Il papa a Lisbona: "Si facciano politiche inclusive di pace". E alla Chiesa chiede di andare oltre gli scandali
Nella Giornata mondiale della gioventù, il monito di Francesco all'Europa e all'Occidente e alla stessa Chiesa perché non si arrenda alla stanchezza causata dalla pedofilia, clericalismo e mondanità
Niente di nuovo sul fronte occidentale? Papa Francesco sogna invece un’Europa e un Occidente capaci di novità rispetto alle grandi questioni globali. E anche nella Chiesa è tempo di andare oltre la crisi causata dagli scandali di pedofilia. Resterà in Portogallo fino a conclusione, domenica prossima, della 38ma Giornata Mondiale della Gioventù (GMG), ma già ieri, da Lisbona, Francesco ha lanciato due segnali potenti: uno all’Europa e all’Occidente per osare di più in politiche inclusive, al servizio della pace, della vita e dei fragili; l’altro alla Chiesa cattolica per non arrendersi alla stanchezza causata dagli scandali, superando il clericalismo e la mondanità per diventare una Chiesa di tutti i battezzati, risvegliata all’inquietudine del vangelo. All’Europa e più in generale all’Occidente resta una sola alternativa: rigenerarsi o perire.
Circa un milione sono i giovani e ragazze provenienti da tutto il mondo presenti all’evento di Lisbona che diventa in qualche modo città della speranza per un futuro migliore. “Sappiamo – ha ricordato Francesco a un uditorio di mille persone tra autorità, società civile, corpo diplomatico - che oggi le grandi questioni sono globali, eppure spesso sperimentiamo l’inefficacia nel rispondervi proprio perché davanti a problemi comuni il mondo è diviso, o per lo meno non abbastanza coeso, incapace di affrontare unito ciò che mette in crisi tutti. Sembra che le ingiustizie planetarie, le guerre, le crisi climatiche e migratorie corrano più veloci della capacità, e spesso della volontà, di fronteggiare insieme tali sfide”.
Nel 2007 Lisbona è stata sede di una revisione del Trattato di Riforma dell’Unione Europea aprendo di più ai valori e ai diritti. Uno “spirito dell’insieme, animato dal sogno europeo di un multilateralismo più ampio del solo contesto occidentale”. In maniera analoga Francesco auspica che la GMG di Lisbona sia “per il “vecchio continente” - possiamo dire l’“anziano” continente -, un impulso di apertura universale, cioè un impulso di apertura che lo renda più giovane. Perché di Europa, di vera Europa, il mondo ha bisogno: ha bisogno del suo ruolo di pontiere e di paciere nella sua parte orientale, nel Mediterraneo, in Africa e in Medio Oriente”, capace di “avviare percorsi di dialogo, percorsi di inclusione, sviluppando una diplomazia di pace che spenga i conflitti e allenti le tensioni, capace di cogliere i segnali di distensione più flebili e di leggere tra le righe più storte”.
Una sollecitazione quella del papa motivata dalle difficoltà e contraddizioni che segnano il tempo attuale: “Nell’oceano della storia, stiamo navigando in un frangente tempestoso e si avverte la mancanza di rotte coraggiose di pace. Guardando con accorato affetto all’Europa, nello spirito di dialogo che la caratterizza, verrebbe da chiederle: verso dove navighi, se non offri percorsi di pace, vie creative per porre fine alla guerra in Ucraina e ai tanti conflitti che insanguinano il mondo? E ancora, allargando il campo: quale rotta segui, Occidente? La tua tecnologia, che ha segnato il progresso e globalizzato il mondo, da sola non basta; tanto meno bastano le armi più sofisticate, che non rappresentano investimenti per il futuro, ma impoverimenti del vero capitale umano, quello dell’educazione, della sanità, dello stato sociale. Preoccupa quando si legge che in tanti luoghi si investono continuamente fondi sulle armi anziché sul futuro dei figli. E questo è vero. Si investe più sulle armi che sul futuro dei figli.
Io sogno un’Europa, cuore d’Occidente, che metta a frutto il suo ingegno per spegnere focolai di guerra e accendere luci di speranza; un’Europa che sappia ritrovare il suo animo giovane, sognando la grandezza dell’insieme e andando oltre i bisogni dell’immediato; un’Europa che includa popoli e persone con la loro propria cultura, senza rincorrere teorie e colonizzazioni ideologiche. E questo ci aiuterà a pensare ai sogni dei padri fondatori dell’Unione europea: questi sognavano alla grande!”. Dura l’analisi di Francesco sull’Europa e l’Occidente attuali: “Verso dove navigate, Europa e Occidente, - è il suo interrogativo - con lo scarto dei vecchi, i muri col filo spinato, le stragi in mare e le culle vuote? Verso dove navigate? Dove andate se, di fronte al male di vivere, offrite rimedi sbrigativi e sbagliati, come il facile accesso alla morte, soluzione di comodo che appare dolce, ma in realtà è più amara delle acque del mare? E penso a tante leggi sofisticate sull’eutanasia”.
Ambiente, futuro, fraternità
Resta un’uscita della speranza che viene dai giovani che si incontrano nella GMG di Lisbona. Un oceano di giovani “provenienti da tutto il mondo, che coltivano i desideri dell’unità, della pace e della fraternità, giovani che sognano ci provocano a realizzare i loro sogni di bene. Non sono nelle strade a gridare rabbia, ma a condividere la speranza del Vangelo, la speranza della vita. E se da molte parti oggi si respira un clima di protesta e insoddisfazione, terreno fertile per populismi e complottismi, la GMG è occasione per costruire insieme. Rinverdisce il desiderio di creare novità, di prendere il largo e navigare insieme verso il futuro”.
Tre sono “i cantieri della speranza” in cui insieme, giovani e anziani, “possiamo lavorare tutti uniti: l’ambiente, il futuro, la fraternità”. Sono la via di Francesco per guarire la politica introversa e malata sostituendola con la buona politica. In Europa e, più in generale, in Occidente, “si assiste a una fase discendente della curva demografica: il progresso sembra una questione riguardante gli sviluppi della tecnica e gli agi dei singoli, mentre il futuro chiede di contrastare la denatalità e il tramonto della voglia di vivere”. La buona politica può fare molto, può essere generatrice di speranza, essa, infatti “non è chiamata a detenere il potere, ma a dare alla gente il potere di sperare”. La via da prendere suggerita da Francesco è “il dialogo tra giovani e anziani”. Occorre promuovere l’amicizia sociale; i giovani devono “trovare le proprie radici negli anziani” e gli anziani devono rendere concreto l’ascolto dei giovani. Francesco non ha deluso neppure le attese dei vescovi, sacerdoti, diaconi, consacrati, seminaristi e operatori pastorali laici incontrati per la recita dei vespri. Il suo è stato un discorso sulla Chiesa tanto appassionato che le integrazioni a braccio sono state quasi pari al testo scritto.
La chiesa e la pedofilia
Anche in Portogallo la Chiesa è stata scossa dal vento degli scandali della pedofilia di una parte del clero. Francesco ha parlato perciò di una Chiesa che deve tornare a lasciarsi inquietare dal vangelo, aprendosi all’ascolto, senza cedere al clericalismo, alla delusione del fallimento, a partire dall’accoglienza di quanti hanno subito gli scandali che hanno deturpato il volto della Sposa di Cristo. Sulla barca della Chiesa occorre lasciare che salga Gesù a prendere il timone. "La Chiesa non è una dogana" che separa giusti e peccatori: abbraccia tutti e "non punta il dito", avverte il Papa mettendo in guardia chi abbraccia la vita consacrata dai rischi del proselitismo e dal rischio di trasformarsi in "funzionari del ministero". La stanchezza è un sentimento diffuso "nei Paesi di antica tradizione cristiana, attraversati da molti cambiamenti sociali e culturali e sempre più segnati dal secolarismo, dall’indifferenza nei confronti di Dio, da un crescente distacco dalla pratica della fede. E ciò è spesso accentuato dalla delusione e dalla rabbia che alcuni nutrono nei confronti della Chiesa, talvolta per la nostra cattiva testimonianza e per gli scandali che ne hanno deturpato il volto, e che chiamano a una purificazione umile e costante, a partire dal grido di dolore delle vittime, sempre da accogliere e da ascoltare”.