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Il Papa vuole una nuova cittadinanza dei poveri: serve un cambio contestuale di economia e ambiente

Coinvolti nel progetto i giovani impegnati nell’evento di Economy of Francesco e la Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Come percorrere vie nuove per un sistema economico solidale alternativo al presente

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
Papa Francesco (Foto Ansa)
Papa Francesco (Foto Ansa)

Non si cambia l’ambiente se non si cambia l’economia. E’ questo il messaggio sintetico di concreta rivoluzione sociale che in questa vigilia attiva del Cop26 a Glasgow lancia e ripete papa Francesco. E coinvolge da subito nel progetto giovani economisti, imprenditori e “changemakers”  impegnati nell’evento mondiale die Economy of Francesco e la Pontificia Accademia delle Scienze Sociali riunita in una due giorni di studio su come sradicare la povertà, immaginando vie nuove per un sistema economico solidale alternativo al presente che superi la globalizzazione dell’indifferenza.

Il videomessaggio

Ai giovani imprenditori ed economisti collegati con Assisi in diretta streaming con 40 città del pianeta per il secondo appuntamento il papa ha parlato in videomessaggio. Il terzo incontro per ripensare un nuovo tipo di economia si svolgerà in Assisi nell’ottobre del prossimo anno in presenza anche di papa Francesco.

Nuova ecologia e nuova economia sono interdipendenti, non si può pensare di realizzare l’una senza l’altra. Ne è convinto Francesco che intreccia un’attenzione costante per immettere nel dibattito internazionale e nelle priorità delle politiche mondiali una riflessione che tenga conto reale del contributo dei giovani. Del resto le stesse manifestazioni ambientaliste dei giovani in preparazione del Cop26 hanno lanciato il messaggio alla politica perché esca dalle vuote promesse, recependo le richieste dei giovani per invertire la crisi climatica del pianeta.

L'economia malata

“L’economia malata che uccide – ricorda il papa nel videomessaggio ai giovani economisti e imprenditori - nasce dalla supposizione che siamo proprietari del creato, capaci di sfruttarlo per i nostri interessi e la nostra crescita. La pandemia ci ha ricordato questo profondo legame di reciprocità; ci ricorda che siamo stati chiamati a custodire i beni che il creato regala a tutti; ci ricorda il nostro dovere di lavorare e distribuire questi beni in modo che nessuno venga escluso. Finalmente ci ricorda anche che, immersi in un mare comune, dobbiamo accogliere l’esigenza di una nuova fraternità. Questo è un tempo favorevole per sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo”.

I beni comuni

La qualità dello sviluppo dei popoli e della Terra dipende soprattutto dai beni comuni. Per questo “dobbiamo cercare nuove vie per rigenerare l’economia nell’epoca post-Covid-19 in modo che questa sia più giusta, sostenibile e solidale, cioè più comune. Abbiamo bisogno di processi più circolari, di produrre e non sprecare le risorse della nostra Terra, modi più equi per vendere e distribuire i beni e comportamenti più responsabili quando consumiamo. C’è anche bisogno di un nuovo paradigma integrale, capace di formare le nuove generazioni di economisti e di imprenditori, nel rispetto della nostra interconnessione con la Terra. Voi, nell’“Economia di Francesco” come in tanti altri gruppi di giovani, state lavorando con lo stesso proposito. Voi potete offrire questo nuovo sguardo e questo esempio di una nuova economia”.

La fraternità al centro dell’economia

Ai giovani il papa rinnova un compito impegnativo: “Rimettere la fraternità al centro dell’economia. Mai come in questo tempo sentiamo la necessità di giovani che sappiano, con lo studio e con la pratica, dimostrare che una economia diversa esiste. Non scoraggiatevi: lasciatevi guidare dall’amore del Vangelo, che è la molla di ogni cambiamento e ci esorta a entrare dentro le ferite della storia e risorgere. Lasciatevi lanciare con creatività nella costruzione di tempi nuovi, sensibili alla voce dei poveri e impegnatevi a includerli nella costruzione del nostro futuro comune. Il nostro tempo, per l’importanza e l’urgenza che ha l’economia, ha bisogno di una nuova generazione di economisti che vivano il Vangelo dentro le aziende, le scuole, le fabbriche, le banche, dentro i mercati…Voi non siete il futuro, voi siete il presente. Un altro presente. Il mondo ha bisogno del vostro coraggio, ora”. Analoghi concetti Francesco esprime in un messaggio in occasione dell’incontro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali  sul tema "Caritas, amicizia sociale e fine della povertà. Scienza ed etica della felicità". Francesco suggerisce lo spirito di povertà quale via di assicurare la felicità individuale e dei popoli. Infatti la ricerca illimitata del profitto e della ricchezza, genera povertà, conflitti e disuguaglianze. Per voltare pagina il papa raccomanda di educare i giovani alla globalizzazione della solidarietà.

Una forte denuncia

E’ forte la denuncia da parte del papa: “In questi tempi di opulenza, in cui dovrebbe essere possibile porre fine alla povertà, i poteri del pensiero unico non dicono nulla dei poveri, degli anziani, degli immigrati, dei non nati, dei malati gravi. Invisibili alla maggioranza, sono trattati come usa e getta. E quando sono resi visibili, sono spesso presentati come un peso indegno per le casse pubbliche. È un crimine contro l'umanità che, come risultato di questo paradigma avido ed egoista imperante, i nostri giovani siano sfruttati dalla nuova e crescente schiavitù del traffico di esseri umani, specialmente nel lavoro forzato, nella prostituzione e nella vendita di organi”.

Il crescente divario tra ricchi e poveri

Il Papa prende considera il crescente divario tra ricchi e poveri una causa di disordini sociali, di conflitti e di messa in pericolo della democrazia. La miseria riduce la libertà e quindi è un dovere l’aiuto verso i poveri. Cita in proposito due modelli esemplari della disponibilità a farsi carico dei poveri, san Francesco d’Assisi e Madre Teresa di Calcutta, ma rileva che molti altri uomini e donne “hanno ricevuto grazie dai poveri, perché in ogni fratello e sorella in difficoltà abbracciamo la carne del Cristo sofferente”.

A seguito delle parole di Francesco i partecipanti all’incontro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali cercheranno risposte sulle cause e le conseguenze della povertà, sui diritti economici dei poveri, i doveri etici verso di loro e quali possibilità esistono per la ridistribuzione del reddito e la protezione sociale.

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
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