Meloni: “Aborto, diritti e compagnia cantante…”. Passi indietro sui vaccini. Von der Leyen verso il bis
Dalla dichiarazione finale del summit, gli sherpa italiani hanno tolto il passaggio in cui si chiedeva di implementare la produzione globale di vaccini. Fonti diplomatiche: “Meloni? Non è esattamente no vax. E’ parzialmente no vax”. La premier in conferenza stampa polemizza con i giornalisti, con le opposizioni e con Bruxelles. “Lunedì cominceremo a parlare di top jobs europei, non c’è fretta, di sicuro dovranno ascoltare chi ha vinto le elezioni”

La parola “aborto” non è presente nella dichiarazione finale del G7 perché “ritengo inutile e superfluo ripetere cose già note” e guai rendere questi documenti ufficiali “inutilmente ripetitivi”. E’ chiaro, quindi, che la faccenda è servita per montare “artatamente la polemica politica”. Il colpevole non può che essere la Francia e quindi Macron. Giorgia Meloni non lo dice ma lo hanno confermato le ripetute occhiate oblique al presidente francese nei giorni del vertice pugliese. La premier che vince, la premier “tigre”, pragmatica e decisa, che ha portato i grandi del mondo in un borgo finto ma elegante nel cuore della Puglia è palesemente stufa di parlare di diritti. Si erge dietro il tronco di olivo scolpito come un podio fiera e radiosa, la scritta G7 dietro le spalle, davanti una sala con circa trecento persone di cui 3/4 giornalisti nel salone delle conferenze del residence Borgo Egnazia. Siamo alla conferenza stampa finale del summit a presidenza italiana che ha standard internazionali di comunicazione e trasparenza da rispettare. Il tempo disponibile è circa 60 minuti di cui però i primi trenta se ne vanno con l’ennesimo racconto della premier sugli “ottimi, numerosi e concreti risultati” ottenuti dal vertice che è andato ben oltre il format dei sette arrivando quasi ad un G20, “una scelta di visione e strategia”.
Dodici domande, circa duecento giornalisti presenti
Poi iniziano le domande, dodici. E a parte un paio sulla bellezza della Puglia, il successo della squadra, il Piano Mattei e il Papa, la premier si è rimessa subito l’elmetto e ha imbracciato la baionetta. “Su aborto, diritti e compagnia cantante (sic, ha detto proprio così)le aspettative di alcuni sono state deluse perché il racconto non corrispondeva alla verità, come purtroppo ho visto molto spesso accadere in Italia e nel mondo quando si racconta la realtà italiana”. Due domande hanno rimesso l’accento sui temi che durante il vertice avevano già costretto palazzo Chigi ad un paio di seccate smentite. La premier non si capacita del motivo per cui il suo G7 debba essere oggetto di una “narrazione così poco obiettiva”. Lei invece ne è così “orgogliosamente fiera”, un “successo diplomatico” che ha ridato all’Italia la centralità che le compete (la presidenza del G7 è un turno che si ripete ogni sette anni, ma vabbè) tanto che sono stati inseriti nella dichiarazione finale due progetti italiani come “il piano Mattei” (che si aggiunge ad altri due piani di sviluppo per l’Africa, il Global Gateway europeo e il Pgiia americano) e “il governo dei flussi migratori” e “l’alleanza globale contro il traffico degli esseri umani” (che però non è chiaro se, come e quando sarà messa in pratica). E poi tutto il resto: il sostegno all’Ucraina (ma sullo sblocco dei 50 miliardi, il vero risultato del vertice, non è ancora tutto chiaro) , lo stop alla Cina (“libero mercato ma con regole precise”).
“Inutili ripetizioni”
Soprattutto la premier non si capacita di tutta questa ossessione sui diritti. Sulla carta ha vinto la padrona di casa contro Francia, Stati Uniti, Germania e Canada e la parola aborto è stata cancellata. “Inutile ripetere” è stata la giustificazione. Ma anche sui diritti Lgbtqia+ si registra un arretramento perché manca ed è stato tolto ogni riferimento all’identità di genere. Non sono “dettagli”. E neppure “inutili ripetizioni” o “compagnia cantante”. Come dimostrano alcune ricostruzioni fatte dall’agenzia Reuters sulle trattative tra gli sherpa che hanno steso e limato e fino all’ultimo le 36 pagine della dichiarazione finale. Ricostruzioni in base alle quale l’Italia ha preteso di togliere non solo il riferimento “all’aborto sicuro e legale” ma anche una parte dedicata ai vaccini. Meloni è riuscita ad imporre la sua linea - così almeno spiega Reuters citando fonti diplomatiche presenti ai tavoli - non solo perché la padrona di casa (sono gli sherpa italiani coloro che materialmente scrivono la risoluzione) ma anche perché la leader più forte di tutti quelli presenti al G7”. Un diplomatico europeo ha raccontato che i colleghi italiani hanno spiegato che “il Papa non avrebbe mai accettato una frase così chiara sull’aborto. A dir la verità, neppure il mio primo ministro la accetterebbe”. Una bugia, quindi, quella di Meloni che ha negato l’arretramento sul tema.
Dietrofront anche sui vaccini
E comunque, se il dietro front sull’aborto è nella tradizione politica e identitaria della destra, le stesse fonti diplomatiche sono rimaste sorpresa dal fatto che la premier italiana abbia voluto cancellare anche la frase sui vaccini. Nel 2023 a Hiroshima era stato infatti incluso un passaggio circa “l’investimento sulla salute pubblica grazie ad una implementazione della capacità globale di produrre vaccini”. Questa frase è stata sostituita con “iniziative regionali per la produzione di vaccini”, Un clamoroso passo indietro. “Meloni non è esattamente una no-vax, è solo parzialmente no-vax” ha voluto precisare un diplomatico europeo che ha seguito i negoziati. Nessun commento dallo staff della Presidenza italiana che ha affidato le trattative sulla dichiarazione finale all’ambasciatrice nonché numero uno dei nostri servizi segreti Elisabetta Belloni. Anche lei presente in prima fila alla conferenza stampa intenta a seguire parola dopo parola l’intervento della premier. Da segnalare che la stessa Presidenza italiana, contrariamente alle altre delegazioni, ha tenuto i giornalisti a 80 chilometri di distanza dall’evento rendendo praticamente impossibile l’accesso alle fonti primarie almeno straniere. I giornalisti stranieri hanno invece avuto contatti con le rispettive delegazioni, briefing e aggiornamenti continui sull’andamento dei lavori. Insomma, siamo stati bravi, efficienti e accoglienti ma il governo italiano è un po’ antiabortista e parzialmente no-vax. In linea, del resto, con il patrimonio delle destre europee il cui vento sta soffiando un po’ su tutta Europa.
Sholtz: “Meloni è estrema destra”
Non c’è da stupirsi quindi se mentre Meloni elogiava il summit tacendo però di diritti e vaccini, il cancelliere tedesco Olaf Sholtz faceva le sue dichiarazioni alla stampa. “Non è un segreto - ha detto - che la premier Giorgia Meloni sia all’estrema destra dello spettro politico”. Con lei “le differenze politiche sono abbastanza evidenti. E infatti siamo in famiglie di partiti molto diverse” in Europa. Anche questo non piace troppo alla premier italiana. I “soliti rompicoglioni dei giornalisti” (così si è espresso un uomo dello staff di palazzo Chigi presente alla conferenza stampa) non esaltano mai abbastanza le cose positive e hanno questo vizio di andare oltre, a chiedere altro. Ad esempio delle risse tra parlamentari - per la maggioranza semplici “disordini”, per le opposizioni “aggressioni” con una dozzina di parlamentari espulsi in aula sia alla Camera che al Senato dove si stanno votando due riforme - premierato e autonomia regionale differenziata - che le opposizioni giudicano pericolose per la democrazia. “Considero molto grave che ci siano esponenti della maggioranza che cadono nelle provocazioni” delle opposizioni. “Prevedo - ha sibilato la premier - che le provocazioni aumenteranno e penso che i cittadini italiani si debbano interrogare su quale sia l’amore che hanno per la loro nazione quegli esponenti politici che cercano di provocare” gli esponenti di maggioranza “per ottenere un risultato come quello che hanno ottenuto dileggiando membri del governo In ogni caso - ha concluso - neanche questo è riuscito a rovinare l'ottima riuscita di questo vertice”. Si potrebbe obiettare che quando Meloni era all’opposizione ha fatto della provocazione la cifra quotidiana. O che la sindrome dell’accerchiamento e il vittimismo stridono con l’immagine della premier che vince e ha appena ospitato il G7.
Via libera al bis di von der Leyen
Purtroppo per la premier, gli occhi dei media sono tutti rivolti a lunedì sera, alla cena a Bruxelles del Consiglio europeo dove Francia, Germania, Spagna e Belgio vorrebbe andare molto avanti con i top jobs, le cariche che compongono la governance della nuova consiliatura. A Borgo Egnazia il tema di chi farà cosa ha tenuto banco in tutti gli incontri a margine e quelli informali tra i leader europei con Michel e Ursula von der Leyen. Entrambi, va detto, abbastanza freddi con la padrona di casa. Che è però l’unica vincitrice del voto europeo ma anche la presidente di una famiglia politica, i Conservatori, che guarda più all’estrema destra che non al centro. E ai Popolari. L’affondo di Sholtz su quanto sia di destra Meloni non è casuale. E’ chiaro che i quattro leader presenti a Borgo Egnazia - Macron, Sholtz, Michel, von der Leyen - hanno deciso di accelerare e di chiudere la partita confermando il bis di von der Leyen. “Penso che sia molto importante che il futuro presidente della Commissione Ue possa fare affidamento sui tradizionali partiti democratici, cioè i conservatori che fanno parte del Ppe, i Socialisti e i Liberali. Dopo i risultati delle europee questa alleanza potrebbe funzionare” ha aggiunto Scholz. Un altolà chiaro a chi, anche tra i Popolari che sono stati i veri vincitori del voto europeo, mette in conto di dover guardare anche alle destra così cresciute in tutta Europa.
Il bivio di Giorgia
Meloni sa bene di essere davanti ad un bivio: restare fuori dalla nuova governance oppure entrare rompendo con gli alleati, i Conservatori, ma anche con Identità e democrazia, la famiglia politica di Salvini e Le Pen che invece vorrebbe una maggioranza europea di centrodestra sulla falsa riga di quella italiana. C’è un problema, però: Ppe, Ecr e Id non hanno i numeri sufficienti (400) per governare. “Vedremo, lunedì sera, ne cominceremo a parlare. Io so solo che l’Italia dovrà essere tenuta nella giusta considerazione ed essere rispettata” ha detto ieri la premier. Traduzione: io sono l’unica vincitrice e dovrete darmi quello che chiedo. Senza dubbio un commissario con deleghe importanti (bilancio, concorrenza, agricoltura) e anche plurime. Si fa il nome di Elisabetta Belloni che per il fatto di essere una tecnica, potrebbe ottenere maggiore fiducia. E attutire, un po’, la delusione di chi resterebbe fuori. La partita è appena iniziata. Meloni vorrebbe tirarla per le lunghe, in cambio avrebbe anche lei dato il suo assenso al bis. Ma è chiaro che sta giocando su più tavoli. Gli altri vorrebbero chiuderla il prima possibile. Non si sa mai cosa potrebbe succedere. Ad esempio in Francia.