La decisione delle autorità sanitarie Usa: “La terza dose non serve”. Il parere di Burioni, Pregliasco e Bassetti
Secondo i funzionari governativi gli americani che hanno già ricevuto due dosi di vaccino non debbano sottoporsi ad una terza somministrazione. Il punto di vista dei tre esperti italiani

Ne bastano due, non serve una terza dose di vaccino. Le autorità sanitarie statunitensi Centers for Disease Control and Prevention e Food and Drug Administration ritengono che gli americani che hanno già ricevuto due dosi di vaccino non debbano sottoporsi ad una terza somministrazione, nonostante il diffondersi delle nuove varianti di Covid-19.
"Gli americani che sono stati completamente vaccinati non hanno bisogno di una dose di richiamo in questo momento", si legge in una dichiarazione congiunta diffusa poco dopo che Pfizer e BioNTech hanno annunciato l'intenzione di richiedere l'autorizzazione della Fda per una terza dose del loro vaccino Covid-19. Lo riferisce la Npr sul suo sito.
Il parere di tre dei nostri esperti
Ma cosa ne pensano gli esperti italiani? Eccone una sintesi fornita da AdnKronos.
Burioni
"Che le case farmaceutiche spingano con entusiasmo per un richiamo è comprensibile, visto che gli porterebbe grandi profitti. Ma al momento non ci sono dati a supporto, per cui fanno bene Fda e Cdc a dare, per ora, parere negativo. Per il futuro stiamo attenti e teniamoci pronti", dice il virologo Roberto Burioni, docente dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, commentando su Twitter l'annuncio di Pfizer: la casa farmaceutica vuole chiedere alle agenzie regolatorie del farmaco l'autorizzazione per una terza dose del proprio vaccino anti-Covid.
Pregliasco
"Ben venga la pianificazione di una terza dose" di vaccino anti-Covid "perché secondo me sarà necessaria, ma in questa fase" le autorità sanitarie "hanno ragione a dire 'vacciniamo gli altri'. La copertura ad ampio raggio è l'elemento fondamentale, poi si penserà ai richiami", dice all'Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell'Università Statale di Milano.
"La variante Delta e altre varianti ci dimostrano che il virus ha ancora tanto da dare - rileva Pregliasco - Ma non abbiamo ancora una contezza della durata della protezione dal vaccino, che si sta piano piano capendo, ma a mio avviso sarà probabilmente necessaria a un anno di distanza".
Bassetti
"Non sono favorevole alla terza dose" di vaccino anti-Covid. "Dobbiamo pensare che due dosi ci proteggono comunque contro la malattia grave e contro l'evento morte che è il motivo per cui stiamo spingendo con le vaccinazioni. La terza dose è un richiamo che credo però si farà nel 2022 e ben venga che sia anche contro le varianti. Ma fare terza dose oggi vuol dire proteggere solo contro i contagi e noi sappiamo bene che l'obiettivo non è questo, ma ridurre i decessi e le ospedalizzazioni", dice all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova.
"A noi oggi, ma anche in ottobre, non devono importare i contagi, ma il numero di persone ricoverate in ospedale o che prendono le forme gravi di polmonite e per questo due dosi sono sufficienti. Concordo con Fda e Cdc: la terza dose deve essere selettiva", rivolta a una persona "magari perché fragile o soggetto problematico. Ma non di massa", chiarisce Bassetti riferendosi alla precisazione di Fda e Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) americani, che hanno sottolineato come le persone completamente vaccinate contro Covid-19 non abbiano bisogno di una terza dose.
La richiesta di autorizzazione di Pfizer
Pfizer e il suo partner BioNTech hanno affermato che i test di laboratorio stanno dimostrando che l'immunità delle persone inizia a calare dopo le prime dosi. "Come si vede dai dati globali diffusi dal Ministero della Salute israeliano - ha detto Pfizer in una dichiarazione inviata alla Cnn - l'efficacia del vaccino nel prevenire sia l'infezione che la malattia sintomatica è diminuita sei mesi dopo la vaccinazione, sebbene l'efficacia nella prevenzione di esiti gravi rimanga alta". "Inoltre, in questo periodo - aggiunge l'azienda farmaceutica - la variante Delta sta diventando dominante in Israele e in molti altri Paesi. Questi risultati sono coerenti con un'analisi in corso dello studio di Fase 3 delle aziende". Per tutti questi motivi, Pfizer e BioNTech ritengono che una terza dose da somministrare dopo 6-12 mesi dalla seconda "può essere utile per mantenere i più alti livelli di protezione".
La terza dose non serve
Per contro, funzionari del governo degli Stati Uniti hanno sottolineato che le persone completamente vaccinate hanno un basso rischio di infezione, anche dalle varianti più facilmente trasmissibili. "Fda, Cdc e Nih - replicano le massime autorità sanitarie statunitensi - sono impegnate in un processo rigoroso e su basi scientifiche per valutare se o quando potrebbe essere necessario un richiamo. Questo processo tiene conto dei dati di laboratorio, dei dati degli studi clinici e dei dati sperimentali globali, che possono includere dati di specifiche aziende farmaceutiche, ma non si basano esclusivamente su questi dati". "Continuiamo ad analizzare i nuovi dati mano a mano che saranno disponibili e terremo il pubblico informato. Siamo preparati per eventuali dosi di richiamo se e quando la scienza dimostrerà che sono necessarie", concludono le autorità sanitarie Usa nella dichiarazione congiunta.