Papa: "Volere l'eterna giovinezza è delirante". Poi fa un appello agli italiani: "Siate costruttori di pace"
Il Segretario di Stato respinge l'accusa che alcuni rivolgono a Francesco di essere filorusso. Il Pontefice: "Tempo delle vacanze serva anche a rafforzare i legami"

Una generica esortazione del papa ai pellegrini di lingua italiana “ad essere tutti costruttori di unità e di pace in famiglia, nella Chiesa e nella società” lascia pensare che Francesco avesse in mente la campagna elettorale ormai in corso in Italia con tutte le lacerazioni che comporta, ma non esclude che il suo pensiero riguardasse anche la guerra in Ucraina. E di fatti a braccio – con un cenno poi sparito nei testi pubblicati - ha sottolineato trattarsi di “guerra crudele” e ha richiamato l’accoglienza degli immigrati coinvolti in continui sbarchi.
Ma di guerra in Ucraina - con tutte le incognite che tuttora comportano le bombe e gli scambi di accuse su Zaporižžja, la centrale nucleare seguita con il fiato sospeso dalle cancellerie - che ha fatto tornare il pericolo nucleare al centro della guerra e del dibattito mondiale, resta un’idea dominante della diplomazia pontificia. Situazione delicata e impellente come documenta la preoccupazione della Santa Sede espressa durante la Conferenza ONU in corso a New York fino al 26 agosto. Il suo capo delegazione, ha ribadito la convinzione che l’energia atomica debba essere utilizzata solo per scopi pacifici e ha esortato gli Stati a collaborare nel perseguire gli usi pacifici dell’energia nucleare.
“L’energia nucleare, la medicina e le strutture di ricerca non devono essere prese di mira in guerra”, cosa che – ha dichiarato monsignor Gabriele Caccia - potrebbe trasformare questi siti in fonti di proliferazione, creare ‘bombe sporche’ o contaminare radiologicamente le comunità locali e l'ambiente, danneggiando le generazioni presenti e future”. La Santa Sede ricorda che “il Protocollo delle Convenzioni di Ginevra proibisce gli attacchi contro le centrali nucleari ed esorta a mantenere la protezione degli oggetti civili tra le priorità dell'agenda internazionale, compresa la protezione degli impianti nucleari”. Oggi sono 440 in totale i reattori nucleari nel mondo, un quinto dell’energia globale a basse emissioni di carbonio, cruciale per la lotta al cambiamento climatico.
Ma la guerra contro l’Ucraina è anche oggetto di sollecitudine e apprensione internazionale. E molti guardano alla figura del Francesco nella speranza che riesca a sbrogliare una matassa che sembra avvitarsi. Le opinioni sullo zelo del papa per la pace sono divergenti. Lo rileva il cardinale Pietro Parolin segretario di Stato vaticano nell’ampia intervista - sulla diplomazia della Santa Sede, le religioni in Ucraina, la terza guerra mondiale, la Cina - rilasciata alla rivista Limes che si è guadagnata un posto di tutto rispetto per le sue accurate analisi geopolitiche.
“Negli Stati Uniti e in altri paesi si accusa spesso il papa di essere filorusso. Talvolta con toni aspri. Che ne pensa?”. Alla domanda di Limes, Parolin risponde con molto piglio esortando a mettere in circolo opinioni fondate: “Confesso che mi spaventa un po’ questa semplificazione. Il papa è filorusso perché invoca la pace? Il papa è filorusso perché condanna la corsa al riarmo e l’impiego di ingenti somme per l’acquisto di nuove e sempre più potenti armi, invece di utilizzare le risorse disponibili per la lotta alla fame e alla sete nel mondo, la sanità, il welfare, l’educazione, la transizione ecologica? Il papa è filorusso perché invita a riflettere su ciò che ha portato a questi inquietanti e pericolosi sviluppi, ricordando che una convivenza fondata sulle alleanze militari e sugli interessi economici è una convivenza dai piedi di argilla? Il papa è filorusso perché chiede di applicare lo «schema di pace» invece di perpetuare lo «schema di guerra»? Non si può semplificare a tal punto la realtà! Papa Francesco ha condannato fin dal primo istante, con parole inequivocabili, l’aggressione russa dell’Ucraina, non ha mai messo sullo stesso piano aggressore e aggredito né è stato o apparso equidistante.
È stato, per così dire, «equivicino», cioè vicino a quanti soffrono le conseguenze nefaste di questa guerra, le vittime civili innanzitutto, e poi i militari e i loro familiari, comprese le madri di tanti giovani e giovanissimi soldati russi che non hanno più avuto notizie dei loro figli morti durante i combattimenti. Ritengo pertanto ingenerose e anche un po’ grossolane certe critiche, legate forse, per tornare a quanto si diceva prima, alla constatazione che il papa non fa il «cappellano dell’Occidente». La coerenza intrinseca dell’insegnamento di Francesco appare anche nella catechesi odierna, una delle ultime delle tante dedicate alla condizione degli anziani e al loro senso positivo di presenza nella società. L’anziano/a è in attesa della vera destinazione della vita, la vecchiaia è un tempo proiettato al compimento.
“La sicumera di fermare il tempo, cioè volere l’eterna giovinezza, il benessere illimitato, il potere assoluto, - ha riflettuto il papa - non è solo impossibile, è delirante, per cui, bisogna vivere la vecchiaia in quanto la fase della vita più adatta a diffondere la lieta notizia che la vita è iniziazione per un compimento definitivo”. Il meglio “deve ancora venire” afferma Francesco: la morte è un passaggio, non un punto di arrivo. Siamo tutti “apprendisti della vita”, quella che va oltre la vita terrena. “Nella nostra predicazione, spesso il Paradiso è giustamente pieno di beatitudine, di luce, di amore. Forse gli manca un po’ la vita. Gesù, nelle parabole, parlava del regno di Dio mettendoci più vita. Non siamo più capaci di questo noi, nel parlare della vita che continua?”. Dagli anziani ci viene questa indicazione. In questo modo la vecchiaia è nobile – sentenzia Francesco – non ha bisogno di truccarsi.