Strategia vaticana per pace e ambiente, Francesco: rifiutare lo scontro e la folle guerra
Il Viaggio Apostolico in Bahrein nella catechesi del papa con l’imprevisto di due bambini accolti e fatti sedere ai suoi piedi. Cardinale Parolin a Cop27 chiede passi concreti in ecologia
Un fuori programma di due bambini durante l’udienza generale con la catechesi di papa Francesco che, nell’ampio commento alla sua visita in Bahrein, ha rilanciato l’urgenza della pace e dell’incontro per superare la folle guerra in Ucraina e in altri Paesi del mondo. Dal momento che l’udienza generale sulla pace era stata preceduta dall’intervento di ieri al COP27 del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, sollecitando agli Stati partecipanti passi avanti concreti sulla sicurezza ecologica, si potrebbe pensare che ci sia una strategia vaticana per la pace e l’ambiente. Un gesto accogliente di Francesco per due bambini spuntati davanti alla sua pedana all’inizio della catechesi ha sottolineato la sua capacità di valorizzare l’imprevisto.
"Prima di parlare su quello che ho preparato - ha detto a braccio - vorrei attirare l’attenzione su questi due ragazzi che sono venuti qui. Loro non hanno chiesto permesso, loro non hanno detto: 'Ah, ho paura'. Sono venuti direttamente. Così noi dobbiamo essere con Dio: direttamente. Ci hanno dato esempio di come dobbiamo comportarci con Dio, con il Signore: andare avanti! Lui ci aspetta sempre. Mi ha fatto bene vedere la fiducia di questi due bambini: è stato un esempio per tutti noi. Così dobbiamo avvicinarci sempre al Signore: con libertà. Grazie”. La catechesi è stata una risposta ampia a una domanda forse diffusa sul perché il papa abbia voluto visitare un piccolo paese a grandissima maggioranza islamica mentre ci sono tanti Paesi cristiani non ancora visitati. Il papa ha risposto chiarendo il suo pensiero su tre parole: dialogo, incontro e cammino. Attualissime in questo momento storico.
Dialogo, incontro e cammino
Il Bahrein “arcipelago formato da tante isole, ci ha aiutato a capire che non si deve vivere isolandosi, ma avvicinandosi. Nel Bahrein, che sono isole, si sono avvicinati, si sfiorano. Lo esige la causa della pace, e il dialogo è 'l’ossigeno della pace' - dice il papa -. Non dimenticatevi questo: il dialogo è l’ossigeno della pace. Anche nella pace domestica. Se è stata fatta una guerra lì, fra marito e moglie, poi con il dialogo si va avanti con la pace. In famiglia, dialogare pure: dialogare, perché con il dialogo si custodisce la pace. In Bahrein ho avvertito questa esigenza e ho auspicato che, in tutto il mondo, i responsabili religiosi e civili sappiano guardare al di fuori dei propri confini, delle proprie comunità, per prendersi cura dell’insieme. Solo così si possono affrontare certi temi universali, per esempio la dimenticanza di Dio, la tragedia della fame, la custodia del creato, la pace. Insieme, si pensa questo. In questo senso il Forum di dialogo, dal titolo Est e Ovest per la coesistenza umana, ha esortato a scegliere la via dell’incontro e a rifiutare quella dello scontro. Quanto bisogno ne abbiamo! Quanto bisogno abbiamo di incontrarci! Penso alla folle guerra – folle! – di cui è vittima la martoriata Ucraina, e a tanti altri conflitti, che non si risolveranno mai attraverso l’infantile logica delle armi, ma solo con la forza mite del dialogo. Ma oltre l’Ucraina, che è martoriata, pensiamo alle guerre che durano da anni, e pensiamo alla Siria – più di 10 anni! – pensiamo ad esempio alla Siria, pensiamo ai bambini dello Yemen, pensiamo al Myanmar: dappertutto! Adesso, più vicina è l’Ucraina, a cosa fanno le guerre? Distruggono, distruggono l’umanità, distruggono tutto. I conflitti non vanno risolti attraverso la guerra”.
Il dialogo ha bisogno dell’incontro e in Bahrein, rileva Francesco, “ci siamo incontrati, e più volte ho sentito emergere il desiderio che tra cristiani e musulmani gli incontri aumentino, che si stringano rapporti più saldi, che ci si prenda maggiormente a cuore” all’insegna del rispetto, della moderazione e della pace, opponendosi all’integralismo e alla violenza. La prima visita di un papa in Bahrein “ha rappresentato un nuovo passo nel cammino tra credenti cristiani e musulmani: non per confonderci o annacquare la fede, no: il dialogo non annacqua; ma per costruire alleanze fraterne nel nome del padre Abramo”.
Dilatare gli orizzonti
Per questo cammino occorre dilatare gli orizzonti: “Per favore, cuori dilatati, non cuori chiusi, duri. Aprite i cuori, perché siamo fratelli tutti e perché questa fratellanza umana vada più avanti. Dilatare gli orizzonti, aprire, allargare gli interessi e dedicarci alla conoscenza degli altri. Se tu ti dedichi alla conoscenza degli altri, mai sarai minacciato. Ma se tu hai paura degli altri, tu stesso sarai per loro una minaccia. Il cammino della fraternità e della pace, per procedere, ha bisogno di tutti e di ciascuno. Per questo impegniamoci ovunque e davvero per la pace!”. Nessuna parola invece sull’ambiente di cui ha parlato il cardinale Parolin alla Cop27 in Egitto. A nome di papa Francesco che in materia si era espresso con chiarezza e forza in Bahrein, il segretario di Stato ha rilanciato l’appello a promuovere iniziative integrate per affrontare “la crisi socio-ecologica”.
Non ha senso strutturarsi in blocchi di Paesi isolati e insostenibili mentre si ha il dovere morale di prevenire e rispondere agli impatti umani causati dai cambiamenti climatici come “il crescente fenomeno degli sfollati migranti”. Occorre pertanto riconoscere la migrazione “come forma di adattamento": da qui la necessità di aumentare la disponibilità e la flessibilità dei percorsi per la migrazione regolare. Nel saluto finale ai pellegrini in lingua italiana il papa ha rinnovato un appello per l’Ucraina. “Rinnovo il mio invito alla preghiera per la martoriata Ucraina: chiediamo al Signore la pace per questa gente così tribolata e che soffre tanta crudeltà, tanta crudeltà da parte dei mercenari che fanno la guerra”, ha detto Francesco. Parole che hanno suscitato commenti critici in alcuni ambienti cattolici nei confronti di Francesco che continua a parlare di mercenari e non di esercito regolare russo.