Il Papa: "Non sto bene". Ma conferma l'agenda. L'abbraccio con settemila bambini: crudele ucciderli in guerra
“E’ necessaria la voce dei bambini - ha risposto Francesco a una delle domande nell’Aula Paolo VI - perché i bambini sono messaggeri di pace”.

Nel giorno del raffreddore che inizialmente ha messo in fibrillazione le redazioni del mondo in allarme per la salute del papa, Francesco non solo ha comunicato lui stesso la sua indisposizione, ma ha svolto comunque in pieno due appuntamenti di rilievo: con la Delegazione della Conferenza dei Rabbini d’Europa e poi, nel primo pomeriggio, il grande incontro con 7 mila bambini provenienti dai 5 continenti – una prima in assoluto – con i quali al pari dell’incontro con i Rabbini, non ha letto il discorso scritto, ma ha risposto a numerose domande dei piccoli. E’ chiarissimo il filo rosso che lega i due eventi: guerra e pace, la crisi climatica, l’urgenza del dialogo.
Interventi di alta fattura e complementari, quanto mai attuali entro il frastuono delle armi che uccidono migliaia di innocenti. Parlare di pace in un clima familiare, quasi confidenziale, nella cornice chiassosa dei bambini per Francesco è stato naturale in maniera sorprendente, attingendo alla sua capacità di comunicare con le persone. Il primo segnale è venuto nell’incontro con i rabbini nella Sala del Concistoro. “Buongiorno! Saluto tutti voi e vi do il benvenuto”. Le prime parole.
“Grazie di questa visita che a me piace tanto – ha aggiunto Francesco. “Ma succede che io non sto bene in salute e per questo preferisco non leggere il discorso, ma darlo a voi e che voi lo portiate con voi. Facciamo di tutto per mantenere questo clima di dialogo fraterno che il Cardinale Koch e i suoi collaboratori cercano di promuovere continuamente. Ed ora a me piacerebbe salutarvi a uno a uno”. E così, nonostante il fastidioso raffreddore, è proseguito l’incontro.
Con i bambini nella grande Aula Paolo VI è stata la capacità di Francesco a rendere l’incontro quasi un dialogo tra un nonno -certamente speciale e importante – e i piccoli nipoti che lo hanno un po’ assediato, strattonato, colmato di regali e richieste di firmare magliette e cappellini. Non sono mancati abbracci, baci, specialmente con i bambini portatori di handicap o gravi malattie. La guerra dove muoiono anche i bambini è stato il tema unitario delle due udienze tanto differenziate. Perché si uccidono i bambini nella guerra? Ha chiesto un bambino siriano. “Ho visto quanti morti innocenti – ha risposto Francesco – e questo fa vedere la cattiveria della guerra. Uccidere i bambini è una crudeltà…è brutto, è un’ingiustizia. Nessuno li difende. La guerra è sempre crudele. Preghiamo insieme per i bambini che soffrono e sono uccisi nella guerra”. Il primo pensiero e la preghiera – si legge nel discorso distribuito in mattinata ai rabbini d’Europa - vanno soprattutto a quanto accaduto nelle ultime settimane.
“Ancora una volta la violenza e la guerra sono divampate in quella Terra che, benedetta dall’Altissimo, sembra continuamente avversata dalle bassezze dell’odio e dal rumore funesto delle armi. E preoccupa il diffondersi di manifestazioni antisemite, che fermamente condanno… In questo tempo di distruzione noi credenti siamo chiamati, per tutti e prima di tutti, a costruire la fraternità e ad aprire vie di riconciliazione. Non le armi, non il terrorismo, non la guerra, ma la compassione, la giustizia e il dialogo sono i mezzi adeguati per edificare la pace”.
Poi il testo prosegue chiarendo il significato del dialogo ebraico-cristiano, avviato don il concilio Vaticano II e mai da allora venuto meno, recuperando anzi ritardi secolari per arrivare a un rapporto di fraternità. “Mi soffermo proprio sull’arte del dialogo – insiste Francesco -. L’essere umano, che ha una natura sociale e ritrova sé stesso a contatto con gli altri, si realizza nella trama delle relazioni sociali. In tal senso non è solo capace di dialogo, ma è egli stesso dialogo. Sospeso tra Cielo e terra, solo in dialogo con l’Oltre che lo trascende e con l’altro che ne accompagna i passi, può comprendersi e maturare. La parola “dialogo” etimologicamente significa “attraverso la parola”.
La Parola dell’Altissimo è la lampada che illumina i sentieri della vita: essa orienta i nostri passi proprio alla ricerca del prossimo, all’accoglienza, alla pazienza; non certo al brusco impeto della vendetta e alla follia dell’odio bellico. Quanto è dunque importante, per noi credenti, essere testimoni di dialogo!... è importante che il dialogo ebraico-cristiano mantenga viva la dimensione teologica, mentre continua ad affrontare questioni sociali, culturali e politiche”. E in conclusione un’osservazione rilevante: “Si potrebbe dunque dire che il nostro, più che un dialogo interreligioso, è un dialogo familiare” che richiede coraggio e pazienza per farlo in vista della pace. Ma pare proprio che non bastano gli adulti a fare la pace.
“E’ necessaria la voce dei bambini - ha risposto Francesco a una delle domande nell’Aula Paolo VI - perché i bambini sono messaggeri di pace”. Diverse tra i bambini le domande sulla natura e il cambiamento climatico, altro impegno primario del papa e tema che tiene sospeso il futuro dei piccoli. Perché l’autunno è caldo? Perché noi non custodiamo il creato e la natura si ribella. La natura è il nostro futuro. Tutti dobbiamo essere preoccupati di come vanno le cose. “Non si butta una bottiglia di Coca Cola nel fiume o nel mare. Dobbiamo imparare a custodire il creato e in tal modo custodiamo noi che siamo stati posti nel creato”. Non manca un saluto per le vittime delle alluvioni in tante regioni. E in chiusura, prima della benedizione una preghiera in silenzio per la pace “che tocca il cuore. La pace è la cosa più bella!”.