[L’intervista] “Terremoto Sarkozy, il primo presidente di Francia sotto processo per le sue azioni”
Parla Jerome Gautheret, capo dell’ufficio di corrispondenza di Le Monde in Italia: “Se gli elementi a suo carico dovessero risultare concreti e si arrivasse a processo allora sarebbe un terremoto. ll Presidente ha uno statuto diverso anche a livello giuridico , non si può fare un processo sulla sua azione durante l’esercizio di governo, solo in casi eccezionali può intervenire l’Alta Corte della Repubblica. Ma in generale un presidente francese non ha mai subito un processo per qualcosa che ha fatto nel corso della sua presidenza. Questo avrebbe un effetto deflagrante nella politica francese

“Un potenziale terremoto, se si arrivasse a processo”. Jerome Gautheret, capo dell’ufficio di corrispondenza di Le Monde in Italia, commenta così il fermo do Nicolas Sarkozy nell’ambito dell’inchiesta sui fondi libici arrivati a Parigi tra il 2006 e il 2007 e che si sospetta siano stati utilizzati durante la sua campagna presidenziale nella primavera 2007. Al centro dell’inchiesta ci sarebbero 5 milioni di euro transitati attraverso le mani dell’intermediario Ziad e Takieddine che sarebbero stati il frutto di un inconfessabile accordo fra Muammar Gheddafi e lo stesso Sarkozy, quando ancora ministro dell’Interno si era recato in Libia alla fine dell’embargo contro il paese africano, nel 2005. Un legame che sarebbe dovuto rimanere nascosto a tutti i costi, forse –è quello che dovranno ora capire i magistrati- anche al costo di una guerra: quella, drammatica, che nel 2011 portò la Francia a bombardare la Libia fino alla cattura e all’uccisione di Gheddafi, con tutte le drammatiche conseguenze che seguirono per la popolazione libica e per gli equilibri nel Mediterraneo.
Gautheret il pubblico italiano è particolarmente interessato ai retroscena di questa vicenda per via dei riflessi economici e di sicurezza che la guerra in Libia ha avuto anche a carico del nostro paese. Alla luce di quanto sta emergendo- interessi politici, diplomatici ma anche personali- che tipo di valutazione possiamo dare?
“Penso che sia presto per trarre delle valutazioni e che si debba ancora aspettare,perché il procedimento è davvero soltanto all’inizio e Sarkozy in questo momento è sentito in quanto persona informata dei fatti. Sotto il profilo storico, le vicende del 2011 sono molto complesse, al momento non siamo in grado di dire se la faccenda dei finanziamenti occulti sia l’unica chiave di lettura della politica estera francese di quegli anni in Libia. Per adesso non sappiamo se ci sono le prove dei finanziamenti libici per la campagna di Sarkozy”.
“Le vicende storiche- prosegue Gautheret- vanno valutate non soltanto alla luce di quanto sta emergendo, ma anche in considerazione di altri parametri. Anzitutto si deve immaginare che all’epoca, al centro della stagione delle primavere arabe, la Francia e la Tunisia erano ancora molto vicine. Nonostante questo la Francia ha sbagliato l’analisi sulla rivoluzione in Tunisia perché non ha saputo leggere il segno dei tempi. Questo ha certamente condizionato anche l’approccio sulla faccenda libica nel 2011, così come il precedente “psicologico” del Ruanda: il timore di non veder ripetere un genocidio come accadde nel paese africano sotto gli occhi dei Caschi blu francesi ha fortemente condizionato la diplomazia francese. C’era anche stato un fatto, a ridosso dell’elezione di Sarkozy, che aveva molto colpito l’opinione pubblica francese: la vicenda delle 5 infermiere bulgare torturate e poste in stato di detenzione in Libia e sulla cui liberazione il presidente appena eletto si impegnò in prima persona, traendone molto beneficio sul piano dell’immagine come paladino dei diritti dell’uomo. Un fatto destinato ad incidere però nel processo di normalizzazione dei rapporti franco-libici ”.
L’inchiesta sta avendo una vasta eco in Francia. Potranno esserci anche delle ripercussioni nelle relazioni fra la Francia e la Libia o fra la Francia ed i partners europei?
“Sarkozy oggi è fuori dai giochi, non ci sono persone a lui vicine all’interno del governo Macron. Se ci saranno delle responsabilità dello stato francese vedremo ma oggi il peso specifico dell’ex presidente nella politica francese è debolissimo”.
C’è però un ammonimento politico che può arrivare alla da questa vicenda?
“Al momento è difficile trarre delle valutazioni anche in quel senso. Bisogna tenere conto che in Francia l’istituto della “garde a vue” non equivale esattamente all’avviso di garanzia italiano. Sarkozy per ora viene sentito come persona informata dei fatti, e potrebbe uscire dall’inchiesta come semplice testimone. Se invece gli elementi a suo carico dovessero risultare concreti e si arrivasse a processo allora sarebbe un terremoto. ll Presidente ha uno statuto diverso anche a livello giuridico , non si può fare un processo sulla sua azione durante l’esercizio di governo, solo in casi eccezionali può intervenire l’Alta Corte della Repubblica. Ma in generale un presidente francese non ha mai subito un processo per qualcosa che ha fatto nel corso della sua presidenza. Questo avrebbe un effetto deflagrante nella politica francese”.