Cecilia Sala e le rivelazioni choc: "Dormo per terra, nessun pacco consegnato, privata anche degli occhiali"
Nel corso di tre telefonate alla madre, al padre e al compagno, la reporter incarcerata a Teheran rivela le condizioni disumane nelle quali è detenuta. L'appello: "Fate presto, riportatemi a casa"
Nessun pacco con beni di prima necessità: Cecilia Sala, la giornalista arrestata a Teheran e incarcerata nel penitenziario destinato ai dissidenti politici iraniani, Evin, non ha ricevuto i beni di conforto che le autorità avevano dichiarato di averle consegnato. Nessun maglione per difendersi dal freddo di una cella lunga poco più del suo corpo steso a terra, né libri né la mascherina nera per proteggere gli occhi durante le ore di sonno, in una cella perennemente illuminata con luci al neon. Anzi, le sono stati tolti anche gli occhiali da vista. Sala dorme per terra, senza letto o materasso bensì sopra una coperta e un'altra a proteggerla dal freddo. Lo rivela lei stessa nel corso delle tre telefonate che le sono state concesse ieri, di cui una alla madre, al padre e al compagno e collega Daniele Raineri. Dal 27 dicembre, giorno in cui la reporter del Foglio e di Chora Media ha ricevuto la visita dell'ambasciatrice italiana a Teheran, Paola Amadei, non ha potuto incontrare nessuno. L'isolamento è totale e le bugie del regime emergono in tutta la loro drammaticità. Non può vedere nemmeno le guardie, perché il cibo le viene passato attraverso una fessura nella porta.
In una precedente telefonata ha detto che le è stato dato solo un elastico per i capelli e che le guardie le avevano passato "due sigarette giganti" il giorno di Natale, insieme al pasto composto da riso, pollo e datteri. Le telefonate vengono sicuramente ascoltate dai carcerieri e durante la prima chiamata, i familiari si sono detti sicuri che lei stesse leggendo. Nessuna parola sulle accuse che le erano state mosse o sulle condizioni di detenzione.
Scrive il Corriere della sera che la 28enne non viene trattata in quel "modo dignitoso" che il governo dei pasdaran aveva garantito. Il suo racconto al telefono il primo gennaio ha gettato i genitori nella disperazione. Sala viene trattata esattamente come le altre detenute politiche, ovvero senza dignità. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso di fine anno l'ha menzionata, invocandone l'immediata liberazione. Ma le autorità iraniane non sembra vogliano aprire quella cella, per il momento. E quelle sue parole rivolte alle autorità italiane declamano l'urgenza: "Fate presto, riportatemi a casa".
Sullo sfondo lo scambio di prigionieri
Aleggia ancora l'ipotesi dello scambio di prigionieri: Sala contro Mohammad Abedini-Najafabad, l’ingegnere iraniano esperto di droni e detenuto in Italia dal 16 dicembre per conto degli Stati Uniti che dovrebbe essere la persona per la quale è stata rapita la reporter italiana.
Ma stridono le differenze di trattamento tra i due. La 28enne è privata di tutto e non le sono state mosse ancora delle accuse formali, mentre l'iraniano in Italia gode dei diritti garantiti ai carcerati. Ha un letto, persone con cui parlare, libri, giornali e anche un tablet, un trattamento dignitoso e accuse formalizzate. Il diritto internazionale viene applicato, insomma. Del rapimento di Sala ha saputo dalla televisione. Al contrario di quanto accade a Sala che, in violazione delle stesse leggi iraniane che vietano l'isolamento, è trattenuta in condizioni non dignitose. E per ora, al netto delle trattative in corso tra la diplomazia italiana e quella di Teheran, non si intravvede l'imminenza dell'apertura della famigerata prigione di Evin.
La Farnesina accelera
LA Farnesina, dopo le ultime rivelazioni, chiede a Teheran "garanzie totali sulle condizioni di detenzione" e la "liberazione immediata" della giornalista. "I tempi e le modalità di detenzione saranno un’indicazione univoca delle reali intenzioni e dell’atteggiamento del sistema iraniano nei confronti della Repubblica italiana", precisa la Farnesina. Fonti di governo spiegano che già nelle prossime ore potrebbero esserci delle interlocuzioni formali mentre il ministero degli Esteri precisa che "il caso Sala è il caso Italia. Quello che accade alla nostra giornalista in carcere è quello che l’Iran fa agli italiani".