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Cardiopatie congenite, disturbi mentali e bimbi prematuri: il dramma degli ospedali di Gaza - L'intervista

I racconti di Dario Fichera, perfusionista e membro del team di medici volontari italiani della Ong Palestine Children’s Relief Fund (Pcrf)

Lidia Ginestra Giuffrida di Lidia Ginestra Giuffrida   
Cardiopatie congenite, disturbi mentali e bimbi prematuri: il dramma degli ospedali di Gaza - L...
Foto Lidia Ginestra Giuffrida

"Grazie a Dio siamo ancora vivi", fino a qualche giorno fa iniziavano così i lunghi messaggi dalla striscia di Gaza dei colleghi di Dario Fichera, perfusionista e membro del team di medici volontari italiani della Ong Palestine Children’s Relief Fund (Pcrf). Da una settimana a questa parte, chi ancora risponde ai suoi quotidiani messaggi, scrive solo: 'Respiriamo ancora'. “Respirano ancora ma sono già morti dentro - racconta Fichera - ogni volta che ricevo questi messaggi piango. Sono distrutti, annientati, non ce la fanno più. I medici di Gaza sono persone con una forza d’animo e una capacità gigantesca di affrontare e superare gli eventi traumatici. Se ci sono degli eroi in questo mondo sono i medici di Gaza. E adesso sono anche loro annientati”.

In nove anni Dario Fichera è stato almeno 20 volte a Gaza come medico perfusionista. “All’inizio pensavo che il mio ruolo non fosse utile in Palestina, con il tempo invece ho scoperto che nella striscia di Gaza il numero di casi di cardiopatia congenita è il più alto al mondo. C’è un’incidenza superiore del 10x1000 contro il 6,9x1000 della media mondiale. Questo significa che ogni 1000 bambini nati a Gaza, 10 sono affetti da cardiopatia congenita. Allora ho iniziato un progetto insieme a Pcrf per la cardiochirurgia pediatrica”, racconta Fichera.

Il Palestine Children’s Relief Fund si occupa di sanità, sicurezza alimentare, salute psicologica e tumori infantili, questi ultimi anch'essi drammaticamente diffusi a Gaza. Si tratta di un’equipe di medici estremamente professionali, con diverse esperienze all’estero che dal 2014 ad oggi hanno messo in piedi un programma di cooperazione e sviluppo per la salute dei bambini di Gaza. “Nonostante tutte le interruzioni dovute alle operazioni militari e nonostante entrare nella Striscia sia sempre più difficile (anche per colpa di Hamas), siamo riusciti a creare un grande progetto sanitario. Fino al 7 ottobre potevamo dirci felici di quello che avevamo creato”.

Cardiopatie congenite nelle striscia di Gaza

Dario Fichera spiega la situazione delle cardiopatie nella striscia di Gaza: “A Gaza ci sono tantissimi bambini e bambine che nascono con questa sindrome, la diagnosi prenatale è molto difficile, spesso non viene fatta per motivi economici ma anche a causa della carenza di materiali adeguati per eseguirla. I genitori si accorgono della malattia solo dopo che il bambino è nato. Allora sono costretti a chiedere dei visti per andare in Cisgiordania, o in Israele o in Egitto, oppure ad indebitarsi fino all’inverosimile in Qatar o in Turchia. Questi visti richiedono tempi biblici per essere concessi, quindi nell’attesa i bambini peggiorano e spesso non possono più essere curati. Alcune delle cardiopatie più gravi andrebbero operate entro due settimane. Nel frattempo sono necessarie cure mediche che a Gaza non sono disponibili. Ma non è un caso se le cardiopatie sono così numerose, una delle cause è il mancato inbreeding genetico. Non avendo la possibilità di uscire dalla Striscia prima o poi c’è il rischio che si incontri il patrimonio genetico delle persone. In più il fosforo bianco e l’uranio impoverito utilizzati negli attacchi di Israele sulla striscia di Gaza sono ancora presenti nel suolo e nelle falde acquifere, e insieme alle radiazioni alle quali sono esposti quotidianamente i cittadini della Striscia, causano ai feti diverse mutazioni genetiche. La maggior parte di queste sindromi sono cardiopatie congenite”.

La salute mentale

“Per quanto riguarda la salute mentale dei bambini nella striscia di Gaza - continua Dario Fichera - i giovanissimi hanno un perenne disturbo post traumatico da stress. Questo tipo di disturbi in realtà dovrebbe essere elaborato dopo la fine della causa di ‘stress’, ma a Gaza c’è una situazione continuamente stressante. Mentre si sta elaborando il trauma vecchio si è già esposti a quello nuovo. Tutti i bambini fanno la pipì a letto, sono insonni, aggressivi. I livelli di attenzione sono molto bassi. Spesso subiscono abusi dai familiari sia in termini sessuali che di violenza. Queste violenze vengono tenute nascoste per una questione culturale ma anche per il controllo di Hamas. Le denunce sono pochissime così come le richieste di aiuti ai servizi sociali. Gli adolescenti e i giovani adulti, invece, spesso sono dipendenti da tramadol, oppiaceo che crea una dipendenza altissima e che viene usato come sedativo e calmante”.

La situazione a Gaza è sempre stata critica

La situazione sia fisica che psicologica dei giovani e dei giovanissimi di Gaza è sempre stata critica. “Tutti gli esseri umani - continua Fichera - avrebbero il diritto di beneficiare della medicina con cure dignitose ed adeguate. A Gaza non è così. L’85 % dei Gazawi dipende totalmente dagli aiuti umanitari, non solo per il cibo ma anche per tutto ciò che  riguarda le medicine, i disinfettanti, le suture e le apparecchiature più complesse. A Gaza non arrivano, se non con gli aiuti umanitari. Non c’è una buona condizione di salute generalizzata, la maggior parte delle persone nella Striscia vive in condizioni pessime. I bambini che operavamo ancora prima del 7 ottobre arrivavano in ospedale disidratati e malnutriti. Quella di Gaza e del suo embargo, non è una situazione in cui si può parlare di dignità e di rispetto del diritto a ricevere adeguate cure mediche”.

I bambini prematuri

Da sempre nella striscia di Gaza tante donne partoriscono prima del previsto a causa dello stress e della paura alle quali sono esposte. Da un mese a questa parte le nascite premature sono aumentate drasticamente. “I casi di bambini prematuri sono delicatissimi - spiega Fichera - le cure mediche di cui necessitano e che  devono essere garantite sono specialistiche e molto delicate. I medici di Gaza sono bravi a gestire queste situazioni, anche perchè sono abituati a farlo. Chiaramente adesso che si sono fermate le incubatrici, non c’è corrente elettrica e non c’è carburante la situazione è diventata molto più difficile. All'ospedale Shifa, che quasi non esiste più, sono morti sei neonati in incubatrice e tutti i pazienti in terapia intensiva. Quello che so è che in questo momento i medici sono costretti a valutare i bambini prematuri in condizioni migliori per provare a salvarli immergendoli in acqua calda e facendo in modo che le temperature rimangano alte. Nel frattempo le madri continuano a partorire, per terra, in qualsiasi condizione, senza cibo”.

I colleghi che sono adesso nella striscia 

“Faccio molta fatica a sentire i miei colleghi che stanno operando adesso nella striscia di Gaza. So che sono esausti e quando possono si riposano dormendo a terra. Dormono qualche minuto poi si rimettono in piedi e curano i feriti che arrivano numerosissimi senza sosta. Ai miei colleghi che lavorano allo Shifa Hospital - ospedale a Gaza City che è stato bombardato ed è attualmente assediato dall’esercito israeliano - non arrivano più i messaggi da giorni, non so neanche se sono vivi o meno. I miei colleghi che stanno al sud nell’European Gaza Hospital e nel Nasser Hospital non hanno notizie di chi sta allo Shifa. Per ora posso solo immaginare cosa stia significando per loro vedere senza tregua da un mese a questa parte persone smembrate, a pezzi e dentro i sacchetti”, conclude Fichera.

 

 

 

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