Il papa mette in guardia da una società che usa le gente per il proprio profitto
Non è una società che genera vita. Il senso della ricerca di Dio. Francesco critica una fede magica
Una società che usa la gente per raggiungere scopi individuali e il proprio profitto non è una società che genera vita. Molto dipende da come si vive la fede e ci si mette alla ricerca di Dio. Può accadere che la ricerca di Dio coincida con la soddisfazione dei nostri bisogni. Si vive allora una fede magica, miracolistica che non è la fede che Gesù chiede nel Vangelo alle persone che lo cercavano. Nell’Angelus odierno il papa, apparso dalla finestra del Palazzo Apostolico, si è limitato alla semplice spiegazione del Vangelo domenicale alla quale ha fatto seguire dei saluti per gruppi di giovani presenti sulla Piazza e provenienti da diverse località distanti da Roma.
Dritto per la sua strada
Ci si poteva aspettare qualche cenno di Francesco ad alcuni episodi importanti nella vita della Chiesa nei giorni trascorsi come, ad esempio, il rinvio a Ottobre della nuova udienza del processo sull’uso improprio dei fondi della Segreteria di Stato, o su alcuni episodi riguardo alla vicenda dolorosa della pedofilia che questi giorni ha registrato la morte dell’ex prete Karadima e del rinvio a giudizio per un vecchio episodio dell’ex cardinale McCarrick. O ancora qualche precisazione dopo le polemiche che si sono accese sull’importante disposizione che cancella tutte le facilitazioni date da Benedetto XVI ai nostalgici della messa preconciliare. Invece Francesco tira dritto per la sua strada di vere innovazioni nella Chiesa volute dal Concilio Vaticano II. E, rendendosi conto che ciò comporta un cambio profondo di mentalità, spiega e rispiega quale sia l’atteggiamento del cuore che i cristiani sono chiamati ad avere per vivere la fede senza magia. Un linguaggio nuovo di Francesco, ma molto impegnativo perché non ci si può contentare di fare le cose perché si sono sempre fatte così. Occorre prendere coscienza della propria fede e chiedersi cosa significa viverla nell’attuale contesto. La prova provata dell’attenzione pedagogica nella pastorale di Francesco si è già avuta con le sue riflessioni sull’esperienza drammatica del Covid 19: ha scosso economia e certezze mondiali. Ha ripetuto in più occasioni che dalla pandemia si può uscire migliori o peggiori di prima. Non ci si può in alcun modo contentarsi di agire come prima: occorre fare diversamente e meglio di prima.
Due questioni cruciali
L’Angelus di oggi pone due questioni cruciali alle quali i credenti debbono rispondere, onesti con se stessi: perché cerchiamo il Signore? Cosa fare per compiere le opere di Dio?
Ciò comporta l’uscita dalla tentazione idolatrica che ci spinge a cercare Dio per nostro uso e consumo. Comportarsi in questo modo significa, infatti, contentarsi di una fede miracolistica che non pone al centro Dio ma i nostri bisogni da soddisfare, “per avere grazie a Lui quello che da soli non riusciamo a ottenere, per interesse. Ma in questo modo la fede rimane superficiale e anche – mi permetto la parola – la fede rimane miracolistica: cerchiamo Dio per sfamarci e poi ci dimentichiamo di Lui quando siamo sazi. Al centro di questa fede immatura non c’è Dio, ci sono i nostri bisogni. Penso ai nostri interessi, tante cose… È giusto presentare al cuore di Dio le nostre necessità, ma il Signore, che agisce ben oltre le nostre attese, desidera vivere con noi anzitutto una relazione d’amore. E l’amore vero è disinteressato, è gratuito: non si ama per ricevere un favore in cambio! Questo è interesse; e tante volte nella vita noi siamo interessati”.
Guardarsi da una fede magica
Occorre perciò guardarsi da una fede magica e scegliere una fede che piace a Dio. Tale fede consiste nell’accoglienza di Gesù nella propria vita operando secondo il Vangelo. In questo modo ci si libera dall’uso delle persone per i nostri scopi. “E’ brutto – ha osservato il papa – usare le persone per il proprio profitto. E una società che mette al centro gli interessi invece delle persone è una società che non genera vita”. Gesù indica la strada: “Non è aggiungere pratiche religiose o osservare speciali precetti; è accogliere Gesù, è accoglierlo nella vita, è vivere una storia d’amore con Gesù. Sarà Lui a purificare la nostra fede. Da soli non siamo in grado. Ma il Signore desidera con noi un rapporto d’amore: prima delle cose che riceviamo e facciamo, c’è Lui da amare. C’è una relazione con Lui che va oltre le logiche dell’interesse e del calcolo”.