Francia, è morto Jean-Marie Le Pen. Figura storica dell'estrema destra francese, aveva 96 anni
Il padre di Marin Le Pen era ritenuto la figura politica contemporanea più controversa della Francia. Considerato il “diavolo della Repubblica”, per trent’anni ha imposto le sue idee facendo ricorso non di rado a grandi provocazion
E' morto all'età di 96 anni Jean-Marie Le Pen, figura storica dell'estrema destra francese. E' deceduto in una struttura in cui era stato ricoverato diverse settimane fa nella regione parigina. L'annuncio è stato dato dalla famiglia che in una dichiarazione inviata all'Afp ha scritto:"Jean-Marie Le Pen, circondato dalla sua famiglia, è stato chiamato a Dio martedì alle 12.00".
La carriera politica
Nel 2002, Le Pen ha scosso l’establishment politico francese quando ha raggiunto inaspettatamente il ballottaggio delle elezioni presidenziali contro Jacques Chirac con il suo pugnace mix di populismo e carisma. È stato succeduto come capo del partito dalla figlia, Marine Le Pen, che da allora si è candidata alla presidenza tre volte e ha trasformato il partito, ora denominato Rassemblement National, in una delle principali forze politiche del paese. Le Pen era ritenuto la figura politica contemporanea più controversa della Francia. Considerato il “diavolo della Repubblica”, per trent’anni ha imposto le sue idee facendo ricorso non di rado a grandi provocazioni. Abbandonata la politica nel 2015, data della sua esclusione dal Front National, è stato fautore di una lotta radicale contro l’immigrazione, che non ha mai cessato di dividere la Francia.
L'articolo di France Presse
In un lungo articolo, la France Presse lo descrive come "eterno provocatore e pioniere dell'estrema destra europea", "tribuno senza pari, provocatore ossessionato dall'immigrazione e dagli ebrei, patriarca ostacolato dai suoi", evidenziando come Le Pen abbia "fatto uscire l'estrema destra francese dalla sua marginalità durante una carriera politica che ha segnato la Quinta Repubblica", durante la quale "non ha mai espresso alcun rammarico per i suoi eccessi" che gli sono valsi diverse condanne: dalle camere a gas definite un "dettaglio della storia" alla "disuguaglianza delle razze", passando per l'occupazione tedesca descritta come "non particolarmente disumana" o l'aggressione fisica di un oppositore socialista.