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Biden annuncia la tregua in Libano. Netanyahu: ma se Hezbollah si riarmerà noi attaccheremo

Il leader israeliano in un discorso alla nazione ha spiegato che la durata dell'accordo dipenderà da ciò che succederà sul terreno

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Biden annuncia la tregua in Libano. Netanyahu: ma se Hezbollah si riarmerà noi attaccheremo

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha annunciato lo stop alle ostilità tra Israele ed Hezbollah. "Ho parlato con il premier israeliano e con quello del Libano e posso annunciare la tregua" ha detto il leader americano alla Casa Bianca. L'annuncio era atteso perché già in serata era stato anticipato da Benjamin Netanyahu in un discorso alla nazione. "Stasera porto al gabinetto un accordo di tregua ma manteniamo la libertà militare completa in Libano. Quanto durerà il cessate il fuoco dipende da cosa succederà sul terreno. Se Hezbollah si riarmerà, noi attaccheremo" ha spiegato Netanyahu ai suoi concittadini sottolineando tuttavia che "Hezbollah non è più quello di prima" perché  è stato "riportato indietro di decenni". 

Tregua approvata a larga maggioranza 

Qualche ora dopo l'annuncio di Netanyahu alla nazione il gabinetto di politica e sicurezza israeliano ha approvato la proposta degli Stati Uniti per un cessate il fuoco in Libano, con una maggioranza di 10 ministri contro un avversario. "Israele apprezza il contributo degli Stati Uniti in questo processo e mantiene il diritto di agire contro qualsiasi minaccia alla sua sicurezza" si legge in una nota ufficiale. 

Hezbollah, "non è una resa, dobbiamo rifiatare"

La vulgata interna al partito descrive l'accordo come "una pausa tattica", necessaria per riorganizzare le forze e affrontare le prossime sfide, senza mai abbandonare la lotta contro quello che considera "il nemico sionista". Fonti vicine al partito armato libanese a Beirut affermano che, sebbene il ritiro dei combattenti a nord del fiume Litani possa essere interpretato come una concessione tattica, questo è in realtà un "adattamento temporaneo" al contesto attuale, "necessario per proteggere i civili" e preservare l'integrità del suo arsenale. La bozza di accordo con Israele non include infatti il disarmo di Hezbollah, come era invece previsto dalla risoluzione 1701 del 2006, basata, in parte, sulla risoluzione 1559 del 2004. Le fonti ammettono che il partito abbia dovuto cedere su un pilastro della sua strategia, valida almeno fino all'uccisione da parte di Israele del suo leader Hassan Nasrallah lo scorso settembre: ovvero la firma di un'intesa bilaterale con Israele, rompendo la narrativa del "fronte comune" con Hamas.

I dettagli della tregua

L'accordo prevede che l'esercito di Beirut entri nel sud del Libano per un periodo di 60 giorni, mentre l'Idf si ritira. Il coordinamento con la parte libanese avverrà attraverso l'ufficio del capo del Comando Centrale degli Stati Uniti, il generale Michael E. Kurilla. L'organo di coordinamento includerà la Francia, il cui coinvolgimento è stato voluto da Washington e Beirut. Secondo la fonte, Israele si sarebbe convinto ad accettare il coordinamento di Parigi solo dopo che la Francia ha indicato di non voler procedere all'applicazione della sentenza della Corte penale internazionale sull'arresto di Netanyahu.

L'Idf potrà agire non solo nel caso di attacchi a Israele, ma anche contro i tentativi di Hezbollah di accrescere la propria potenza militare. È una “guerra tra le guerre” in Libano, ha spiegato la fonte, facendo riferimento agli sforzi fatti da Israele per impedire che le armi iraniane raggiungessero i proxy attraverso attacchi aerei e operazioni di intelligence, principalmente in Siria.

Tajani, orgogliosi di aver contributo a tregua in Libano

"Bene, in chiusura del G7 Esteri, la notizia del cessate il fuoco in Libano. Orgogliosi di aver dato un contributo determinante a questo importante risultato per la pace in Medio Oriente". Lo scrive su X il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, precisando inoltre di essere "onorato di aver presieduto quattro riunioni del G7. L'Italia torna protagonista della politica internazionale ricevendo assoluto riconoscimento dai suoi alleati. Continueremo a lavorare per rafforzare la stabilità nel mondo".

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