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[L’analisi] Intrighi, invidie e favori. “Vi svelo il potere assoluto di Macron”. Tutte le accuse del “Rambo” del presidente

Benalla e la Versailles 2.0 all'Eliseo: l'ex bodyguard di Macron svela gli intrighi e le invidie dietro il sistema di potere: tutto all’Eliseo si basa su quello che ti si può attribuire in termini di vicinanza al capo di Stato. Se ti ha sorriso, se ti ha chiamato per nome... È un fenomeno da corte monarchica”.

Paola Pintusdi Paola Pintus, editorialista   
Macron e Benalla
Macron e Benalla

“L’Eliseo? Come una corte monarchica”. Non si placano le polemiche legate all’affaire Benalla, il bodyguard stretto collaboratore del presidente Macron immortalato in un video mentre il primo maggio a Parigi partecipava alla repressione dei manifestanti  usando un casco della polizia e senza averne alcun titolo. Dopo che il quotidiano Le Monde aveva svelato la sua identità, a giugno, Benalla era stato sospeso per 15 giorni dalle sue  mansioni, ed infine licenziato in un crescendo di imbarazzo da parte degli uffici presidenziali. Ora, mentre ancora la procura indaga per “violenza commessa da una persona incaricata di una missione di servizio pubblico”e“usurpazione delle funzioni” delle forze di polizia” Alexandre Benalla offre la sua versione in una lunga intervista sempre a Le Monde. E rivela uno spaccato inquietante sulle logiche del potere che governano la vita all’interno del palazzo presidenziale.

Un mondo fatto di intrighi, invidie e favori, dove come proprio nella corte del Re Sole, la vicinanza al premier o anche solo “un suo cenno di sorriso” possono assicurare una ascesa rapida e posizioni di prestigio. Proprio come capitato al giovane Benalla, a soli 25 anni ritrovatosi a dirigere prima la sicurezza del candidato Macron, poi tutta la complessa macchina degli eventi dell’Eliseo. Un ruolo che gli ha garantito-saltando a piè pari la solita gavetta- anche il titolo di “tenente colonnello”, oltre ad una serie di benefit quali l’auto di servizio con chauffeur ed un prestigioso appartamento a due passi dalla Tour Eiffel.  Lui, “Rambo”, si difende così: “Hanno cercato di farmi fuori, cogliendo l’opportunità di colpire il Presidente attraverso di me. C’è un sacco di gente che ora si frega le mani convinta di essersi sbarazzata di me, dicono che sono finito”.

Per Benalla dunque, c’era una precisa volontà di colpire il capo dell’Eliseo, e per farlo non c’è stato nulla di più semplice che danneggiare la reputazione del giovane rampante bodyguard presidenziale. Ma non basta, perché Benalla descrive ad un certo punto le logiche che sovraintendono alla vita fra i corridoi del palazzo presidenziale. E di colpo sembra di essere catapultati con la macchina del tempo nelle sale di Versailles.

Quando il giornalista di Le Monde gli fa notare le caratteristiche della sua fulminante carriera –giovanissimo, si ritrova a dare ordini a poliziotti pieni di esperienza- lui risponde: “In realtà, tutto all’Eliseo si basa su quello che ti si può attribuire in termini di vicinanza al capo di Stato. Se ti ha sorriso, se ti ha chiamato per nome, etc... È un fenomeno da corte monarchica”.  Un fenomeno non del tutto nuovo, per la verità: quasi piuttosto una prassi, dalle parti dell’Eliseo, a prescindere da chi sieda al suo vertice. Ma Macron aveva promesso di modificare l’andazzo, di aprire porte e finestre del palazzo presidenziale, di portare una ventata di trasparenza e di efficienza in tutti gli ambiti della gestione istituzionale, compresi quelli apicali. 

Intanto il Presidente, in visita nei Pirenei, risponde ai giornalisti cercando di ridimensionare il caso Benalla: “E’ stato sanzionato immediatamente dai suoi superiori. Non c’è niente di nascosto”.  Macron parla di tempesta in un bicchier d’acqua e per la prima volta attacca i media che “hanno detto un sacco di sciocchezze” : dice che “questa vicenda non interessa a nessuno”, quando invece i francesi sono incollati a tv e social media per seguire i lavori delle commissioni d’inchiesta parlamentari. L’eclissi di luna del presidente francese, iniziata a primavera con l’ondata di scioperi e di proteste contro le riforme, sembra destinata a durare ancora. 

 

Paola Pintusdi Paola Pintus, editorialista   
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