Fico, il premier slovacco vicino a Orban. Rieletto 7 mesi fa, freddo con Kiev e contro le sanzioni a Mosca
Dopo un esordio in politica con una matrice fortemente europeista è diventato una spina nel fianco dell'Europa: nell'ultima campagna ha attaccato più volte Bruxelles per il sostegno a Kiev
Robert Fico, il premier slovacco vittima di un grave attentato a colpi di arma da fuoco, è tornato alla guida del Paese da meno di un anno, da quando nell'ottobre 2023 ha ricevuto il quarto mandato con il suo partito populista di sinistra, lo Smer Ds, che ha sbaragliato la concorrenza dei progressisti aggiudicandosi il 23% alle elezioni, davanti ai liberal-progressisti pro Ue (Ps).
Dopo un esordio in politica con una matrice fortemente europeista (con lui la Slovacchia è entrata nell'euro), il 60enne Fico - nato nel settembre del 1964 nell'allora Cecoslovacchia - nel corso della sua carriera politica ha man mano virato verso posizioni sempre più nazionaliste. Diventando una spina nel fianco dell'Europa: nell'ultima campagna ha attaccato più volte Bruxelles per il sostegno a Kiev ma anche per le sanzioni a Mosca. E, da sempre, si è opposto all'adesione dell'Ucraina all'Alleanza Atlantica, rappresentando insieme all'Ungheria di Orban un potenziale ostacolo per le decisioni a maggioranza dei 27. Il suo partito all'Eurocamera siede tra i banchi di Socialisti e Democratici, ma le sue posizioni, come quelle sui migranti, somigliano più a quelle delle destre, tanto da essere stato espulso dai Socialisti europei.
Bratislava membro da 20 anni ma sempre più lontana da Nato e Ue
La Slovacchia è da 20 anni membro della Nato e dell'Ue: solo 11 anni dopo la sua nascita dalla scissione dell'ex Cecoslovacchia, Bratislava entrò il 29 marzo del 2004 nell'Alleanza e solo tre giorni dopo divenne membro dell'Unione Europea. Ma i rapporti con l'Europa sono da sempre complicati, segnati da una deriva che negli anni ha portato la Slovacchia sempre più vicino a Budapest e non a Bruxelles. Come dimostra il caso Ucraina, a cui gli slovacchi hanno assicurato, in una prima fase, meno dell'1% degli aiuti europei. Per poi annunciare apertamente il taglio di qualsiasi fornitura di armi a Kiev. Per Bratislava l'Ucraina, inoltre, non dovrà mai far parte della Nato: "Non è un Paese indipendente e sovrano ma sotto il totale controllo Usa", aveva dichiarato il premier Robert Fico qualche mese fa nell'annunciare il suo totale disimpegno.
Una posizione, quella di Fico, che oltre ad apparire sempre più filo-russa e vicina all'Ungheria - con diversi commentatori che parlano apertamente di 'orbanizzazione' della Slovacchia - è stata recentemente puntellata dalla nomina del nuovo presidente, Peter Pellegrini, che ha preso il posto dell'europeista Zuzana Caputova, l'ex capo di Stato centrista che ha gettato la spugna non ricandidandosi e dicendosi "sfinita" del clima politico nel suo Paese. Con l'ascesa di Pellegrini si è saldato così l'asse di una coalizione, quella euroscettica del premier, orientata a una svolta legislativa sempre più ostile sul fronte anche dei diritti civili, delle libertà e dell'autonomia del sistema giudiziario. Un cammino in linea con quello da tempo intrapreso da Viktor Orban.