Ancora misteriosa missione di pace di Francesco per facilitare la fine del conflitto in Ucraina
Il cenno fatto ai giornalisti di ritorno dall’Ungheria suscita curiosità ma anche scetticismo visto analoghe iniziative passate della Santa Sede.
Avrà successo la missione riservata di pace della Santa Sede per l'Ucraina di cui ha parlato papa Francesco, senza dare per ora ulteriori dettagli, nel colloquio di 20 minuti con i giornalisti sull'aereo di ritorno da Budapest? Resta l’interrogativo che riassume il dopo viaggio del papa in Ungheria sul quale tanta gente, diplomazia inclusa, ha investito speranze per una soluzione al conflitto che rischia una pericolosa escalation.
Il tema degli incontri
Lo stesso Francesco ha confermato che la pace tra Russia e Ucraina è stato il tema dei suoi incontri con Orban e con il metropolita ortodosso Hilarion, ribadendo che per la pace “sono disposto a fare tutto quello che si deve fare. Adesso è in corso una missione, ma ancora non è pubblica. Vediamo come ... Quando sarà pubblica la dirò”. Nulla di più è trapelato di questa missione che per ora resta misteriosa. Ma viene in mente che la Santa Sede fin dalla Prima Guerra mondiale ha sempre intrapreso tentativi diplomatici per scongiurare conflitti, senza tuttavia alcun risultato concreto. Governi e presidenti non sono mai andati oltre l’ascolto deferente e talvolta neppure quello. Si narra infatti che l’americano Busch alla vigilia dell’invasione dell’Iraq dopo le Torri Gemelle, ricevendo il cardinale Pio Laghi latore di una richiesta di papa Wojtyla di rinuncia all’invasione neppure aprì la lettera di Giovanni Paolo II.
Cosciente del peso morale
Del resto la Santa Sede è cosciente di avere solo un peso morale che è facile ignorare in presenza di corposi interessi di potere politici o economici. Ma non per questo si sottrae alla missione di pace. Quella accennata da Francesco per la pace in Ucraina, potrebbe risultare – parimenti a tentativi precedenti - inutile o prematura. Non si può negare tuttavia l’interesse de le speranze suscitati dal semplice cenno. Dal colloquio del papa con i giornalisti si evince un passo umanitario concreto che potrebbe allentare la tensione: la Santa Sede si impegnerà per far tornare i bambini ucraini portati in Russia. “La Santa Sede è disposta a farlo perché è giusto, è una cosa giusta e dobbiamo aiutare perché questo non sia un casus belli, ma un caso umano. È un problema di umanità prima che un problema di un bottino di guerra o di deportazione di guerra. Tutti i gesti umani aiutano, invece i gesti di crudeltà non aiutano. Dobbiamo fare tutto quello che è umanamente possibile”.
"Mai si può fare con la chiusura"
"Credo che la pace si fa sempre aprendo le mani, mai si può fare con la chiusura. Invito sempre ad aprire rapporti, canali di amicizia. Questo non è facile. Lo stesso discorso l'ho fatto con Orban e un po' dappertutto". Anche il dialogo ecumenico nella prospettiva di Francesco rimane un cammino per la pace. "C'è in sospeso – ha ricordato ai giornalisti - l'incontro col patriarca Kirill che dovevamo avere lo scorso anno in giugno a Gerusalemme. È stato sospeso per la guerra, ma questo incontro si dovrà fare", ha detto ancora Francesco. "Per quanto riguarda il rapporto con Kirill - ha proseguito - ci ho parlato una sola volta dall'inizio della guerra, 40 minuti. Poi tramite il metropolita Antonij, che ha preso il posto di Hilarion: tramite lui tengo il rapporto con Kirill". Sulle migrazioni Francesco ha ribadito la sua convinzione che l’Europa debba prendere in mano questo problema e cercarne una soluzione comune.
I Paesi che soffrono di più
“Sono cinque i Paesi che soffrono di più: Cipro, Grecia, Malta, Italia, Spagna, perché sono i Paesi mediterranei e sbarca lì la maggioranza. E se l’Europa non si fa carico di questo, di una distribuzione equa dei migranti, il problema sarà di questi Paesi soltanto. Credo che l’Europa debba far sentire che è Unione Europea anche davanti a questo. C’è un altro problema che è collegato alla migrazione, ed è l’indice di natalità. Ci sono Paesi come l’Italia e la Spagna che … non fanno figli. L’anno scorso io ho parlato in un incontro delle famiglie su questo e ultimamente ho visto che anche il governo e altri governi ne parlano. Interessante anche la conferma che andrà alla Giornata mondiale della Gioventù a Lisbona il prossimo agosto per la quale si sta studiando una qualche iniziativa per i giovani ucraini e russi che saranno presenti.
Il ricovero
E infine l’aggiuntiva rivelazione sul suo ricovero al Gemelli. “Quello che io ho avuto – riferisce il papa - è stato un malore forte alla fine dell’udienza del mercoledì, non me la sono sentita di pranzare, mi sono coricato un po’, non ho perso i sensi, ma sì c’era un’alta febbre, un’alta febbre, e alle tre del pomeriggio il medico subito mi ha portato in ospedale: una polmonite acuta e forte, nella parte bassa dei polmoni. Grazie a Dio lo posso raccontare, a tal punto che l’organismo, il corpo, ha risposto bene al trattamento. Grazie a Dio”. Francesco si è detto d’accordo con la restituzione dei reperti artistici e archeologici ai Paesi originari dai quali sono stati asportati nel periodo del colonialismo. Si tratta di restituire le cose rubate, ma le decisioni da prendere in materia non sono sempre facili. Restituire i reperti del Partenone si doveva fare, ma “se domani vengono gli egiziani a chiedere l’obelisco, cosa faremo? Ma lì – risponde il papa - si deve fare un discernimento, in ogni caso. E poi la restituzione delle cose indigene, è in corso quello, con il Canada, almeno eravamo d’accordo di farlo... Nella misura che si può restituire, che è necessario, che è un gesto, che è meglio farlo, meglio. Delle volte non si può, non c’è possibilità politica o possibilità reale o concreta. Ma nella misura che si può restituire si faccia, per favore, questo fa bene a tutti. Per non abituarsi a mettere la mano in tasca degli altri! Il tema della cultura è stato argomento dell’ultimo incontro in Ungheria nella Facoltà di Informatica e Scienze Bioniche dell'Università Cattolica “Péter Pázmány” (Budapest).
Il "pericolo della colonizzazione ideologica"
Francesco ha messo in guardia dal pericolo della “colonizzazione ideologica” di fronte allo sviluppo difficilmente governabile della tecnica. L’Ungheria – è stata la conclusione di Francesco - ha visto il susseguirsi di ideologie “che si imponevano come verità, ma non davano libertà. E anche oggi il rischio non è scomparso: penso al passaggio dal comunismo al consumismo. Ad accomunare entrambi gli “ismi” c’è una falsa idea di libertà; quella del comunismo era una “libertà” costretta, limitata da fuori, decisa da qualcun altro; quella del consumismo è una “libertà” libertina, edonista, appiattita su di sé, che rende schiavi dei consumi e delle cose. E quanto è facile passare dai limiti imposti al pensare, come nel comunismo, al pensarsi senza limiti, come nel consumismo! Da una libertà frenata a una libertà senza freni. Gesù invece offre una via d’uscita, dicendo che è vero ciò che libera, quello che libera l’uomo dalle sue dipendenze e dalle sue chiusure”.