Justin Trudeau si dimette dopo 15 anni di leadership. La provocazione di Trump: "Il Canada diventi uno Stato USA"
Due donne in corsa per la successione. Il futuro politico del Canada in bilico
Justin Trudeau ha annunciato le sue dimissioni come leader del Partito Liberale e primo ministro del Canada, chiudendo un capitolo lungo 15 anni di leadership e quasi un decennio alla guida del governo. Trudeau ha dichiarato che rimarrà in carica fino a quando il partito non sceglierà un nuovo leader, cercando di evitare elezioni anticipate in un momento di crisi politica e sociale. La notizia ha rapidamente fatto il giro del mondo, suscitando reazioni non solo in Canada, ma anche negli Stati Uniti, dove il presidente eletto Donald Trump ha colto l’occasione per avanzare una proposta provocatoria: far diventare il Canada il 51° Stato degli Stati Uniti.
La provocazione di Trump: "Il Canada diventi uno Stato USA"
In un post su Truth Social, Trump ha dichiarato: “Molte persone in Canada amerebbero essere il 51° Stato. Gli USA non possono più subire il massiccio deficit commerciale e i sussidi di cui il Canada ha bisogno per restare a galla. Trudeau lo sapeva e si è dimesso”. Trump ha inoltre aggiunto che, se il Canada si unisse agli Stati Uniti, si potrebbe eliminare il problema delle tariffe, ridurre le tasse e garantire maggiore sicurezza contro le minacce di Russia e Cina: “Insieme, che grande Nazione saremmo!”
Le ragioni dietro le dimissioni
L’annuncio arriva in un contesto di difficoltà crescenti per il governo di minoranza liberale. Tra le cause principali:
- Perdita del sostegno politico: L’uscita del New Democratic Party (NDP) dalla coalizione ha reso il governo vulnerabile a una mozione di sfiducia, già preannunciata alla Camera bassa
- Crisi interna al partito: Trudeau ha ammesso che le battaglie interne al Partito Liberale hanno influenzato la sua decisione. “Se devo combattere battaglie interne al partito, non posso essere la migliore opzione per le prossime elezioni”, ha dichiarato
- Calo di popolarità: Negli ultimi mesi, Trudeau ha subito un drastico crollo nei sondaggi, complice l’aumento del costo della vita, la carenza di alloggi a prezzi accessibili e il deterioramento dei servizi pubblici
Trudeau: “Sono un combattente, ma agisco per il bene del Paese”
Durante l’affollata conferenza stampa, Trudeau ha ribadito il suo impegno per il bene del Canada:
“Sono un combattente. Ogni osso del mio corpo mi ha sempre detto di combattere perché tengo molto ai canadesi. Tengo molto a questo Paese e sarò sempre motivato da ciò che è nel suo migliore interesse”. L’ex premier ha anche sottolineato che, nonostante il suo forte desiderio di guidare il Paese, il momento richiede una leadership nuova e unitaria per affrontare le sfide politiche ed economiche.
Due donne in corsa per la successione
Con Trudeau in uscita, si aprono le porte per un nuovo leader alla guida del Partito Liberale. Tra i nomi più accreditati ci sono due donne di spicco:
- Melanie Joly, ministra degli Esteri, che ha guadagnato consensi per la sua gestione diplomatica e il suo impegno per i diritti umani
- Chrystia Freeland, ex ministra delle Finanze, che ha lasciato il governo a dicembre criticando apertamente Trudeau e la sua gestione delle politiche economiche
Questa transizione rappresenta un’opportunità per il partito di rinnovarsi e prepararsi alle elezioni generali previste per ottobre.
Una crisi politica in un momento cruciale
Le dimissioni di Trudeau arrivano in un momento delicato per il Canada, che quest’anno detiene la presidenza di turno del G7. Il vertice dei leader delle principali economie mondiali si terrà a giugno nella provincia di Alberta, e il governo liberale spera di presentarsi con una leadership stabile per rafforzare la propria posizione internazionale.
Il difficile rapporto con Donald Trump
La figura di Trudeau non è stata immune alle critiche, sia interne che esterne. Negli ultimi anni, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha più volte deriso Trudeau, chiamandolo ironicamente “governatore,” alludendo a una presunta dipendenza politica del Canada dagli Stati Uniti. Questo atteggiamento, unito alle tensioni commerciali con gli USA durante la presidenza Trump, ha ulteriormente complicato la posizione politica di Trudeau, già sotto pressione per gestire le crisi economiche e sociali interne.
Parlamento sospeso fino a marzo: una mossa strategica
Trudeau ha annunciato che i lavori parlamentari saranno sospesi fino al 24 marzo 2025. Questa pausa consentirà al Partito Liberale di concentrarsi sulla scelta del nuovo leader senza il rischio di affrontare una mozione di sfiducia immediata o elezioni anticipate. Secondo fonti interne, questa decisione è stata presa per garantire un passaggio di consegne ordinato e per rafforzare la coesione del partito, ormai frammentato da lotte interne.