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[L’analisi] I sovranisti europei verso la bancarotta. La Le Pen come Salvini, travolta dai guai grida al complotto

Marie Le Pen grida all’”assassinio politico” del suo partito. Il suo partito rischia di chiudere i battenti in due mesi, per l’impossibilità di far fronte ai costi della sede ed agli stipendi dei dipendenti

Paola Pintusdi Paola Pintus, editorialista   
La leader della destra francese, Marine Le Pen
La leader della destra francese, Marine Le Pen

Uno strano destino sembra legare i due campioni del sovranismo europeo, Marine Le Pen e Matteo Salvini. Non si tratta solo del comune sentire politico, che li ha visti procedere in parallelo sia fra i banchi del Parlamento di Bruxelles che sulle rispettive scene nazionali.  Ad accomunare l’ex Lega Nord ed il “Ressemblement National”  sorto dalle ceneri del vecchio Front National di Jean Marie Le Pen sono in questi giorni anche i guai giudiziari che rischiano di compromettere le finanze e la stessa sopravvivenza dei due partiti. Se la Lega infatti è alle prese con la sentenza della Cassazione, che autorizza l’ordine di sequestro per 49 milioni di euro da rintracciare nei conti bancari  della vecchia Lega Nord, da qualche parte all’estero, dall’altro lato delle Alpi RN deve vedersela con i giudici della Corte d’Appello di Parigi, che hanno deciso di rinviare a settembre la decisione sul decongelamento di 2 milioni di euro di rimborsi pubblici bloccati a inizio luglio dall’ inchiesta sugli incarichi fittizi all’Europarlamento dell’ex FN. Marie Le Pen aveva gridato allora all’”assassinio politico” del suo partito, avvertendo che in quel modo avrebbe chiuso i battenti in due mesi, per l’impossibilità di far fronte ai costi della sede ed agli stipendi dei dipendenti. 

Quei rimborsi bloccati

Era dunque attesissima la riunione a porte chiuse dei giudici  ai primi di agosto che avrebbe dovuto esaminare l’appello presentato da RN. Invece a sorpresa è arrivato il rinvio, che complica ulteriormente le cose per la formazione della Le Pen.  La cifra bloccata infatti è importante, ma è solo l’anticipo dei 4,5  milioni di rimborsi che spetterebbero al Ressemlement National  in base ai risultati delle ultime elezioni, ovvero un terzo del bilancio complessivo del partito. Ma la decisione sullo sblocco delle somme, indispensabili alla sopravvivenza finanziaria dei sovranisti d’oltralpe, non è arrivata nei tempi previsti, e la raccolta fondi lanciata nel frattempo per correre ai ripari ha avuto molto meno successo di quanto si pensasse: appena 500 mila euro, sufficienti per allungare l’operatività ancora per qualche settimana, non certo per mesi.

Tesseramenti a picco

Infine c’è il tasto dolente dei tesseramenti, altra voce importante per il partito: normalmente coprono il 15% del bilancio, ma da un anno, dopo la dèbacle del ballottaggio contro Macron per le presidenziali, hanno registrato una flessione del 60% : da 86 mila acirca 31 mila.  E non è detto che basti fra un mese invocare il “fumus persecutionis” per rovesciare l’orientamento dei giudici francesi. Il rischio concreto è quello del fallimento. In una situazione diversa sembra trovarsi invece Salvini, che ostenta sicurezza e dice “Stanno cercando di metterci fuori legge, ma non ci stanno riuscendo. Buon lavoro ai giudici ed agli avvocati, chi parla di soldi rubati viene querelato” Ed ancora: “Se ci sono fatti di dieci anni fa - ha aggiunto - si pensi a quelli che c'erano dieci anni fa; i milioni di italiani che col 2 per mille danno un contributo al nostro partito non c'entrano”.

Paola Pintusdi Paola Pintus, editorialista   
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