Pistola e impronte incastrano Luigi Mangione, ma il sospetto killer del Ceo nega tutto
Il caso dell’omicidio di Brian Thompson, Ceo di Unite Healthcare, si arricchisce di nuovi dettagli. Mentre emergono prove schiaccianti, il legale dell’imputato fa muro, e l’FBI avverte di un rischio crescente per altri dirigenti del settore sanitario
Luigi Mangione, 26 anni, sospettato dell'omicidio di Brian Thompson, Ceo di Unite Healthcare, è detenuto in isolamento nel carcere di Huntington, Pennsylvania. Nonostante la mole di prove presentate dalla polizia, il giovane continua a dichiararsi innocente. Tra gli elementi incriminanti ci sono le sue impronte digitali trovate su una bottiglia d'acqua e sull’involucro di una barretta Kind, oltre che sulle pallottole utilizzate nel delitto.
Le pallottole portavano scritte, in pennarello nero, frasi come “Deny, Delay, Depose”, termini tipici del linguaggio delle assicurazioni sanitarie, usati per giustificare il diniego di rimborsi. Secondo le autorità, queste tracce dimostrano un piano preciso, collegato al manifesto trovato in possesso dell’imputato.
Il piano nel taccuino: "Colpisci senza mettere a rischio innocenti"
Tra gli elementi chiave dell’indagine c’è un taccuino rilegato a spirale, descritto come un brogliaccio contenente i piani di Mangione. “Colpisci il Ceo all’annuale convention parassitica dei contabili ossessionati dai numeri. È mirato, preciso e non mette a rischio innocenti”, si legge in uno dei passaggi citati dal New York Times. Nel documento si fa riferimento anche all’intenzione iniziale di costruire una bomba, poi abbandonata per evitare vittime collaterali.
Una lista di bersagli e un manifesto contro il sistema sanitario
Il caso di Thompson potrebbe essere solo il primo. Poster in stile “wanted” con i volti di altri Ceo del settore sanitario sono stati trovati a Manhattan, e una presunta lista di bersagli circola online. La polizia ha emesso un avviso di allerta per i dirigenti delle compagnie di assicurazioni sanitarie, avvertendo di una “minaccia concreta e a breve termine”.
Nel manifesto attribuito a Mangione, il sospetto killer critica aspramente il sistema sanitario statunitense, definendolo “corrotto e avido”. Vi sono riferimenti a figure pubbliche come il regista Michael Moore e la giornalista del New York Times Elisabeth Rosenthal, descritti come persone che hanno “denunciato le ingiustizie” del settore.
Un passato di dolore e isolamento
Gli investigatori stanno analizzando il movente di Mangione, cercando di comprendere cosa abbia portato l’ex studente modello a commettere un gesto così estremo. Luigi avrebbe iniziato a isolarsi da amici e famiglia intorno ai 26 anni, l’età in cui negli Stati Uniti si perde la copertura assicurativa legata ai genitori. L’imputato soffriva da tempo di forti dolori alla schiena, per i quali si era sottoposto a un intervento chirurgico lo scorso anno. La paura di affrontare spese mediche future potrebbe aver contribuito alla sua radicalizzazione.
Il legale di Mangione: “Non ci sono prove”
L’avvocato difensore di Mangione, Tom Dickey, ha dichiarato: “Non ho visto prove che colleghino il mio cliente a questo crimine”. Nonostante le evidenze presentate, Dickey insiste sulla non colpevolezza del suo assistito. Il legale, il cui studio si trova ad Altoona, Pennsylvania, ha riferito che sta ricevendo offerte di aiuto economico per le spese legali da parte di cittadini che vedono Mangione come un “eroe” nella lotta contro il sistema sanitario.
Un’ombra sul passato della famiglia Mangione
Oltre al risentimento personale, alcuni dettagli del passato familiare di Luigi potrebbero avere un ruolo nel suo profondo odio per l’industria sanitaria. Il nonno, Nick Mangione, aveva accumulato una fortuna costruendo una rete di case di riposo private e appartamenti per anziani, mentre l’altro nonno, Joseph Zannino, possedeva un’impresa di pompe funebri. Questo background potrebbe aver influenzato la visione critica di Luigi verso il sistema.