia e guardia civile mobilitati dal ministero dell'Interno, che si sono uniti ai 5.000 già presenti sul territorio. Secondo le autorità è stata ripristinata l'elettricità per il 94% delle utenze, ma 7mila persone restano ancora senza luce e in migliaia senza acqua. Al quinto giorno dalle inondazioni si riducono le speranze di trovare sopravvissuti fra i 'desaparecidos' il cui numero è ancora imprecisato. Le ricerche sono concentrate nei parcheggi di centri commerciali e abitazioni rimasti finora isolati dalla marea di fango. Si temono decine di vittime intrappolate nel parking del centro commerciale Bonair di Aldaia, dove le idrovore hanno aspirato da ieri il 75% dell'acqua che arriva a quattro metri di altezza nei due piani interrati. Nel parcheggio sono entrati i vigili del fuoco e i militari dell'Ume con alcuni scafi, per cercare persone nelle auto sommerse in quello che potrebbe essere un enorme cimitero di fango. La Protezione civile ha attivato team di psicologi per assistere i familiari delle possibili vittime. Continuano le operazioni di soccorso anche nel parcheggio del supermercato Consum, a Benetusser, dove fra le auto ingoiate dall'acqua si cercano almeno 20 persone.

Il parcheggio della morte 

Un enorme cimitero di acqua e fango avrebbe cancellato la vita di un numero imprecisato di persone che cercavano di riprendere l'auto dal maxi parcheggio del centro commerciale per sfuggire all'onda nera dello tsunami che martedì sera, in pochi minuti, ha trasformato Aldaya in un'immensa palude. 'Benvenuti a Bonaire', recitano i cartelli sul parking del complesso di negozi alle porte di Valencia, il più grande della città, dove solo quattro giorni dopo la catastrofe i militari dell'Unità di emergenza dell'esercito (Ume) sono riusciti a entrare con i vigili del fuoco dopo aver drenato per 24 ore con le pompe idrovore i quattro metri cubici di acqua che hanno sommerso l'intero parcheggio sotterraneo: aveva una capacità di 1.800 posti auto, 5.700 quelli disponibili in tutto il centro commerciale. Ancora non si sa quante persone siano rimaste intrappolate: i sub dell'Ume hanno dovuto aspettare che la melma fosse prosciugata per aprirsi il passo, ma qualcuno di loro ha già parlato di "un cimitero lì sotto".

Quando martedì sera si è abbattuta la Dana sul Levante spagnolo era ora di punta serale, con famiglie a fare acquisti o mangiare ai ristoranti. Lo scenario che si osserva oggi da vicino è da day after, con i manichini nelle vetrine ridotti a spettrali sagome nere di fango, scarpe disseminate nella melma assieme a vassoi di pizzeria. Chi ci lavorava stima che al momento della catastrofe ci fossero circa 650 persone, a parte i dipendenti degli esercizi commerciali e della ristorazione. I tecnici dell'Ume allontanano i cronisti dall'accesso quando finalmente scendono nel sotterraneo dell'orrore. Potrebbe essere l'immagine peggiore di questa tragedia senza fine. Delle circa 1.900 segnalazioni di dispersi che avrebbe ricevuto il Centro di coordinamento delle emergenze della Generalitat Valenciana, già giovedì 600 persone erano state ritrovate dai propri cari. Ma, a parte il salvataggio di una donna sopravvissuta dopo essere rimasta per oltre tre giorni intrappolata nella sua auto sotto una catasta di veicoli, si continuano a contare i morti.

Come a Paiporta, dove il numero di vittime è salito a 72, delle 211 finora recuperate. "Ci sono strade dove ancora non è stato possibile accedere per i veicoli ammassati nel mare di fango", spiega José Antonio Redondo, assessore al Lavoro e al Commercio, che non rivela il numero di quanti risultano 'desaparecidos'. Un conteggio che realizza il coordinamento dell'Unità militare dell'esercito e che non rende noto. "Sono decine quelli che mancano all'appello, almeno qui a Paiporta. Io ho un mio ex compagno di lavoro scomparso da giovedì, dopo essere stato visto per l'ultima volta in auto. Il veicolo è stato ritrovato, ma non il suo corpo", denuncia Juan Ramon Perez. "Ci sono intere famiglie scomparse delle quali non si hanno notizie da martedì", aggiunge. Nel municipio di 25mila abitanti, diviso a metà dal torrente che durante la piena ha seminato morte e distruzione, oggi molte delle centinaia di volontari spalavano con le mascherine per proteggersi dal fetore della morte, unito a quello dei rifiuti ammassati agli angoli di strada che da quattro giorni non vengono rimossi.
L'emergenza diventa sempre più di salute pubblica. "Siamo scampati alla morte, ma non scamperemo alle infezioni, non si può più respirare. Ho mia madre ammalata in casa e nessuno che viene ad aiutarci", denuncia Maria del Rocio Lara. "Qualcuno dovrà pagare per averci abbandonati nella disperazione.

Continuiamo a non avere la luce, l'acqua potabile e neanche la copertura telefonica per chiedere aiuto", aggiunge. Con una folla di volontari applaude l'arrivo dei mezzi dell'esercito, per la prima volta comparsi nel paese: due blindati con i cavi d'acciaio per poter trainare le migliaia di carcasse di auto che sbarrano gli accessi agli edifici. Negli istituti scolatici Luis Vive e Jaume I, due dei pochi edifici con la corrente elettrica, sono stati allestiti centri di distribuzione di viveri e generi di prima necessità. Passano due furgoni mortuari, con le ultime due salme recuperate dal parcheggio di uno stabile. Sono diretti alla morgue della Cittadella di Giustizia di Valencia, dove una ventina di medici legali giunti da tutta la penisola ha effettuato le autopsie su 186 delle 211 vittime accertate.

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