Attento Macron, la campagna libica è un azzardo. L' Italia stavolta è dalla parte giusta
A neanche 24 ore di distanza dall'annuncio di Gentiloni sul piano di contrasto navale contro gli scafisti Macron scavalca di nuovo Roma: "Hotspot francesi in Libia". Il presidentissimo gioca all'attacco, ma l'Europa non lo seguirà
Ci risiamo. Emmanuel Macron ha annunciato la creazione di hotspot per migranti in Libia già questa estate e intende farlo, ha detto, “con o senza l'Europa”. Un nuovo tassello nella campagna d’Africa del presidente francese, che due giorni fa con una mossa a sorpresa aveva riunito vicino a Parigi il premier libico Fayez Al Serraj e il generale Khalifa Haftar, e soprattutto un nuovo sgambetto al governo italiano, che proprio in queste ore sta definendo attraverso il ministero della Difesa e quello degli Esteri i termini operativi del Piano congiunto di pattugliamento a mare e di contrasto agli scafisti richiesto neanche 24 ore fa a Roma dal leader del governo legittimo di Tripoli.
Un piano che se attuato otterrebbe un triplice risultato: arrestare l’ insostenibile emorragia di flussi che sta mettendo a dura prova il nostro paese, rafforzare il governo libico attraverso il ripristino del controllo sulle sue acque territoriali, rilanciare il ruolo centrale dell’azione di Roma nel Mediterraneo e con il partner libico in particolare.
Ecco perché Macron non perde tempo ed annuncia un’iniziativa che al di là dell’azzardo, rivela una strategia ormai chiarissima ai danni degli interessi italiani e totalmente avulsa da quelli dell’Europa. Non per niente, il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani si è affrettato a chiarire che “la sfida contro l’immigrazione illegale si risolve con scelte comuni, non con atti unilaterali che non risolvono i problemi”. Dall’altra parte dell’oceano, Washington osserva e tace. Ma non certo per disinteresse. Anzi, è possibile che dopo gli inutili tentativi dell’amministrazione Obama di puntare sull’Italia nella risoluzione della crisi libica ora il Pentagono guardi con simpatia al decisionismo del presidente francese. Se fosse così, anche la visita di Trump a Parigi il 13 luglio si illuminerebbe di una luce nuova. Il Commander in chief americano ha dato il via libera all’erede di Napoleone? Non lo sappiamo.
Quello che osserviamo è che con buona pace della “solidarietà europea”, e con il probabile silenzio-assenso americano, la Francia si candida ormai apertamente al ruolo di antagonista permanente dell’Italia non solo in Cirenaica ma in tutta l’area del Maghreb libico: scrivi Francia e leggi Total, perché la partita che si sta giocando sotto traccia è quella del primato sulle grandi commesse petrolifere che oggi la società di idrocarburi francese si contende con la nostra Eni.
Esiste però un rischio, che l’irruento Macron forse non ha calcolato appieno. L’idea di un hotspot francese non è un’opzione così semplice da realizzare, perché in mancanza di un riconoscimento europeo l’eventuale valutazione delle richieste d’asilo e dei dinieghi rimarrebbe in capo a Parigi, che a quel punto potrebbe legittimamente assumere la responsabilità dei soli ingressi in terra di Francia, non certo nel resto della Ue. Secondopoi: un hotspot così concepito continuerebbe ad attrarre a ridosso della costa libica masse di candidati alla migrazione da tutta l’Africa, creando un’insopportabile pressione su un territorio instabile e tutt’altro che pacificato. Chi gestirebbe la sicurezza del territorio attorno all' "enclave" francese? Chi garantirebbe il ritorno a casa di quanti (la maggioranza, se stiamo alle percentuali dei soli dinieghi in Italia nel 2016) non dovesse ottenere lo status di rifugiato?
Per tutti questi motivi, l’azione unilaterale preannunciata dal Presidentissimo Macron appare davvero impensabile, almeno per il momento. Molto più concreta e praticabile è l’ipotesi su cui in queste ore sta lavorando l’Italia, in un quadro di concertazione internazionale con le autorità libiche e con l’Onu, attraverso il coinvolgimento dell’Unhcr nella gestione dei possibili punti di accoglienza e di rimpatrio in terra libica. Bene farebbe Macron ad offrire molto più utilmente la sua collaborazione nella gestione dei flussi che dal golfo di Guinea, dal Mali e dalla Nigeria transitano indisturbati a migliaia e migliaia lungo le rotte del Niger, sotto l’occhio distratto delle milizie speciali francesi chiamate a sorvegliare gli interessi della madrepatria nel protettorato Saheliano e nell'Africa Centrale.