"Gli operai? Non facciano casino" La frase choc di Macron sui lavoratori e l'autunno caldo delle riforme francesi
Sulla riforma del lavoro che vuole aumentare la flessibilità e mettere all'angolo i sindacati il presidente francese gioca il tutto per tutto. Ma cresce l'opposizione nel paese e c'è il rischio incostituzionalità

Hanno destato scalpore le parole di Macron davanti a una manifestazione operaia qualche giorno fa, durante un viaggio-lampo nel dipartimento di Corrèze, Francia centrale. Il Presidente della repubblica ha auspicato infatti che i salariati della GM&T, un'azienda di componentistica auto in crisi, "andassero a cercare lavoro altrove anziché "montare casino", per la possibile perdita di 120 posti di lavoro su 276. E così, la visita all' Ecole d'application aux métiers des travaux publics, un centro di riconversione professionale a Egletons, da occasione per lanciare un messaggio positivo si è trasformata in un boomerang per il premier francese, già alle prese con una contestatissima riforma della Loi Travail che punta a rilanciare la crescita destrutturando le regole del lavoro e la contrattazione collettiva, davanti alla quale le organizzazioni sindacali hanno preannunciato un autunno caldo con una serie di scioperi programmati, in tutti i comparti. L'ultimo in ordine di tempo è quello che oggi, 10 ottobre, porterà in piazza oltre 200 mila impiegati e funzionari del settore pubblico. Una nuova giornata di proteste, dopo quella del 21 settembre, che vede coinvolti, tra l'altro, insegnanti e personale sanitario. E la CGT, (Confederation Géneral du Travail, la Cgil francese) ha già annunciato una nuova grande mobilitazione per il 19 ottobre.
Più flessibilità, meno diritti
Macron ha già fatto sapere che chi manifesta contro la sua riforma "è un fannullone", e che "la democrazia non è nelle strade, ma nel voto dei francesi che con lui hanno scelto il cambiamento" (dichiarazioni rese alla CNN in un'intervista del 20 settembre). Un muro contro muro che rivela l'insofferenza del premier verso il mondo del lavoro, e che rappresenta, forse, anche il campo sperimentale di un modello che trasforma la precarizzazione in una nuova forma di collettivizzazione del rischio, a carico dei lavoratori, a fronte della massimizzazione del profitto privato delle imprese. "Se Emmanuel Macron era preoccupato per la sua popolarità in crollo verticale, è bene che sappia che non ha ancora visto nulla», ha scritto Nicholas Vincour, corrispondente dalla Francia per Politico.eu all'indomani dell'intervista su Le Point in cui il presidente francese anticipava le linee generali del piano di riforma che prevede, fra l'altro, la negoziazione dei contratti a livello aziendale in misura crescente rispetto alla contrattazione nazionale di settore, il via libera ai licenziamenti collettivi a prescindere del presupposto della "salute globale dell'azienda", l'eliminazione dell'arbitrato, solitamente favorevole al lavoratore, con l'introduzione di una tabella minima obbligatoria di indennizzo in caso di licenziamento scorretto, la liberalizzazione dei contratti di lavoro a tempo determinato.
Rischio incostituzionalità
Ma il problema per Macron non sono solo i consensi. Bisogna considerare anche l'ostacolo della Corte Costituzionale francese, chiamata ad esaminare le varie parti della riforma a partire da fine mese. E' proprio qui che la "marcia" di Macron si potrebbe arenare, dopo un iter legislativo che si preannuncia senza sorprese: il Parlamento, saldamente in mano al presidente, ha già dato un’approvazione preventiva alla legge e confermerà senza resistenze i decreti che la compongono dopo che saranno ufficialmente approvati dal governo nelle prossime settimane.