Prevost papa dopo il passo indietro di Parolin: cosa è avvenuto nelle segrete stanze e perché ha pagato l'opposizione a Trump
Il nuovo pontefice sarà il pontiere tra le variegate posizioni interne alla Chiesa. Il "meno americano tra gli americani" ha unito le istanze d'Oltreoceano e rassicurato sulla continuità con Francesco

Il discorso pronunciato dalla loggia della Basilica di San Pietro, letto e scritto e non a braccio come per i suoi predecessori, tratteggia quello che molti analisti interpretano come un vero "programma di governo" del nuovo papa, Leone XIV. E che forse rappresenta la sintesi forte delle istanze dei cardinali che alla fine del quarto scrutinio in Conclave, lo hanno eletto. Come potente appare la simbologia che accompagna la prima apparizione. Richiami a Francesco nell'abbigliamento ma anche a Benedetto, la visione sinodale e l'ortodossia nelle parole. Il richiamo alla "pace disarmante e disarmata". A fianco a lui sul balcone - altro messaggio -, un sorridente Pietro Parolin, colui che "entrò papa" in conclave, per uscirne cardinale. Mai come in questo caso una convinzione ridondante è andata disattesa. I retroscena ricostruiti da tanti quotidiani e siti di informazione dicono che a "sbloccare" il Conclave sia stato proprio il passo indietro del cardinale segretario di Stato di Francesco.
Il passo indietro di Parolin
Il primo giorno della riunione blindata dei 133 cardinali elettori è stata caratterizzata da un ritardo nella prima fumata, nera come si ricorderà. Qualche indiscrezione - non meglio verificabile perché i porporati e tutti gli addetti al Conclave hanno prestato giuramento sulla segretezza - insiste sul fatto che la lentezza in quei primi scrutini sia dovuta al passo indietro di Parolin che pur partiva con un consistente numero di voti. Le 89 schede a favore necessarie per l'elezione comunque lontane. I primi scrutini avrebbero rivelato le reticenze a convergere rapidamente sull'arcivescovo italiano, "abbandonato" nelle intenzioni di voto da "Africa e Asia", osano dire alcune ricostruzioni di stampa.
La volontà di unità per ricompattare le posizioni interne ed esterne alla Chiesa ha prevalso e Parolin avrebbe offerto il suo passo indietro a favore dell'americano Prevost, già in ascesa. Secondo il Corriere della sera a favorirlo anche la forte presa di posizione contro la volontà di Donald Trump di cancellare l'80 per cento dei fondi stanziati ogni anno per UsAid (i programmi di sostegno umanitario internazionale che gli Stati Uniti hanno sempre garantito ndr) che, da cardinale, definì "una scelta criminale". E non devono essere passate inosservate nemmeno le critiche alle politiche di respingimento e incarcerazione dei migranti attuate negli States dal tycoon.
Prevost il pontiere tra Nord e Sud
Quindi: la capacità di mettere d'accordo i cardinali americani, da Nord a Sud, e quelli africani francofoni - Prevost vanta origini francesi, così come spagnole e italiane -, che possono averlo avvicinato ai gruppi dei continenti più a Sud del mondo. Ma gli si riconoscono anche doti di mediazione, come quando all'ultimo sinodo riuscì a fare sintesi tra le posizioni dei conservatori e quelle dei vescovi progressisti (quelli tedeschi) che chiedevano il diaconato anche per le donne. La Chiesa di Francesco è stata caratterizzata da grandi contraddizioni interne, spinte all'apertura e resistenze spesso difficili da ricomporre: Prevost vorrebbe rappresentare proprio la riconciliazione.
Il legame forte con Bergoglio
Tre lauree (Matematica, Teologia e Diritto canonico) oltre alla conoscenza di cinque lingue, con esperienze missionarie in Perù - importante il saluto in spagnolo dal balcone alla diocesi di Chiclayo, una delle più povere del Paese, da lui fondata -, la nascita a Chicago e la doppia cittadinanza peruviana e statunitense lo pongono in una posizione privilegiata, che dà forma all'esigenza di fare da pontiere e che lo vedeva già prima del conclave come carta "centrista" da giocare per ricomporre le fratture. E' Open poi a rivelare che Prevost è iscritto in Usa nelle liste di voto dei Repubblicani, a significare (forse) equilibrio più che equilibrismo. Non a caso l'arcivescovo Timothy Broglio, presidente della Conferenza episcopale americana, intervistato da Repubblica, lo definisce "semplice e gentile, molto intelligente, è uno che studia a fondo. Né liberal né conservatore".
A prevalere comunque è un altro importante dato che definisce il legame di fiducia tra Prevost e Bergoglio: nel 2023 è chiamato a Roma e diventa presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina e prefetto del Dicastero per i Vescovi. Un incarico molto importante, perché sovraintende alla nomina dei vescovi in tutto il mondo. Il 30 settembre 2023 Francesco lo elegge cardinale. La Chiesa deve proseguire sulla via della modernità tracciata da Bergoglio. "Indietro non si torna" era la parola d'ordine in conclave: si può dire che con l'elezione di Leone XIV sia stata onorata.