La raffica di attentati in Sri Lanka: ora il terrorismo colpisce a Oriente del Califfato
Il Paese è sempre più legato alla Cina che ha nella minoranza musulmana degli uiguri uno dei problemi più laceranti. C'è una rete che ha organizzato gli attentati
Rivendicazioni non ne sono arrivate quindi siamo ancora nel campo delle ipotesi e delle probabilità, anche se il ministro degli Interni singalese conferma la matrice religiosa dei sei attentati a chiese e alberghi che hanno causato la morte di oltre 150 persone. A Oriente del Califfato c'è un nuovo terrorismo jihadista che colpisce anche dove i musulmani non sono minoranze apertamente represse. Cristiani e musulmani sono in Sri Lanka comunità minoritarie ma attive, che storicamente fanno da cerniera tra la maggioranza buddista e gli induisti che si sono combattuti in un sanguinoso e terribile conflitto per oltre trent’anni. Su 21 milioni di abitanti in Sri Lanka il 70% sono buddisti, il 12% induisti, il 10% musulmani e il 7% cattolici (circa 1,2 milioni).
Il legame tra Sri Lanka e Cina
Ma adesso qualche cosa è cambiato: lo Sri Lanka, per altro con forti contrasti politici interni, è diventato un Paese sempre più legato alla Cina che ha nella minoranza musulmana degli uiguri uno dei problemi più laceranti: nello Xinjiang la repressione della popolazione islamica di etnica turcofona ha raggiunto livelli molto alti, con campi di "rieducazione” e la progressiva sostituzione dei musulmani con i cinesi.
Le nuove organizzazioni radicali che puntano sul terrorismo
Ed è così che a Est dell’Isis, sconfitto in Siria ma con un’ideologia ancora viva e dirompente, si stanno costituendo organizzazioni radicali che puntano sul terrorismo e la destabilizzazione anche in un Paese apparentemente marginale come lo Sri Lanka che la Cina ha aggiunto al suo “filo di perle”, la catena di insediamenti logistici, economici e
finanziari che sta stendendo lungo la nuova Via della Seta. Due terzi del debito dello Sri Lanka, secondo il Financial Times, è in mano a Pechino.
La guerra civile e le tensioni religiose
Anche l’inspiegabile però ha una spiegazione. I segnali di tensione tra la comunità maggioritaria buddista e quella musulmana da qualche tempo erano in crescita. Tutto è cominciato dopo la fine della guerra civile. Dal 1983
al 2009 l’isola, l’ex Ceylon diventato indipendente nel 1948 dopo 150 anni di dominio britannico, è stata insanguinata da una guerra civile: da una parte le forze del governo, espressione della maggioranza buddista singalese, dall’altra i guerriglieri induisti delle Tigri Tamil, un gruppo estremista, comunista e secessionista. In 30 anni ci sono stati centomila
morti.
La rete che ha organizzato gli attentati
Poi la violenza in Sri lanka è cambiata di segno. Ci sono stati attacchi da parte di estremisti della maggioranza buddista Sinhala a moschee e proprietà musulmane e nel marzo 2018 non è stato dichiarato lo stato di emergenza, con decine di arresti. E in questo nuovo campo di tensioni e odio religioso che possono essere nati gli ultimi spaventosi attentati. Ma per compierli non bastano singoli individui, ci vuole una rete, un’organizzazione: questo è l’aspetto più inquietante che oggi sconvolge un’isola dove la pace rimane una parola intermittente e difficile da pronunciare.