Nuovo appello pressante sul conflitto in Ucraina: Francesco chiede alla politica di bandire la guerra
Nel dopo Angelus un sintetico trattato sulla guerra, atto barbaro e sacrilego, che il papa chiede di bandire dalla storia umana invitando i politici a siglare un serio accordo di pace.

Il batti e ribatti di papa Francesco contro la guerra in generale e ora contro la guerra scatenata dall’invasione russa dell’Ucraina, è diventato quasi quotidiano. Nel nuovo appello per la pace dopo l’Angelus domenicale Francesco ha ribadito non solo una condanna netta della guerra come strumento cui ricorrere, ma la sua inaccettabilità con l’invito rinnovato e insistente ai politici a sedersi a un al tavolo per siglare un serio accordo di pace. La politica evangelica di Francesco, suggerita anche dalla parabola del figlio prodigo e del padre misericordioso letta e commentata nell’omelia odierna, è in aperto contrasto con la politica dei governi che sembra mettere più zelo a favorire lo scontro che l’incontro. L’avversione del papa alla guerra è tanto radicale da invitare perfino a un atto quasi utopistico per l’umanità attuale: ripudiare la guerra, bandirla dalla storia e dagli strumenti disponibili per la politica.
Se nelle scorse domeniche del primo mese di guerra il parlare di Francesco è stato netto, oggi la sua riflessione è apparsa di maggiore durezza quasi a sottolineare che più lo scontro continua più lui alzerà i toni di condanna e renderà pressante la richiesta di trattativa seria e determinata per la pace. “È passato più di un mese dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, dall’inizio di questa guerra crudele e insensata che, - ha precisato il papa - come ogni guerra, rappresenta una sconfitta per tutti, per tutti noi. C’è bisogno di ripudiare la guerra, luogo di morte dove i padri e le madri seppelliscono i figli, dove gli uomini uccidono i loro fratelli senza averli nemmeno visti, dove i potenti decidono e i poveri muoiono”. La guerra riflette Francesco “non devasta solo il presente, ma anche l’avvenire di una società. Ho letto che dall’inizio dell’aggressione all’Ucraina un bambino su due è stato sfollato dal Paese. Questo vuol dire distruggere il futuro, provocare traumi drammatici nei più piccoli e innocenti tra di noi. Ecco la bestialità della guerra, atto barbaro e sacrilego!”.
La guerra non è un destino dell’umanità, “non può essere qualcosa di inevitabile: non dobbiamo abituarci alla guerra! Dobbiamo invece convertire lo sdegno di oggi nell’impegno di domani. Perché, se da questa vicenda usciremo come prima, saremo in qualche modo tutti colpevoli. Di fronte al pericolo di autodistruggersi, l’umanità comprenda che è giunto il momento di abolire la guerra, di cancellarla dalla storia dell’uomo prima che sia lei a cancellare l’uomo dalla storia”. Dall’alta riflessione filosofica Francesco scende nel pratico offrendo suggerimenti ai politici: “Prego per ogni responsabile politico di riflettere su questo, di impegnarsi su questo! E, guardando alla martoriata Ucraina, di capire che ogni giorno di guerra peggiora la situazione per tutti. Perciò rinnovo il mio appello: basta, ci si fermi, tacciano le armi, si tratti seriamente per la pace! Preghiamo ancora, senza stancarci, la Regina della pace, alla quale abbiamo consacrato l’umanità, in particolare la Russia e l’Ucraina, con una partecipazione grande e intensa, per la quale ringrazio tutti voi”. Poi l’appello si è fatto preghiera e la piazza è stata invitata a recitare un’Ave Maria.
Sulla questione della pace e della guerra e in particolare sulla necessità di una buona e tempestiva informazione il papa ne aveva parlato ieri ai rappresentati della Federazione Italiana Ricetrasmittenti ricevuti in udienza. “Ho sentito che vi state impegnando a dare il vostro contributo anche al servizio dei tanti fratelli e sorelle che sono fuggiti dall’Ucraina a causa della guerra. Vi ringrazio per questo. Speriamo e preghiamo perché questa guerra – vergognosa per tutti noi, per tutta l’umanità – finisca al più presto: è inaccettabile; ogni giorno in più aggiunge altre morti e distruzioni. Tanta gente si è mobilitata per soccorrere i profughi. Gente comune, specialmente nei Paesi confinanti, ma anche qui in Italia, dove sono arrivati e continuano ad arrivare migliaia di ucraini… Bisogna aiutare i profughi ucraini, non solo in questo momento, ma poi, più avanti, quando la memoria della guerra si allontana, perché in quel tempo avranno più difficoltà di adesso: perché adesso tutti noi siamo insieme, e poi … Occorre pensare al futuro, e non è facile. Tenete sempre insieme libertà e solidarietà. E mirate al bene comune, mai a interessi di parte. Una sola preferenza: i poveri, gli indifesi, gli emarginati: al primo posto”.
Papa Francesco spiegando oggi il senso della parabola evangelica ha rilevato che “essa ci porta al cuore di Dio, che sempre perdona con compassione e tenerezza, sempre. Dio perdona sempre, siamo noi a stancarci di chiedere perdono ma Lui perdona sempre. Ci dice che Dio è Padre, che non solo riaccoglie, ma gioisce e fa festa per il suo figlio, tornato a casa dopo aver dilapidato tutti gli averi. Siamo noi quel figlio, e commuove pensare a quanto il Padre sempre ci ami e ci attenda”. Il suggerimento quasi subliminale delle parole del papa a proposito della guerra considerata alla luce della parabola, indica un altissimo livello di impegno – ma sempre possibile con la conversione del cuore – per lasciare i conflitti e la stessa cultura della guerra.