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Il Papa a Marsiglia: "Dire basta ai migranti è chiudere gli occhi. Non c'è nessuna invasione"

Dalla città francese, ciambella di salvataggio del Pontefice a una politica europea in affanno, aperta al futuro

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
Il papa a Marsiglia accolto da Macron
Il Papa a Marsiglia accolto da Macron (Foto Ansa)

Dire basta ai migranti è chiudere gli occhi davanti alla realtà drammatica dei poveri. Mentre l’emergenza migranti spacca la politica e divide l’Europa con polemiche ideologiche roventi, papa Francesco da Marsiglia – esempio multiculturale - lancia l’appello ai popoli e ai governi dei Paesi che gravitano sul Mediterraneo (comprensivo anche del mar Nero e mar d’Azov) per dar vita a una nuova stagione che superi la miope politica propagandistica dei respingimenti, aprendosi a un’accoglienza oculata e solidale che sola garantisce un futuro di pace e prosperità condivisa. “Spero – aveva confidato il papa ai giornalisti in volo verso Marsiglia – di avere il coraggio di dire tutto quello che voglio”.

Il coraggio di Francesco

E questo coraggio l’ha manifestato subito nel discorso al clero e religiosi sollecitati ad aprire chiese e conventi all’accoglienza: “per essere uomini e donne di compassione. Vicinanza, compassione, tenerezza. Non dimentichiamo. Essere compassionevoli vuol dire essere vicini e teneri. Apriamo le porte delle chiese e delle canoniche, ma soprattutto quelle del cuore, per mostrare attraverso la nostra mitezza, gentilezza e accoglienza il volto del nostro Signore”. E lo ha sostanziato in un discorso di ampio respiro a conclusione degli Incontri Mediterranei promossi, sul solco di La Pira dall’episcopato italiano e giunti, dopo Bari e Firenze, alla terza edizione. Appassionato e perfino tagliente la parola del papa ai tanti presenti nella sala.

Il Papa non fa sconti a Macron

In prima fila anche il presidente Emmanuel Macron, quasi simbolico rappresentante di un’Europa politica lacerata, prima ancora che sulla guerra, proprio sulla questione migratoria dove prevalgono egoismi nazionalistici privi di visione d’insieme e di futuro. Francesco non ha fatto sconti. E non poteva farne dopo aver detto ai giornalisti essere “una crudeltà” ciò che sta accadendo ai migranti, oltre che una terribile “mancanza di umanità”. “C’è un grido di dolore che più di tutti risuona, e che – denuncia il papa - sta tramutando il mare nostrum in mare mortuum, il Mediterraneo da culla della civiltà a tomba della dignità. È il grido soffocato dei fratelli e delle sorelle migranti”. In uno dei passi più appassionati del lungo discorso ha evidenziato la differenza tra Marsiglia, fedele alla sua tradizione umanistica, porto aperto ai migranti e vari porti mediterranei che, invece, si sono chiusi.

"Invasione" e "emergenza"

“E due parole sono risuonate, alimentando le paure della gente: “invasione” ed “emergenza”. E si chiudono i porti. Ma chi rischia la vita in mare non invade, cerca accoglienza, cerca vita. Quanto all’emergenza, il fenomeno migratorio non è tanto un’urgenza momentanea, sempre buona per far divampare propagande allarmiste, ma un dato di fatto dei nostri tempi, un processo che coinvolge attorno al Mediterraneo tre continenti e che va governato con sapiente lungimiranza: con una responsabilità europea in grado di fronteggiare le obiettive difficoltà. Il mare nostrum grida giustizia, con le sue sponde che da un lato trasudano opulenza, consumismo e spreco, mentre dall’altro vi sono povertà e precarietà. Anche qui il Mediterraneo rispecchia il mondo, con il Sud che si volge al Nord, con tanti Paesi in via di sviluppo, afflitti da instabilità, regimi, guerre e desertificazione, che guardano a quelli benestanti, in un mondo globalizzato nel quale tutti siamo connessi ma i divari non sono mai stati così profondi”.

Le cinque rive del Mediterraneo

Il mare nostrum, al crocevia tra Nord e Sud, tra Est e Ovest, “concentra le sfide del mondo intero, come testimoniano le sue “cinque rive”, su cui avete riflettuto: Nord Africa, vicino Oriente, Mar Nero-Egeo, Balcani ed Europa latina. È avamposto di sfide che riguardano tutti: pensiamo a quella climatica, con il Mediterraneo che rappresenta un hotspot dove i cambiamenti si avvertono più rapidamente; quanto è importante custodire la macchia mediterranea, scrigno di biodiversità! Insomma, questo mare, ambiente che offre un approccio unico alla complessità, è “specchio del mondo” e porta in sé una vocazione globale alla fraternità, vocazione unica e unica via per prevenire e superare le conflittualità”. Francesco tuttavia e conscio delle difficoltà nel passare dalle parole ai fetti. “Certo, - ha precisato - sono sotto gli occhi di tutti le difficoltà nell’accogliere. I migranti vanno accolti, protetti o accompagnati, promossi e integrati. Se non si arriva fino alla fine, il migrante finisce nell’orbita della società. Accolto, accompagnato, promosso e integrato: questo è lo stile. È vero che non è facile avere questo stile o integrare persone non attese, però il criterio principale non può essere il mantenimento del proprio benessere, bensì la salvaguardia della dignità umana. Coloro che si rifugiano da noi non vanno visti come un peso da portare: se li consideriamo fratelli, ci appariranno soprattutto come doni.

La giornata mondiale del migrante

Domani si celebrerà la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Lasciamoci toccare dalla storia di tanti nostri fratelli e sorelle in difficoltà, che hanno il diritto sia di emigrare sia di non emigrare, e non chiudiamoci nell’indifferenza. La storia ci interpella a un sussulto di coscienza, un’inversione di marcia nel cammino della storia. Contro la terribile piaga dello sfruttamento di esseri umani, la soluzione non è respingere, ma assicurare, secondo le possibilità di ciascuno, un ampio numero di ingressi legali e regolari, sostenibili grazie a un’accoglienza equa da parte del continente europeo, nel contesto di una collaborazione con i Paesi d’origine. Dire “basta”, invece, è chiudere gli occhi; tentare ora di “salvare sé stessi” si tramuterà in tragedia domani, quando le future generazioni ci ringrazieranno se avremo saputo creare le condizioni per un’imprescindibile integrazione, mentre ci incolperanno se avremo favorito soltanto sterili assimilazioni. L’integrazione, anche dei migranti, è faticosa, ma lungimirante: prepara il futuro che, volenti o nolenti, sarà insieme o non sarà; l’assimilazione, che non tiene conto delle differenze e resta rigida nei propri paradigmi, fa invece prevalere l’idea sulla realtà e compromette l’avvenire, aumentando le distanze e provocando la ghettizzazione, che fa divampare ostilità e insofferenze. Abbiamo bisogno di fraternità come del pane per prevenire il naufragio di civiltà. Il futuro, infatti, non sarà nella chiusura, che è un ritorno al passato”. Il passaggio culturale non facile dal respingimento all’accoglienza, richiede un cambio culturale del paradigma sovranista. Premessa necessaria che Francesco aveva chiarito già ieri nel momento di raccoglimento con i leader religiosi nei pressi del memoriale dedicato ai marinai e ai migranti dispersi in mare. Un luogo che evoca “la tragedia dei naufragi che provocano morte”.

Un minuto di silenzio

“Davanti a un simile dramma non servono parole, ma fatti. Prima ancora, però, serve umanità, serve silenzio, pianto, compassione e preghiera. Vi invito ora a un momento di silenzio in memoria di questi nostri fratelli e sorelle: lasciamoci toccare dalle loro tragedie… questo splendido mare è diventato un enorme cimitero, dove molti fratelli e sorelle sono privati persino del diritto di avere una tomba, e a venire seppellita è solo la dignità umana… Amici, anche davanti a noi si pone un bivio: da una parte la fraternità, che feconda di bene la comunità umana; dall’altra l’indifferenza, che insanguina il Mediterraneo. Ci troviamo di fronte a un bivio di civiltà. O la cultura dell’umanità e della fratellanza, o la cultura dell’indifferenza: che ognuno si arrangi come può”.

"I naufraghi devono essere soccorsi"

E concludeva il raccoglimento con i leader religiosi con un ammonimento: “Non possiamo rassegnarci a vedere esseri umani trattati come merce di scambio, imprigionati e torturati in modo atroce – lo sappiamo, tante volte, quando li mandiamo via, sono destinati ad essere torturati e imprigionati –; non possiamo più assistere ai drammi dei naufragi, dovuti a traffici odiosi e al fanatismo dell’indifferenza. L’indifferenza diventa fanatica. Le persone che rischiano di annegare quando vengono abbandonate sulle onde devono essere soccorse. È un dovere di umanità, è un dovere di civiltà!”. E’ stata la prima volta che Francesco ha parlato, denunciandola, dell’indifferenza fanatica. Un segnale di quanto la situazione europea sulla questione immigrati si vada deteriorando.

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
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