L'Europa si spacca sull'invio di truppe in Ucraina. Fumata nera al vertice di crisi di Parigi. I dubbi di Meloni
Nulla di fatto al vertice di crisi convocato a stretto giro all'Eliseo. Il cancelliere Scholz si è definito irritato: 'No a una pace imposta'. I dubbi della premier: "I nostri militari sono la soluzione meno efficace. Condivido le critiche di Vance"
L’Europa si presenta nuovamente divisa di fronte a una crisi geopolitica cruciale. Il summit convocato dal presidente francese Emmanuel Macron all’Eliseo ha riunito i leader di Francia, Italia, Germania, Spagna, Gran Bretagna, Danimarca, Polonia e Olanda, insieme ai vertici dell’UE e della NATO, per discutere il futuro dell’Ucraina. Tuttavia, il vertice si è concluso senza una linea comune, con profonde divergenze sull’eventuale invio di truppe europee a supporto di Kiev.
Macron e la spinta per una forza europea in Ucraina
Macron ha avviato il summit con un gesto significativo: una telefonata di venti minuti con Donald Trump, segnale di apertura verso l’ex presidente USA. Il leader francese ha proposto la creazione di una “forza di rassicurazione” da posizionare nelle aree vicine al conflitto, ma l’iniziativa ha incontrato resistenze. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz si è opposto con fermezza all’idea di inviare truppe, definendo il dibattito “prematuro e irritante”. Ha ribadito che qualsiasi azione deve essere coordinata con gli Stati Uniti e ha enfatizzato la necessità di un aumento del finanziamento europeo per la sicurezza.
Meloni critica il formato ristretto del summit
Anche Giorgia Meloni ha espresso perplessità sulla riunione, criticando l’esclusione di Paesi baltici e nordici, i più esposti a un’eventuale escalation. La premier italiana ha dichiarato che l’invio di truppe sarebbe una scelta “complessa e inefficace” senza adeguate garanzie di sicurezza per Kiev. Ha inoltre sottolineato l’importanza del coordinamento con Washington, evitando strategie che possano apparire “anti-Trump”.
L’Europa di fronte a nuove sfide nella relazione con gli USA
Il premier polacco Donald Tusk ha ammesso che i rapporti tra Europa e Stati Uniti stanno entrando in una “nuova fase”, con la necessità di aumentare le spese per la difesa. Tuttavia, né Madrid né Varsavia si sono mostrate favorevoli a un coinvolgimento militare diretto. In contrasto, il premier britannico Keir Starmer ha lasciato aperta la porta a un possibile invio di truppe, vedendo nel suo prossimo incontro con Trump a Washington un’opportunità per mediare tra Europa e USA.
Nessun documento finale: il vertice chiude senza un accordo
Al termine della riunione, Macron ha sorpreso tutti evitando dichiarazioni pubbliche, un segnale dell’impasse raggiunta. L’assenza di un documento conclusivo rende difficile comprendere su quali punti si potrebbe costruire un’intesa. L’unico messaggio chiaro è arrivato dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen: “L’Ucraina merita la pace attraverso una posizione di forza, rispettando la sua indipendenza e integrità territoriale. L’Europa continuerà a sostenere Kiev con assistenza militare”. La mancanza di un accordo evidenzia ancora una volta la frammentazione europea di fronte alle grandi questioni geopolitiche.