Liberata l’attivista italiana Valentina Cirelli arrestata in Guinea Bissau
Dopo l’arresto del 19 aprile è stata rilasciata grazie anche all'intervento della Farnesina

È stata rilasciata Valentina Cirelli, l'attivista ambientale italiana arrestata lo scorso 19 aprile in Guinea Bissau. La donna era stata fermata con l'accusa di aver preso parte a manifestazioni culminate in atti vandalici contro una società cinese, titolare di una concessione per lo sfruttamento minerario del suolo. La notizia della liberazione è giunta dopo giorni di trattative diplomatiche e di pressione internazionale, sostenuta dall’intervento della Farnesina, che si è attivata tramite l’ambasciata italiana a Dakar.
L’impegno di Valentina Cirelli per l’ambiente
Valentina Cirelli è nota in Guinea Bissau per il suo impegno nella tutela ambientale. Presidente dell'associazione Tchon Tchomano, ha lavorato per promuovere uno sviluppo sostenibile nella regione. È anche proprietaria dell'hotel Kassumayaku, situato nella località balneare di Varela, una zona conosciuta per la sua natura incontaminata e meta di ecoturismo.
Proprio nella difesa di questi territori, Cirelli si è trovata coinvolta in proteste contro le attività estrattive condotte da imprese straniere, accusate di danneggiare il fragile equilibrio naturale dell'area.
Le accuse e l'arresto del 19 aprile
Secondo le autorità locali, Cirelli sarebbe stata coinvolta in manifestazioni sfociate in atti di vandalismo contro una società cinese che opera nella regione su concessione ufficiale. Nonostante la delicatezza del caso, la Farnesina ha chiesto fin da subito il rispetto dei diritti fondamentali della cittadina italiana, monitorando attentamente le condizioni della sua detenzione.
Il ruolo della Farnesina e della diplomazia italiana
Grazie al lavoro congiunto della Farnesina e dell'ambasciata italiana a Dakar, è stato possibile garantire il rispetto delle procedure legali e favorire il rilascio di Valentina Cirelli. "Abbiamo chiesto con forza il rispetto dei suoi diritti umani e giuridici", sottolineano fonti diplomatiche italiane.
La vicenda ha riacceso l'attenzione sulla necessità di una tutela più forte per gli attivisti impegnati nella difesa dell’ambiente, soprattutto in contesti internazionali complessi.