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È più efficace la verità o un bello Storytelling? Il dibattito tra Trump e Harris

Il dibattito tra Trump e Harris pone l’attenzione su una domanda cruciale: esiste ancora la verità? In un mondo dominato dalle fake news, ciò che conta sembra essere lo storytelling più efficace. La linea tra fatti e narrazione è ormai sempre più sottile.

Alice Bellantedi Alice Bellante   
È più efficace la Verità o un bello Storytelling? Il Dibattito Tra Trump e Harris

Il dibattito tra Donald Trump e Kamala Harris ha messo in luce una questione centrale per la politica contemporanea: esiste ancora la verità? O siamo ormai arrivati a un punto in cui non è più la realtà dei fatti a guidarci, ma la narrazione o lo storytelling che più ci convince? In un'epoca dominata da fake news, distorsioni e manipolazioni mediatiche, la linea tra verità e menzogna sembra sfumare, rendendo sempre più difficile distinguere ciò che è reale da ciò che è frutto di una costruzione narrativa. Trump e Harris, in questo contesto, non sono solo candidati politici, ma simboli di due diverse modalità di comunicare e interagire con la realtà.

Verità contro narrazione: il concetto di realtà fluida

La politica americana, come gran parte della politica globale, è sempre stata influenzata dalle capacità narrative. Ma mai come oggi, con l'invasione delle fake news e la manipolazione delle informazioni, si pone il dubbio se esista ancora una verità oggettiva, o se siamo arrivati a credere in ciò che è raccontato in modo più convincente.

Lo scontro tra verità e storytelling ha preso forma in modo evidente durante il dibattito tra Harris e Trump.

Kamala Harris ha cercato di presentare fatti, numeri e proposte concrete. Ha parlato di dati relativi all’economia, ha illustrato politiche concrete per affrontare l'inflazione e ha cercato di dimostrare come il suo programma sia fondato su soluzioni pratiche pensate per rispondere ai problemi del Paese. Tuttavia, la sua narrativa, per quanto basata sui fatti, ha dovuto competere con un avversario che ha fatto della narrazione pura, spesso slegata dalla verità, il suo marchio di fabbrica.

Donald Trump, infatti, ha mostrato ancora una volta la sua capacità di plasmare la realtà a suo piacimento. Durante il dibattito, ha affermato che "le elezioni saranno truccate", che "gli Stati Uniti sono sull’orlo di una recessione senza precedenti" e ha persino ripreso la bizzarra teoria secondo cui "gli immigrati stanno mangiando cani e gatti" negli Stati Uniti. Queste affermazioni, pur essendo smentite da dati ufficiali, hanno trovato terreno fertile in una parte dell'elettorato, alimentando il dubbio, la paura e la diffidenza nei confronti delle istituzioni. Ma il punto cruciale è che, per molti elettori, non è più importante se queste affermazioni siano vere o false: ciò che conta è come queste storie risuonano con le loro preoccupazioni e paure.

Esempi di fake news: la fluidità della percezione

La diffusione di fake news durante la campagna elettorale del 2024 ha dimostrato come la percezione della realtà sia ormai profondamente fluida. Da una parte, abbiamo notizie false palesemente assurde, come quella secondo cui "gli immigrati mangiano cani e gatti". Questa teoria è emersa inizialmente da forum di estrema destra, per poi essere ripresa da alcuni personaggi di spicco vicini a Trump, come Elon Musk e e J.D. Vance, e nonostante la sua evidente falsità, ha avuto un impatto significativo tra l'elettorato repubblicano. Molti elettori, nonostante siano stati esposti a prove concrete che confutavano questa storia, hanno continuato a crederci, probabilmente perché la narrazione si inseriva perfettamente nel racconto di paura e minaccia che Trump ha costruito attorno al tema dell'immigrazione.

Di contro, ci sono notizie vere che faticano a penetrare la sfera della percezione pubblica, proprio a causa della presenza ingombrante di narrazioni alternative.

Lo storytelling al posto della verità: il caso dell’economia

Uno degli esempi più chiari di questo scontro tra verità e narrazione è stato il tema dell’economia. Harris ha illustrato dati economici che mostrano come l’amministrazione Biden-Harris abbia implementato politiche volte a stabilizzare l’economia dopo la crisi pandemica e a proteggere le fasce più deboli della popolazione. Tuttavia, Trump ha risposto con una narrazione di disastro imminente, dipingendo un quadro in cui l’America sarebbe sull’orlo del collasso economico. Nonostante i dati economici dicano il contrario, la narrativa di Trump è risultata più potente dal punto di vista emotivo per la parte dell'elettorato che vive in uno stato di ansia economica, esacerbata da anni di instabilità globale.

La verità, in questo caso, non è stata abbastanza forte da scalfire lo storytelling. I dati forniti da Harris, seppur accurati e verificabili, non hanno avuto lo stesso impatto della retorica apocalittica di Trump, che ha fatto leva sulle paure economiche e sul desiderio di protezione.

Le fake news: uno strumento per plasmare la realtà

Usare fake news non è una nuova strategia per Trump, ma piuttosto una scelta tattica che si è evoluta nel tempo, diventando sempre più raffinata. L’aspetto più inquietante infatti non è solo la diffusione di notizie false, ma il modo in cui queste notizie influenzano profondamente la percezione della realtà. Numerosi studi dimostrano che, anche dopo essere state smentite, le fake news continuano a influenzare la memoria e le opinioni degli individui. Questo effetto è noto come "il bias di conferma", in cui le persone tendono a credere a ciò che conferma le loro idee preesistenti, indipendentemente dalla veridicità dei fatti.

Durante il dibattito, Trump ha ripetutamente insinuato che le elezioni del 2024 sarebbero state truccate, una dichiarazione completamente priva di fondamento, ma che ha trovato terreno fertile tra i suoi sostenitori. Anche in questo caso, Harris ha cercato di controbattere con dati concreti e riferimenti al corretto funzionamento del sistema elettorale, ma la narrazione di Trump ha continuato a dominare, spingendo molti elettori a dubitare della legittimità delle prossime elezioni.

Esiste ancora la verità?

La domanda centrale che emerge da questo dibattito è quasi filosofica: esiste ancora una verità oggettiva, o siamo ormai arrivati a credere solo a ciò che ci viene raccontato in modo più convincente? La narrazione, nel mondo della politica contemporanea, sembra avere un peso maggiore rispetto ai fatti stessi. Le emozioni, la paura e le percezioni personali sembrano superare l'importanza della verità oggettiva. E questo non riguarda solo Trump o Harris, ma riflette un cambiamento più profondo nel modo in cui le persone oggi consumano e processano le informazioni.

Le fake news sono diventate parte integrante di questo nuovo modo di vivere la realtà. Quello che il dibattito tra Harris e Trump ha mostrato è che, per una parte dell'elettorato, non è più importante se qualcosa sia vero o falso, ma quanto esso riesca a risuonare con le proprie emozioni e convinzioni. In questo senso, la verità è stata rimpiazzata dall’efficacia dello storytelling che più ci fa sentire compresi, al sicuro o che semplicemente conferma i nostri pregiudizi.

Conclusione: una battaglia senza vincitori?

Il dibattito tra Trump e Harris ci lascia con una domanda inquietante: siamo ancora in grado di distinguere la verità dalle menzogne, o viviamo in un mondo in cui la narrazione che ci colpisce di più definisce ciò che crediamo? Harris ha cercato di portare fatti e realtà sul tavolo, ma la forza delle narrazioni emotive, che spesso non hanno radici nella verità, ha dimostrato di essere straordinariamente potente. La vera battaglia, più che politica, sembra essere per la definizione stessa della realtà.

Alice Bellantedi Alice Bellante   
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