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Usa, meno 2 al voto, è sempre testa a testa. Trump ha pronto il Piano B: “Se perdo, hanno truccato il voto”

Neanche i sondaggisti più legittimati si sbilanciano. Candidati a caccia di voti chiedono di fare il vecchio porta a porta. Il Piano B del tycoon prevede che in caso di sconfitta, si dia subito la colpa al complotto internazionale. Attive anche le influenze russe

Harris-Trump: testa a testa (Ansa)
Harris-Trump: testa a testa (Ansa)

BROOKLYN - Persino i jet privati dei due candidati presidenti sono testa a testa. Ieri Kamala Harris e Donald Trump avevano entrambi appuntamenti elettorali in North Carolina, uno dei stati incerti ma decisivi. All’aeroporto di Charlotte l’Air Force Two della vicepresidente Harris ha fermato i motori e preparato le scalette mentre dietro era in attesa il Boeing 757 rosso e blu di Trump. Persino Nathan Silver, la Cassazione dei sondaggisti americani, ha lanciato la spugna. “Nelle ultime ora Harris sta recuperando qualcosa su Trump nei swing state e veramente a due giorni dal voto possiamo solo dire che sono 50 e 50”.

Usa 24, le elezioni per il 47 presidente degli Stati Uniti, la scelta è tra la democratica Kamala Harris, la vice di Biden, 60 anni, ex procuratrice generale, madre indiana, padre giamaicano e il “repubblicano” Donald Trump, il già 45° inquilino della Casa Bianca, di cui basti ricordare che il 6 gennaio 2021 ordinò l’assalto al Campidoglio a Washington per impedire l’insediamento di Biden. Ci sarà un processo per quei fatti. Ma se tornerà alla Casa Bianca godrà dell’immunità. E la prima cosa che farà sarà “liberare dal carcere i patrioti che guidarono quella protesta”. Giusto per avere qualche breve cenno su chi guiderà la Casa Bianca nei prossimi quattro anni.

Impossibile fare previsioni

Head to head, neck to neck, so close to call, very wild election: sono tantissimi i modi di dire che raccontano il battiquorum di questa elezione. “Helping America indecide” ripetono i manifesti lungo le stazioni della metro e alle fermate dei bus. E se lo stato di New York è uno di quelli blindati e che non ha mai tradito la sua anima dem, sono ben sette i cosiddetti in bilico (swinging) che decideranno il voto.

Qui i due candidati stanno consumando il conto alla rovescia all’election day. Gli occhi son puntati su Pennsylvania e Wisconsin, dove nel 2020 Joe Biden ha vinto con un margine ristretto. Sul Michigan, stato chiave della cosiddetta Rust Belt, la cintura della ruggine dove un tempo insistevano le grandi fabbriche ormai dismesse e solo in piccola parte riconvertite. Ballano anche la Georgia, Stato del sud tradizionalmente repubblicano che ha sorpreso nel 2020 passando ai Dem come è successo, dal 2020, per l’Arizona. In bilico anche Nevada e North Carolina.

270, il magic number

Il 47° presidente degli Stati Uniti sarà deciso qui e grazie ad un numero magico: 270, il numero dei grandi elettori che danno la maggioranza. Quella del Presidente Usa infatti non è un’elezione diretta, i circa 240 milioni di aventi diritto (al netto dell’astensione) non votano direttamente il Presidente ma eleggono i Grandi elettori che in seguito voteranno per il candidato presidenziale. L’elezione dell’inquilino della Casa Bianca è una storia che dura, nei fatti, mesi. L’election day del 5 novembre è solo la data più importante, oltre 64 milioni di americani hanno già votato anticipatamente e i Grandi elettori formalizzeranno l’elezione nelle prossime settimane. La nuova amministrazione si insedierà ufficialmente il 6 gennaio 2025. Ora, i Grandi elettori sono in tutto 538, da cui il numero magico indispensabile per vincere: 270. Secondo le proiezioni centoquaranta stati sono sicuramente democratici e altri 86 lo sono “probabilmente”; 122 sono sicuramente repubblicani e 97 lo sono probabilmente. Novantatré sono i Grandi Elettori ballerini. Quelli che decideranno la Casa Bianca. Tra questi gli occhi sono puntati sui 19 grandi lettori che mette in palio la Pennsylvania.

La brutta e breve campagna elettorale

E’ stata una brutta campagna elettorale, violenta (Trump è stato vittima di un attentato a Butler, proprio in Pennsylvania), breve (Harris è stata candidata il 25 luglio, dopo il sofferto ritiro di Biden per motivi di salute) e segnata dalla violenza verbale di Trump, un crescendo contro immigrati, le donne, gli omosessuali, contro l’aborto e i diritti civili. Tra le ultime da registrare: in North Carolina ha detto che “a Liz Cheney bisognerebbe sparagli in faccia” (Liz è figlia di Dick il numero di GWBush e ora testimonial di Kamala Harris)); sul palco ha mimato con il microfono e l’asta che lo sorregge, entrambi “troppo basse per i miei standard, l’unica cosa che sarebbe capace di fare Kamala”; ha nuovamente attaccato gli omosessuali denigrando tutta la questione gender. I suoi fan ridono, non si curano di quelli che considerano “solo” eccessi ed esagerazioni un po’ colorite. L’altra metà dell’America osserva con grande preoccupazione. E si chiede, come ha fatto ieri il New York Times, come sia possibile votare Donald Trump. “Non votate Trump, non è adatto a fare il Presidente, basta guardarlo, ascoltare chi lo conosce meglio: Ha cercato di sovvertire un’elezione ed è una minaccia per la democrazia. Se sarà eletto utilizzerà il governo per perseguire gli oppositori e attuare deportazioni di massa”.

Concretezza e gaffe

Nell’ultima settimana c’è stato un riavvicinamento della Harris grazie alla “lista delle cose da fare” della candidata dem e alle gaffe che Trump e uno suo testimonial, il comico Tony Hinchcliffe, ha fatto nel più partecipato comizio di queste elezioni domenica scorsa al Madison Square Garden di New York stipato con 20 mila fan e qualche altro migliaio collegato fuori. Pensando di far ridere e cavalcando il tema dell’immigrazione - uno dei più caldi della campagna - il comico se n’è uscito con questa battuta: “il Portorico è una gigantesca isola di rifiuti galleggiante”. Il problema è che nelle liste della Pennsylvania ci sono 434 mila portoricani la maggior parte dei quali nelle liste repubblicane. Un autogol pazzesco che Trump si sforza ogni giorno di correggere. Anche ieri mattina, in un lungo collegamento telefonico con la tv amica ed alleata di Fox News, ha dedicato quasi metà dell’intervista ai latinos che “io amo, veramente vi amo”. Un altro tema di giornata sono i dati sul lavoro: prendendo spunto dall’ultima rilevazione ufficiale che stima 12 mila posti di lavoro creati in ottobre contro i “normali” centomila, il dato peggior dal 2020 (segnato da uragani, eventi eccezionali climatici ma anche due scioperi), Trump ha attaccato“Il corrotto Joe (Biden, ndr) che ha creato milioni di posti di lavoro finti”.

Trump vede nemici ovunque e soprattutto all’interno. Kamala Harris dice: “Se tornerà alla Casa Bianca, avrà con sè un elenco di nemici da eliminare. Io una lista di cose da fare”.

Il Piano B

Da venerdì Trump sta anche mettendo le mani avanti. “Se io dovessi perdere, la colpa è dei brogli e del chiacchiericcio di stampa e tv”. Fare affermazioni false e fuorvianti e alimentare teorie complottiste è ormai una caratteristica di Trump ostentata in questa campagna ma per qualche motivo non dirimente per molti elettori per cui fa premio il motto Make America Great again e le promesse sull’economia.

Ciò detto, il candidato repubblicano sta preparando il terreno per il dopo. “E questa volta potrebbe riuscirci” avvertono alcuni analisti ed esperti di sicurezza come ha riportato ieri il Washington Post. C’è il Piano A, la vittoria e si dice che la prima visita alla Casa Bianca potrebbe essere quella di Putin. Ma Trump sta preparando il terreno anche al Piano B. In caso di sconfitta sarebbero proprio i russi a scatenare un’ondata di disinformazione per rilanciare le accuse di brogli e portare migliaia di persone di nuovo in piazza, quattro anni dopo le elezioni del 2020. L'intelligence americana si sta preparando a questo secondo scenario. Fonti del Washington Post rivelano che “agenti del Cremlino hanno già realizzato un video che accusa il candidato vice di Kamala, il governatore del Minnesota Tim Walz, di aver commesso abusi sessuali quando era insegnante e coach della squadra di football del liceo”. Sui social i trumpiani hanno rilanciato l’accusa, pubblicando commenti violenti nei confronti del candidato Democratico. Le interferenze russe puntano a “incitare alla violenza e screditare la democrazia come sistema politico, chiunque vinca le elezioni”. Si parla anche di “minacce nei confronti di funzionari elettorali”, di “frodi elettorali compiute da immigrati” e di “incoraggiare le proteste a diventare violente”. Si contano numerose operazioni social in questa direzione, diffuse da profili controllati dalla Russia e già intercettate. Nelle scorse settimane sono stati emessi mandati di cattura nei confronti di russi legati all’emittente di Stato RT, Russia Today, accusati di aver finanziato la diffusione di notizie false su Harris, attraverso influencer di destra. Nel mirino anche il sito di news russo Rybar (fondato da Prigozhin, lo scomparso leader dei mercenari del Gruppo Wagner) che ha messo in rete il video di una presunta vittima di Walz quando era il suo coach in Minnesota. La clip è stata lanciata su X, la piattaforma di Elon Musk che dà spazio, senza filtri di sorta, a tutti gli account cospirazionisti e dei suprematisti bianchi. Contestare il voto, alimentare la narrazione che si trarre di un trucco e una frode e realizzare a quel punto il Piano del 2020, quello fallito: occupare il Capitol hill, impedire l’elezione del 47° presidente degli Stati Uniti. Non è una fiction. Può essere il destino della più grande democrazia del mondo.

Claudia Fusanidi Claudia Fusani - Inviata negli USA   
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